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  • Resoconto teleriunione  24 novembre 2020

Transizioni, dissoluzioni e accelerazioni

La teleconferenza di martedì sera, presenti 20 compagni, è iniziata facendo il punto sulla pandemia da Coronavirus.

Al 24 novembre 2020 i decessi nel mondo a causa di Covid-19 hanno raggiunto la cifra di un milione e 400 mila, mentre sono quasi 60 milioni i contagiati. L'Italia è il terzo paese per letalità (rapporto tra ammalati e morti) con un totale di 50 mila deceduti. Si ipotizza che ciò sia dovuto all'età media piuttosto alta della popolazione o al tipo di assistenza sanitaria. Dopo un'estate all'insegna del "liberi tutti" per salvare la stagione e rilanciare l'economia, a settembre si è verificata una nuova impennata dei contagi e sono state attuate nuove (blande) misure di contenimento; ora governatori di regione e imprenditori spingono per la riapertura delle attività commerciali, probabilmente mettendo in conto una terza ondata.

La motivazione principale di chi sostiene l'alleggerimento delle restrizioni è l'arrivo nei primissimi mesi del prossimo anno del vaccino, che incarna la speranza di un ritorno alla "normalità" ed alla vita di prima. Nel frattempo in Italia più della metà delle aziende ha fatto ricorso alla cassa integrazione, e dall'inizio della pandemia il governo ha adottato diverse misure di sostegno al reddito, a lavoratori, esercenti, imprenditori, ha bloccato il pagamento dei mutui, ha concesso deroghe per gli adempimenti fiscali. Questo insieme di normative ha impedito il crollo dell'economia, ma esse ora rischiano di diventare strutturali, allarmando già qualche liberista che lamenta un eccesso di statalismo. Se la capacità industriale, nonostante tutto, è rimasta intatta, essa però altro non fa che rendere oltremodo saturo un mercato già ingolfato. Lo Stato non ha scelta, deve sostenere i consumi; allo stesso tempo, così facendo, concorre alla determinazione di una situazione di transizione che rappresenta qualcos'altro rispetto all'economia di mercato.

D'altronde pochi operai sfruttati al massimo non possono produrre il valore che producono tanti operai sfruttati meno. Aumentano di conseguenza i disoccupati e la miseria. Durante le crisi, in maniera più o meno automatica, si azionano meccanismi di compensazione che riequilibrano il sistema, obbligando il capitalismo a passare sopra i suoi principi, e così si danno i soldi ai cittadini senza un corrispettivo in termini di valore. Ma guai a quel paese che invece di sfruttare i propri schiavi è costretto a mantenerli.

Il governo Conte sta lavorando sul piano cashback per incentivare i pagamenti elettronici e incoraggiare gli acquisti nel periodo natalizio. La fine del denaro cartaceo e il passaggio a quello elettronico è uno dei tanti processi di smaterializzazione della merce. La Finlandia è stata la prima ad abbandonare il denaro fisico in favore del virtuale, ma in tutti i paesi è sempre più diffuso il pagamento tramite QR Code. La forza lavoro globale, dice Marx nel VI capitolo inedito del Capitale, sta arrivando a produrre una merce continua, acquistabile con un denaro continuo.

"Non è indispensabile che alla base dell'esplosione del mercato delle valute elettroniche ci sia una qualche volontà truffaldina: il fenomeno è spiegabile con l'autonomizzazione della moneta rispetto al valore. Ma questa non è che la superficie del problema: se la moneta è un riflesso del valore, allora, nel profondo del modo di produzione capitalistico, dev'esserci autonomizzazione del valore rispetto al tempo di lavoro. Il capitalismo sta minando la sua ragion d'essere, il tempo di lavoro medio socialmente necessario a produrre le merci è troppo basso. La produttività è troppo alta. Il capitale non riesce più ad accontentarsi dell'aumento della massa di profitto rinunciando alla crescita del saggio. Non può più investire." ("Dimenticare Babilonia", rivista n. 43)

Il Covid-19 ha portato all'accelerazione di dissoluzioni già in atto. Tra le più evidenti, in questo periodo, la chiusura dei piccoli e medi negozi. La crescita del commercio online, però, comporta un cambiamento nel modo di funzionare della logistica e, più in generale, del capitalismo stesso, che si centralizza sempre più. Aprire un negozio vuol dire rivolgersi ad un magazzino per rifornirsi di merci, nella speranza che qualcuno le acquisti; i magazzini di Amazon, invece, lavorano just in time: in base ad una serie di algoritmi, prevedono il volume delle vendite e accumulano solo la merce necessaria. E così il gigante dell'e-commerce offre merci a prezzi ultra-competitivi, elimina la concorrenza, e apre anche negozi fisici che in alcuni casi sono del tutto automatici.

Amazon è un'azienda, bada esclusivamente ai profitti; però il sistema cibernetico che ha sviluppato un domani potrebbe essere utilizzato per fini non capitalistici. Un'autoregolazione, seppure meno complessa, era alla base base del funzionamento delle società comunistiche (Antico Egitto, ecc.), che per millenni hanno riprodotto sé stesse attraverso il modello ternario produzione-ammasso-distribuzione, e tramite magazzini che elaboravano l'informazione in entrata e in uscita grazie alle cretule.

