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  • Resoconto teleriunione  25 giugno 2019

Lavorare con i dati del futuro

La teleconferenza di martedì sera, presenti 12 compagni, è iniziata commentando una news pubblicata sull'Economist in merito alle nuove tipologie di allevamenti di suini in Cina.

I cinesi si avvicinano ad un consumo di proteine che è vicino a quello occidentale e ciò comporta l'aumento degli allevamenti e delle coltivazioni di prodotti proteici per rifornirli di mangime. L'ammontare dei capi di suini registrato in Cina è pari a quello del resto del mondo e nel settore cominciano a farsi sentire i problemi logistici, a partire dalla coltivazione della soia per gli animali fino allo smistamento dei rifiuti organici. La crescita del consumo di carne nel paese è così alta che non basta più ingrandire (orizzontalmente) gli allevamenti, ma vengono costruiti speciali grattacieli per i maiali. Alcuni raggiungono i tredici piani di altezza e sono studiati appositamente per sfruttare al massimo gli spazi. Questo tipo di infrastruttura comporta una variazione dal punto di vista tecnico nell'allevamento, che diventa completamente industrializzato; l'ammasso dei maiali eleva il rischio epidemie e perciò ogni livello è tenuto separato, con aria riciclata e una gestione autonoma dei rifiuti. Se i cinesi leggessero i giornali o utilizzassero la carta igienica alla occidentale, non basterebbero tutte le foreste del pianeta. E lo stesso discorso vale per le automobili.

Il sistema borghese è fuori controllo: se cresce la miseria aumenta il caos sociale, ma anche se aumentano i consumi, e quindi gli investimenti (produttivi), cresce la disoccupazione (tecnologica).

Il capitalismo ha una freccia del tempo: il mondo è finito e un certo livello di consumi non è sostenibile. La Cina ha un problema enorme di inquinamento. L'Africa, dove Pechino fa investimenti mirati anche nel settore agricolo, ha bruciato tutte le tappe con la costruzione di immense città fantasma. L'Occidente è a crescita zero. Aurelio Peccei, nei suoi studi collegati a quelli del Club di Roma, affermava che non ci troviamo di fronte a problemi particolari che si possono risolvere uno alla volta, ma di fronte ad una problematica globale, la quale si può affrontare solo adottando una logica di tale livello. Per Peccei l'unico elemento in grado di gestire un sistema così complesso sarebbe un governo mondiale. Dal nostro punto di vista, che non è certo quello di un borghese illuminato, per uscire da questa situazione la specie dovrà darsi non un partito/governo tra i tanti, ma un organismo-comunità che sappia mettere in pratica un metabolismo sociale.

La nostra corrente afferma in più occasioni che l'attivismo è mero esistenzialismo, e che coloro che si basano sul presente, senza indagare il futuro, si basano sul nulla, dato che il presente non esiste. Alcuni ci accusano di essere scientisti: evidentemente, come esiste il cretinismo parlamentare, esiste anche quello extraparlamentare. Per questi "comunisti" l'applicazione della scienza a tutti gli aspetti dell'attività umana sarebbe indebita, perché alcune cose dell'uomo, come la psicologia e la politica, non sarebbero analizzabili con il metodo scientifico. Non hanno proprio capito Engels quando diceva che il socialismo marcia dall'utopia alla scienza. In "Utopia, Scienza, Azione", ultimo capitolo di Proprietà e capitale (1948), si dice che scattando una fotografia della realtà si coglie l'attimo, ma con una serie di fotografie riusciamo a cogliere una dinamica e quindi a fare storia. Utopia è la proposta di un modello di società ideale da realizzare. Scienza è il passaggio dall'utopia al progetto. L'azione è possibile perché avendo compreso la dinamica ieri-oggi-domani si agisce difendendo la linea del futuro di specie:

"Per conseguenza il problema della prassi del partito non è di sapere il futuro, che sarebbe poco, né di volere il futuro, che sarebbe troppo, ma di 'conservare la linea del futuro della propria classe'. È chiaro che se il movimento non la sa studiare, indagare e conoscere, neppure sarà in grado di conservarla. Non meno chiaro è che se il movimento non sa distinguere tra la volontà delle classi costituite e nemiche e la propria, egualmente la partita è perduta, la linea smarrita. Il movimento comunista non è questione di pura dottrina; non è questione di pura volontà: tuttavia il difetto di dottrina lo paralizza, il difetto di volontà lo paralizza. E difetto vuol dire assorbimento di altrui dottrine, di altrui volontà."

