Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  28 novembre 2017

Denaro, moneta, salario... categorie transitorie

La teleconferenza di martedì sera, presenti 15 compagni, è iniziata con un accenno alla lettera di Papa Francesco ai partecipanti alla conferenza internazionale "Dalla Populorum progressio alla Laudato si", rivolta in particolare alle forze sindacali.

Nel messaggio il Pontefice, dopo la glorificazione del lavoro (che "non può essere considerato come una merce né un mero strumento nella catena produttiva di beni e servizi, ma, essendo basilare per lo sviluppo, ha la priorità rispetto a qualunque altro fattore di produzione, compreso il capitale"), ricorda che la persona "non è solo lavoro; ci sono altre necessità umane che dobbiamo coltivare e considerare, come la famiglia, gli amici e il riposo". Le forze sociali sono quindi sollecitate a non ignorare "il resto dei poveri, emarginati ed esclusi dal sistema", sindacati e movimenti dei lavoratori devono "essere esperti in solidarietà".

Non saranno gli appelli del Santo Padre o quelli dei sindacalisti a fermare l'aumento delle diseguaglianze sociali. La legge della miseria crescente è la legge assoluta dell'accumulazione capitalistica e sarà la polarizzazione economica a spingere i proletari a spezzare gli attuali schemi corporativi - mandando a quel paese preti e sindacalisti - e a ritrovare la forza nell'organizzazione immediata territoriale.

Si è poi passati a commentare lo sciopero dello scorso 24 novembre nell'hub piacentino di Amazon.

La protesta, organizzata da Cgil, Cisl e Uil per il giorno del Black Friday e la prima ad interessare un magazzino dell'azienda in Italia, ha visto una partecipazione non troppo numerosa dei lavoratori, e soprattutto di quelli precari - i più facilmente ricattabili - che nei periodi di picco rappresentano una nutrita componente della forza lavoro impiegata. Inoltre durante la mobilitazione non sono stati organizzati picchetti davanti ai cancelli (i confederali non hanno mostrato l'intenzione di fermare il via vai di merci tantomeno di persone), ma solo un semplice sit-in. Dopo lo sciopero, l'incontro che i sindacati erano riusciti a strappare per il 27 novembre è stato rinviato da Amazon al 18 gennaio, con il periodo natalizio alla spalle. Di contro Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un tavolo delle trattative entro il 6 dicembre, minacciando nuove iniziative proprio durante le feste.

Al solito, se il punto di partenza è la trattativa, il punto di arrivo diventa lo sciopero. Tutto il contrario di come dovrebbe essere. Per questi sindacati lo sciopero non è più un'arma di lotta per raggiungere un risultato, una vittoria nello scontro, ma un espediente, un mezzo di pressione per sostenere la trattativa in corso.

Nella giornata del Black Friday altri scioperi hanno coinvolto gli hub di Amazon: importanti centri di smistamento merci sono stati chiusi in Germania, nelle città di Bad Hersfeld, Lipsia, Rheinberg, Werne, Creuser e Koblenz. Per seguire le lotte nei magazzini è nata un'apposita piattaforma di coordinamento, "Make Amazon Pay", mentre centinaia di manifestanti hanno sfilato per le vie di Berlino e Lipsia; tra questi un gruppo di lavoratori polacchi del magazzino Amazon di Poznań, in contatto da tempo con i colleghi tedeschi. Angelo Mincuzzi, sul Sole24Ore, riguardo alle proteste in Germania e Italia scrive che si è trattato del primo sciopero sincronizzato ai danni della web company, sottolineando come "la sincronia delle due astensioni dal lavoro non può non colpire."

Da segnalare che nella stessa data anche i rider del food delivery di Torino, Bologna, Milano, ma pure di Brighton e Bruxelles, hanno incrociato le braccia.

Il futuro realizza importanti saggi di organizzazione anti-capitalista, per ora a macchia di leopardo (scioperi improvvisi, flash mob, assemblee, ecc.) ma in tendenza sempre più interconnessi. D'altronde, tutti si rendono conto che è impossibile incidere su colossi aziendali come Amazon scioperando in un singolo magazzino per volta. Lo abbiamo visto negli Stati Uniti con la lotta dei lavoratori dei fast food, i quali hanno capito immediatamente che per colpire efficacemente McDonald's bisognava organizzare delle iniziative di sciopero su scala internazionale (#FastFoodGlobal).

Un compagno ha poi letto alcuni passi dall'articolo "Amazon non è più sola e con Walmart prepara così il futuro dello shopping", in cui viene analizzata la situazione di duopolio delle due aziende americane nel settore dello shopping globale. Amazon ha recentemente acquisito la catena di supermercati Whole Foods per 13,7 miliardi di dollari, mentre Walmart ha acquistato l'azienda di abbigliamento maschile Bonobos per 310 milioni e, l'anno scorso, Jet.com, un'azienda di e-commerce in forte espansione. Secondo un'indagine riportata nel testo, il binomio Amazon-Whole Foods sarebbe "il primo caso di una nuova razza di rivenditori cyber-fisici"; la priorità del colosso creato da Jeff Bezos non è tanto quella di spingere sull'aumento dei volumi di vendita, quanto l'acquisizione di dati sui clienti.