Oggi invece viviamo in una forma sociale dissipativa, inorganica e disfunzionale, in cui il sistema sanitario è sotto stress da mesi e i medici devono decidere chi intubare e chi no. I servizi pubblici non funzionano, le infrastrutture cadono a pezzi, la tenuta degli stati è a rischio. Sabato scorso ci sono state manifestazioni a Parigi e in altre città francesi contro la legge sulla "sicurezza globale", voluta dal governo Macron, che prevede il divieto di pubblicazione di foto e video inerenti le azioni di polizia, l'utilizzo di droni per la sorveglianza, la moltiplicazione delle telecamere in città e l'adozione di tecniche per il riconoscimento facciale. Le metropoli sono il futuro campo di battaglia e lo Stato si attrezza per combattere una guerra di classe, soprattutto a fronte della crescita inesorabile di disagio e rabbia sociale.

La classe dominante teme la rivolta dei senza riserve, di milioni di persone travolti dalla crisi. Il servizio di intelligence spagnolo sta cercando di controllare il flusso dell'informazione su Internet, utilizzando appositi programmi elettronici. L'Avvenire ha pubblicato in data 19.11.20 un articolo in cui fa il punto sulle "tensioni sociali" e riporta alcune dichiarazioni del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, la quale afferma che in Italia, dal 24 ottobre al 16 novembre, ci sono state circa 650 manifestazioni con la conseguente allerta delle prefetture, che "stanno monitorando tutte le dinamiche dei contesti sociali, soprattutto quelle di alta urbanizzazione." Secondo il ministro, "è importante che le risorse stanziate arrivino immediatamente. I cittadini vogliono avere certezza di avere le risorse per poter dare da mangiare ai propri figli."; compito dello stato è "scongiurare pericolose saldature tra un diffuso malcontento, comprensibile e generato da sacrifici dolorosi, e il tentativo di frange estreme e di gruppi criminali di mettere a rischio la tenuta dell'ordine pubblico."

In questi giorni in Guatemala, uno dei paesi più poveri del Centroamerica, l'approvazione del Bilancio 2021 ha scatenato una grande sollevazione popolare. La legge stabilisce che una parte cospicua dei finanziamenti statali finisca nelle tasche di ditte e imprese vicine al governo, e che vengano ridotti i fondi destinati a sanità, istruzione e servizi pubblici. Sabato 21 novembre una grossa manifestazione a Città del Guatemala ha preso di mira il Parlamento, assaltandolo e incendiandolo.

In un contesto di marasma sociale e guerra è da registrare l'attivismo della Chiesa, a partire dal testo inedito "Non ci salverà il moralismo, ma la carità", pubblicato dal Corriere della Sera il 22.11.20 e firmato da Papa Francesco. Secondo il Pontefice, il mondo attuale con le sue ingiustizie non è immodificabile; il cristianesimo ha trasformato la società antica e quindi ha le carte in regola per cambiare anche questa: esso ha rappresentato "un mondo nuovo, che nasceva e prendeva forma, pian piano, dentro un mondo vecchio in disfacimento". La Chiesa, con la sua dottrina sociale, si candida a svolgere un compito universale. Miguel Gotor su Repubblica ("Il Papa gesuita e i suoi nemici", 17.11.20) nota come "l'impronta ignaziana e gesuitica ha indotto papa Bergoglio ad abbracciare un'idea militante e combattiva della Chiesa. La cattolicità non deve rinchiudersi in una dimensione di testimonianza catacombale, bensì sfidare il mondo mettendosi in viaggio sino a rischiare le proprie certezze che, se sono solide, non si perderanno." Il giornalista chiude l'articolo affermando che "il pontificato del gesuita Bergoglio sta facendo proprio questo, sta restituendo una grande libertà di manovra al cattolicesimo."

I gesuiti sono soldati di Cristo, pronti a inoltrarsi in zone nemiche, a spingersi oltre le frontiere, su terre inesplorate. Nel XVII e XVIII secolo in Sudamerica le loro missioni hanno dato vita a strutture di tipo comunistico, le reducciones, protese all'evangelizzazione degli indigeni (film Mission di Roland Joffé e romanzo La tierra sin mal di Jesùs Sànchez Adalid).

In chiusura di teleconferenza si è accennato alle guerre in corso. In Etiopia la regione del Tigray si è dichiarata indipendente dallo stato centrale, mentre in Nagorno-Karabakh, nel Caucaso meridionale, si fronteggiano Armenia e Azerbaijan. In quest'ultimo conflitto sono coinvolti Usa, Russia, Turchia, Iran e Israele; lo scenario assomiglia a quello siriano che vede alleanze contradditorie, specchio di una situazione di caos globale. Recentemente è stato firmato l'accordo di Abramo tra Israele, Emirati e Bahrain, in funzione anti-iraniana (ma non solo); si tratta di un patto di non aggressione che sancisce la nascita di un nuovo polo regionale. Per Israele è importante anche stabilizzare i rapporti con la Turchia, dato che i due paesi procedono in parallelo su diverse questioni internazionali. Tale aspetto è paradossale se si considera che da qualche anno Ankara ha recuperato Maometto mandando in pensione Ataturk.

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Rivista n°55, luglio 2024

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