Un compagno ha segnalato il libro Homo deus. Breve storia del futuro di Yuval Noah Harari in cui, partendo dalle ultime scoperte nel campo delle neuroscienze, lo studioso si accorge che la libertà dell'individuo e la democrazia sono un'illusione. L'autore prospetta, tra le altre cose, un futuro dove l'Internet delle cose e sofisticati software prendono il sopravvento sull'umanità, sopraffatta non solo dall'intelligenza artificiale, ma dalle stesse emozioni emulate e simulate dalle macchine. Coloro che non vedono la dinamica verso la società futura, compresa la catastrofe rivoluzionaria prossima ventura, si fanno cogliere dall'angoscia, e disegnano un futuro distopico. Per la nostra corrente, invece, il sistema di macchine è il trampolino di lancio per il passaggio dal regno delle necessità a quello della libertà:

"Resterà, direte, all'uomo l'opera organizzativa, direttiva, il girare le chiavette interruttrici. Ma hanno detto ultimamente che una macchina della macchina sostituirà l'uomo alle manopole di questa, dopo aver registrato con processi elettronici il comportarsi effettivo dell'uomo, il trucco che lo distingue, per ritrasmetterlo identico. Allora sarà invero la natura che ci darà tutto, cominciando dal vassoio della prima colazione che arriverà senza che lo porti nessuno." (Mai la merce sfamerà l'uomo, 1954)

Raymond Kurzweil, autore di La singolarità è vicina, è uno degli esponenti del transumanesimo, movimento secondo il quale la commistione uomo-macchina potenzierà le nostre capacità, fino a farci vincere la morte biologica. La tecnologia rappresenta quindi la possibilità per l'umano di trasformarsi in qualcosa di più, in un superuomo. Ma sta di fatto che oggi l'uomo è un'appendice di un super-organismo che si nutre dei dati forniti dagli acquisti, dai social, dalle app. I borghesi anelano all'immortalità per la loro classe, e con ciò ammettono, senza esserne consapevoli, di non avere futuro. Questo modo di produzione sta rendendo il pianeta invivibile anche per la classe dominante, che immagina di fuggire su un altro pianeta dove esportare il capitalismo ("Assalto al Pianeta rosso").

Un compagno ha poi segnalato un post apparso sul blog di Beppe Grillo, "Reddito Universale in cambio dei tuoi dati", in cui si parla della polarizzazione della ricchezza da una parte e della automazione nei luoghi di lavoro dall'altra. Sarebbero nate piattaforme disposte a pagare gli uomini in cambio dell'utilizzo dei dati che loro producono navigando in Rete. Sappiamo che nell'epoca dell'informazione i Big data sono fondamentali per le strategie di marketing. Nick White, cofondatore di Harmony, un'azienda che traffica in dati, afferma:

"I dati delle persone, attraverso un sistema sviluppato in blockchain, non monopolizzato da Google e Facebook, possono generare un reddito universale, perché gli inserzionisti e le aziende hanno bisogno di questi dati per le loro campagne e strategie di targeting. Poiché i dati sono il 'nuovo petrolio', le persone saranno in grado di guadagnare un reddito supplementare significativo dalla vendita dei loro dati personali. E se tutto ciò avviene su reti decentralizzate piuttosto che su server centralizzati appartenenti a Facebook o Google, un tale sistema consentirebbe una massiccia ridistribuzione della ricchezza dai monopoli al grande pubblico."

Il blog di Beppe Grillo è uno degli hub di una vasta rete che affronta (in maniera più o meno superficiale) temi di frontiera quali il reddito di base, la fine del lavoro, ecc. Bisogna però specificare che un sistema basato sul valore non può sviluppare a pieno tutte le sue potenzialità. Una società completamente retificata è incompatibile con il capitalismo e non a caso Jeremy Rifkin titola la sua ultima opera: La società a costo marginale zero. L'internet delle cose, l'ascesa del "commons" collaborativo e l'eclissi del capitalismo.

In chiusura di teleconferenza, si è accennato alle recenti manifestazioni in Georgia e in Repubblica Ceca. Milioni di persone scendono in strada, in tutto il mondo, non importa per quale motivo, a dimostrazione che la febbre sociale aumenta.

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    Secondo il Wall Street Journal il boom cinese è finito da tempo. La domanda di nuove abitazioni nelle città ha raggiunto il suo picco e i problemi di natura economica si assommano a quelli derivanti dalla disoccupazione giovanile, dall'invecchiamento della popolazione e dal calo degli investimenti esteri. Al pari dei paesi a vecchio capitalismo, la Cina installa robot nelle fabbriche e investe in intelligenza artificiale, e quindi si trova di fronte alla diminuzione relativa della produzione di plusvalore. Il gigante asiatico ha bruciato rapidamente le tappe capitalistiche passando in pochi anni da una crescita impetuosa a un altrettanto veloce declino.

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Rivista n°53, giugno 2023

copertina n° 53

Editoriale: La guerra rispecchia la società

Articoli: Sul libero arbitrio

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Recensione: Doom

Doppia direzione: Riscontri d'oltreoceano

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