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  • Resoconto teleriunione  28 agosto 2018

Fascismo come realizzatore delle istanze riformiste

La teleriunione di martedì scorso è cominciata con la segnalazione da parte di uno dei compagni collegati (12 in totale) della proliferazione su YouTube di filmati tesi a dimostrare che il crollo del ponte Morandi di Genova non è avvenuto accidentalmente ma sarebbe invece un fatto voluto. Questo genere di video, visualizzati in breve tempo da decine di migliaia di persone, rientra nel fenomeno, già visto in passato in occasione dell'attentato alle Torri Gemelle o, ancor prima, dello sbarco sulla Luna, della diffusione di teorie strampalate solitamente a sostegno di una visione più o meno complottista dell'ordine delle cose.

Il Web è lo specchio della società e quindi in esso non possiamo che trovare tutto quello che esiste nel mondo, compresa la vita senza senso alimentata dal capitalismo. Questa sorta di grande magazzino globale contrasta con l'idea, propria di molti intellettuali, della profondità della cultura accademica. Secondo tale schiera di pensatori, solo esperti o specialisti dovrebbero potersi esprimere su determinati argomenti, mentre il resto dell'umanità dovrebbe limitarsi ad esternare le proprie "opinioni" al bar. Tra questi spicca Umberto Eco che, contraddittoriamente, nel suo "Ur-fascismo" non riesce ad approfondire il tema preso in esame, ma si limita a fornire una lista di caratteristiche estetiche e morali del fascismo (la camicia nera, l'autoritarismo, il culto della tradizione, il culto dell'azione, ecc.), tralasciando l'analisi della società e dei rapporti di produzione che produsse quel tipo di governo. Evidentemente, all'esimio professore era sfuggito che negli anni '20 del '900 tutto il mondo volgeva lo sguardo, avvicinandosi, al fascismo, un movimento internazionale - così come lo definisce la nostra corrente - capace di dar vita a numerose correnti nazionali che discutevano e dibattevano tra loro. Solo per citare alcuni tra i nomi più conosciuti, ricordiamo il tedesco Werner Sombart e il belga Henri de Man, a cui si aggiungono i collegamenti con alcuni esponenti russi sviluppati durante l'importante congresso di Amsterdam del 1931 e i progetti di programmazione economica.

La differenza netta tra fase prefascista, fascista e postfascista è arbitraria, mentre alcuni storici riconoscono una continuità che riguarda gli istituti, le strategie economiche e politiche perpetuate dal Ventennio fino ad oggi. Un capitolo del saggio Lo Stato fascista di Sabino Cassese si intitola appunto "La continuità Stato liberale-Stato fascista-Stato democratico". Giusta la Sinistra Comunista "italiana", possiamo dire che il fascismo ha perso la guerra militarmente ma ha vinto politicamente ed economicamente.

Nel 1932 alla voce Fascismo dell'Enciclopedia Treccani Mussolini scrive che "per il fascista, tutto è nello Stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato. [...] Nè individui fuori dello Stato, nè gruppi (partiti politici, associazioni, sindacati, classi)." Delinea insomma l'inglobamento della "società civile" che da allora ha caratterizzato tutti gli anni a seguire fino ai nostri giorni: partiti, associazioni e sindacati sono tutti integrati nello Stato. In una serie di riunioni tenute a Torino, abbiamo dimostrato che correnti ufficialmente opposte al fascismo in realtà rientrano appieno in quel movimento. Gramsci e l'Ordine Nuovo per esempio. Che sostenevano un'impostazione produttivista, tanto da arrivare ad affermare che "il capitalista si è allontanato dal campo della produzione; il governo dell'industria è caduto in mano di inetti e di irresponsabili; la classe operaia è rimasta sola ad amare il lavoro, ad amare la macchina" ("L'operaio di fabbrica", L'Ordine Nuovo, 21.2.1920). Si pensi inoltre al famoso appello di Togliatti ai "fratelli in camicia nera" del 1936, con cui si palesa il pieno riconoscimento dei nazionalcomunisti nel programma sansepolcrista del 1919 incentrato sui miti della produzione, della nazione e dell'interclassismo. Ne "Il programma fascista", pubblicato su Il Comunista nel 1921, Bordiga nota che Mussolini, per quanto tenti di costruire una nuova teoria in discontinuità rispetto al liberalismo classico, fallisca. Nei primi anni '20 si cercava di far passare il fascismo come qualcosa né di destra né di sinistra, un movimento relativista che si voleva collegare, opportunisticamente, alla famosa teoria di Einstein. Bordiga prende in giro Mussolini e il suo relativismo teorico il quale nasconde in realtà un assolutismo: la difesa armata del capitalismo contro l'avanzamento del "movimento reale":

"Ma la organizzazione che affascia le ultime risorse di lotta della borghesia in un supremo e unitario inquadramento di battaglia segna la raccolta di tutte le forze del passato ancora capaci di coordinarsi, non su un programma da offrire alla storia di domani (ché questo programma una corrente borghese non può trovare, e nemmeno il fascismo), ma sulla istintiva decisione di combattere contro le realizzazioni offensive del programma rivoluzionario."