Abbiamo parlato anche della crescita vertiginosa del Bitcoin, il cui valore da inizio anno è cresciuto del 900% (ad oggi sfiora i 10 mila dollari). La moneta digitale capitalizza ormai più di Walt Disney e McDonald's, aziende con sedi fisiche e dipendenti, e, vista l'impennata, la borsa di Chicago ha annunciato per dicembre l'emissione di futures.

Attualmente le criptovalute in circolazione sono circa 1328, la cui capitalizzazione è passata, in un anno, da 14 a 264 miliardi di dollari, con una crescita del 1886%. Si tratta di un segnale della difficoltà che il capitale incontra a valorizzarsi e del maturare di una bolla di notevole entità. Il Bitcoin non è una moneta "normale", garantita da uno Stato, ma è legata ad una programmazione, ad un sistema di generazione sorretto da una rete peer to peer (blockchain). Quando tutti i 21 milioni di bitcoin previsti saranno stati emessi, il sistema si plafonerà; nel frattempo il valore della bitmoneta non potrà che crescere, almeno finché ci sarà fiducia in essa. Altre piattaforme, per esempio Ethereum, rappresentano un'ulteriore evoluzione in quanto consentono di creare contratti intelligenti che possono essere descritti come denaro digitale programmabile.

Il Bitcoin è un tentativo del Capitale di superare sé stesso? Si tratta di semplice speculazione? Guardiamo al rapporto tra macchina e uomo: oggi c'è una sproporzione enorme tra la quantità di lavoro morto esistente e la possibilità di rivitalizzarlo tramite lavoro vivo. Il capitale in eccesso, che fatica a valorizzarsi nella cosiddetta economia reale, è alla disperata ricerca di luoghi dove rifugiarsi.

Ci troviamo nella terra di confine tra capitalismo in coma e società futura ed è normale imbattersi in tracce di futuro, elementi di negazione del capitalismo all'interno del capitalismo stesso. Questo vale per il commercio, dove migliaia di piccoli negozi chiudono di fronte al giganteggiare di colossi della grande distribuzione come Amazon e Walmart, e vale anche per il settore monetario, dove le monete stanno diventando "intelligenti". Alcuni fanno notare che l'enorme potenza di calcolo necessaria a produrre i bitcoin potrebbe essere utilizzata per altri scopi; le decine di migliaia di computer impegnate nel risolvere problemi matematici per produrre nuove emissioni potrebbero lavorare, in parallelo, per obiettivi utili alla nostra specie. Da "Uno spettro si aggira per la Rete" (n+1, n. 25):

"La tesi che vogliamo sostenere è che gli attuali rapporti di produzione stanno realizzando concretamente quelli che sembravano solo potenziali anticipati. Ovviamente solo la società futura potrà dispiegare queste anticipazioni, ma il partito rivoluzionario dovrà tenerne conto assai prima della rottura rivoluzionaria. La tecnologia in sé non vuol dire nulla, quello che conta è lo sconvolgimento delle vecchie concezioni politiche di partito, perché il 'movimento reale' impone quella di partito-comunità umana, la Gemeinwesen del futuro che dovrà operare già nel presente."

Il comunismo in divenire produce importanti "capitolazioni ideologiche". Nel libro Quando le cose iniziano a pensare di Neil Gershenfeld, si afferma che viviamo in un mondo in cui macchine intelligenti gestiscono cose stupide come il denaro. Questo dualismo non potrà durare a lungo. La dissoluzione delle vecchie forme sociali avviene quando queste vengono rovesciate dal miglior rendimento delle nuove (Proprietà e Capitale) e un modo di produzione può definirsi superato quando non regge più il confronto oggettivo, materiale, con quello nuovo.

Il fatto che la moneta stia diventando altra cosa rispetto alle sue origini è un fatto inedito nella storia del capitalismo e sarà uno dei temi che approfondiremo nel prossimo incontro redazionale (1-2-3 dicembre 2017, Torino).

Articoli correlati (da tag)

  • Il picco cinese

    La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono connessi 14 compagni, è iniziata con la presentazione della riunione pubblica che si terrà il prossimo 27 maggio a Roma sul tema della guerra. Abbiamo ribadito che per capire cosa sta succedendo nel mondo bisogna proiettarsi nel futuro (n+1), e di lì guardare al presente (n). Se le guerre passate si sono caratterizzate per il fatto che la potenza vincitrice è riuscita ad imporre un nuovo ordine mondiale, quella odierna indica una situazione di ingovernabilità generale ed è il prodotto di una situazione che alla fine non avrà vincitori in ambito capitalistico.