Al tempo del fascismo mussoliniano esisteva ancora un controllo relativo dello Stato sul Capitale; ora, dato che quest'ultimo si è autonomizzato al massimo ed è andato out of control, l'unica forma possibile di comando potrebbe essere un governo unico mondiale: un super-imperialismo, ma impossibile da realizzare restando all'interno del capitalismo ovvero delle dinamiche concorrenziali tra aziende e tra borghesie nazionali.

Nel trading finanziario robotizzato il 60% dei traffici avviene grazie a computer ed algoritmi, e dorsali oceaniche di cavi vengono costruite per ridurre di qualche centesimo di secondo la velocità di comunicazione tra le banche e tra le due piazze finanziarie globali di Londra e New York. Al contempo Apple, Microsoft, Facebook, Alphabet e Amazon capitalizzano insieme in Borsa 4000 miliardi di dollari, e se fossero una nazione sarebbero la quinta più ricca al mondo. I moderni rapporti sociali stridono sempre più rumorosamente al confronto di un mondo che preme forte per liberarsi: l'involucro corrisponde sempre meno al suo contenuto. Nel suo risvolto storico il fascismo è riuscito a contenere in qualche modo il "movimento reale", ma ad un certo punto dovrà soccombere, perché i traffici, i rapporti e gli scambi attuali sono mine pronte a farlo esplodere. Lo Stato collasserà, ma non lasciando gradualmente la scena, al contrario armandosi di apparati repressivi e ideologici sempre più vasti, la cui dimensione causerà la perdita di controllo degli stessi.

Quando si parla di Stato non si può fare a meno di citare Hegel. La Germania della sua epoca era un paese composto da quasi una quarantina di staterelli dove regnava il feudalesimo e la servitù della gleba, mentre in Francia la rivoluzione aveva messo sulla scena una borghesia atea, materialistica, portatrice di un'ideologia che aveva come fondamento l'industria. Se nell'Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri veniva affrontata una grandissima varietà di temi e concetti, dal ruolo rivoluzionario dell'industria al materialismo onnicomprensivo, dal territorio tedesco giungevano invece elucubrazioni sulla fenomenologia dello spirito, ed infatti Marx, nel 1844, afferma che il futuro della Germania è da intravedere nella Francia del 1789 (Per la critica della filosofia del diritto di Hegel). Insomma, la Germania era indietro di almeno due rivoluzioni, e tale arretratezza la costrinse a produrre la teoria della rivoluzione più avanzata di tutte rifiutando in toto l'ideologia tedesca. Ma alla morte di Marx la socialdemocrazia teutonica imporrà il dogma secondo cui il rivoluzionario di Treviri fu allievo di Hegel: un enorme falso storico.

In chiusura di teleconferenza, abbiamo commentato l'ultimo report di China Labour bullettin, un articolo sulla situazione economica negli Stati Uniti e alcune news sullo sciopero nelle carceri americane.

China Labour bullettin è un sito in cinese ed inglese dove vengono riportate le lotte e gli scioperi che si sviluppano nel paese asiatico. Secondo l'ultimo bollettino, riguardante il biennio 2015-2017, si è verificata una crescita vertiginosa delle lotte dei precari della gig economy, nel mondo dei servizi, dei trasporti e della logistica. Fino a qualche anno fa si parlava della Cina come della fabbrica del mondo: in pochissimi anni il Dragone ha manifestato evidenti sincronie con l'Occidente (leggi: paese decrepito), anche dal punto di vista dei settori che sono scesi in lotta.

Negli Stati Uniti gli indicatori economici dimostrano che il paese è sull'orlo del baratro: a partire dal 2006, il tasso di crescita del costo del Big Mac (il Big Mac Index è divenuto indice di comparazione fra poteri d'acquisto) è stato più alto del tasso ufficiale, a cui si aggiunge il rallentamento del mercato immobiliare e i record macinati da Wall Street. Una bolla è pronta ad esplodere?

Da segnalare lo sciopero nelle carceri americane (#PrisonStrike2018) iniziato il 21 agosto scorso (e che si protrarrà sino al 9 settembre, la data della rivolta della prigione di Attica nel 1971), coinvolgendo migliaia di prigionieri in 17 stati diversi. Alla base della protesta la richiesta di migliori condizioni di vita e dell'aumento della paga oraria. Gli account di OWS hanno lanciato appelli per il boicottaggio delle grandi aziende che vivono sul lavoro dei detenuti tra cui Starbucks, Verizon, Chevron. Gli Usa hanno il più alto numero di carcerati rispetto alla popolazione: circa 2,5 milioni, 1 ogni 100 abitanti adulti. Il loro "recupero" tramite lavori forzati alimenta il mega business delle prigioni private.

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Rivista n°52, dicembre 2022

copertina n°52

Editoriale: Niente di nuovo sul fronte orientale

Articoli: La malattia non esiste, parte prima - Un sistema che ingegnerizza sé stesso? - La riduzione dell'orario di lavoro non è più un tabù

Rassegna: L'ennesima conferenza sul clima - Polarizzazione crescente - Pericolose tempeste"

Recensione: Gaia, le macchine autoreplicanti e l'intelligenza collettiva

Doppia direzione: Più "avanzato" Lenin o Bogdanov? - Cooperazione e sostegno

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Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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