    The Economist, uno dei settimanali che prendiamo come punto di riferimento del mondo borghese, scrive che "la potenza cinese sta per raggiungere il picco", rifacendosi alle analisi dei due politologi americani Hal Brands e Michael Beckley ("Is Chinese power about to peak?"), secondo i quali l'ascesa della Cina si sta già arrestando. Da quando il paese ha iniziato ad aprirsi e riformare l'economia, nel 1978, il suo PIL è cresciuto in media di un 9% all'anno, e ciò ha permesso un relativo miglioramento delle condizioni di vita per milioni di cinesi. Pechino ha bruciato le tappe facendo in 40 anni quello che l'Occidente ha compiuto in qualche secolo. Negli ultimi decenni la crescita economica della Cina, e in generale dell'Asia, (il paese conta un quinto della popolazione mondiale) ha rappresentato una boccata d'ossigeno per il capitalismo, che dagli anni '70 mostra segni di cedimento in Occidente. Ma ora il gigante asiatico sta avendo qualche problema perché l'attuale modo di produzione è diventato senile ad Ovest come ad Est. Se da una parte si sta arrivando alla parità economica tra USA e Cina, dall'altra sappiamo che non ci potrà essere un nuovo paese alla guida del capitalismo e la serie storica non potrà che interrompersi ("Accumulazione e serie storica"). Le motivazioni del declino cinese sono di varia natura, una di questa è la situazione demografica: le Nazioni Unite stimano che entro la metà del secolo la popolazione lavorativa potrebbe diminuire di oltre un quarto, con la crescita del numero degli anziani. L'economista Nouriel Roubini, nel saggio La grande catastrofe, analizzando quella che definisce la bomba a orologeria demografica, scrive:

  • Esperimenti di riduzione dell'orario di lavoro

    La teleriunione di martedì 6 dicembre, presenti 18 compagni, è iniziata commentando alcune notizie riguardanti la riduzione della settimana lavorativa.

    In Gran Bretagna, dall'inizio di giugno, si è svolto un esperimento sulla riduzione dell'orario di lavoro a trentadue ore su quattro giorni a settimana, mantenendo invariato il salario dei lavoratori. Le aziende interessate sono state circa 70 per un totale di circa 3.300 dipendenti coinvolti. La prova, monitorata da un gruppo di ricercatori indipendenti facenti capo a istituti di ricerca sociale ed economica delle università di Oxford e Cambridge, si è conclusa verso la fine di novembre con risultati positivi, e molte imprese hanno deciso di mantenere questo tipo di organizzazione oraria.

    Nel mondo sono in corso diversi esperimenti simili. Numerose aziende, anche molto grandi, soprattutto del settore dei servizi, hanno introdotto o stanno preventivando una riduzione degli orari. In Italia, Lavazza sta testando la settimana lavorativa di quattro giorni. Si tratta di una tendenza generale dettata dallo sviluppo tecnologico, con cui tutti devono fare i conti; il processo ha subito un'accelerazione con la pandemia. La riduzione dell'orario di lavoro e il salario ai disoccupati, rivendicazioni storiche del movimento proletario, sono prese in considerazione dallo stesso capitalismo. Nel dibattito politico italiano imperversa la polemica tra sostenitori e abrogatori del reddito di cittadinanza, ma resta il fatto che a livello mondiale milioni di persone vivono da anni grazie a svariate forme di sussidi statali.

  • Un proletariato che non smette di lottare

    La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 17 compagni, è iniziata commentando le recenti manifestazioni in Iran, dove è in corso una grave crisi idrica.

    Ad Isfahan, nel centro del paese, migliaia di persone sono scese in strada e si sono scontrate violentemente con la polizia. Per evitare il diffondersi delle manifestazioni le autorità iraniane hanno subito interrotto Internet, anche nelle regioni circostanti. L'ondata di rivolte è iniziata la scorsa estate quando 60.000 lavoratori del settore petrolifero hanno incrociato le braccia per chiedere migliori salari, causando blocchi in più di 100 raffinerie. Nel 2019 le rivolte contro il carovita hanno portato a centinaia, se non migliaia, di morti, esecuzioni sommarie e arresti di massa da parte della polizia, e ad attacchi a decine di basi militari da parte dei manifestanti. La potenzialità di lotta del proletariato iraniano è fuori discussione. Nell'area, anche il Libano è scosso da manifestazioni e proteste: nel paese dei cedri, ormai fallito, la situazione economica, sociale e sanitaria è catastrofica: mancano elettricità, beni di prima necessità, gas e benzina. Si tratta di un chiaro esempio di cosa significhi il collasso di uno stato.

Rivista n°52, dicembre 2022

copertina n°52

Editoriale: Niente di nuovo sul fronte orientale

Articoli: La malattia non esiste, parte prima - Un sistema che ingegnerizza sé stesso? - La riduzione dell'orario di lavoro non è più un tabù

Rassegna: L'ennesima conferenza sul clima - Polarizzazione crescente - Pericolose tempeste"

Recensione: Gaia, le macchine autoreplicanti e l'intelligenza collettiva

Doppia direzione: Più "avanzato" Lenin o Bogdanov? - Cooperazione e sostegno

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email