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  • Resoconto teleriunione  14 dicembre 2021

Problemi globali, rimedi locali

La teleconferenza di martedì sera, presenti 20 compagni, è iniziata con alcune considerazioni circa l'evoluzione e le conseguenze della pandemia da Covid-19. Ogni giorno i mezzi di comunicazione ci aggiornano sulle novità, dalle varianti del virus all'eventuale cambio di colore delle regioni, dall'incremento dei posti letto nelle terapie intensive al numero di decessi. Siamo informati sui dettagli, manca però un inquadramento generale della questione e, ovviamente, non lo possiamo aspettare dalla stampa ufficiale.

L'ultimo allarme riguarda il dilagare della variante Omicron, molto più contagiosa delle altre e che tra non molto potrebbe diventare dominante in Europa e oltre. Su giornali e televisioni assistiamo a picchi di preoccupazione intervallati da altri di irragionevole abbassamento della guardia. In realtà, da due anni a questa parte siamo in piena emergenza sanitaria. "Ci si può rialzare dopo il primo pugno, ma è difficile farlo dopo il secondo e dopo il terzo. I sistemi sanitari sono più deboli di un anno fa". Lo ha detto il capo per le emergenze dell'OMS, Mike Ryan. "Gli operatori sanitari sono esausti", ha aggiunto.

Le misure messe in atto dagli Stati sono assolutamente inadeguate, poiché piegate agli interessi del mercato e non a quelli della salute pubblica. Il virus, circolando a livello mondiale, si adatta darwinianamente alle nuove situazioni e muta, magari diventando meno mortale ma più contagioso. In Inghilterra, anche in seguito alla recrudescenza della pandemia, il governo ha varato nuovi provvedimenti, sempre più contradditori, innescando la reazione di 99 parlamentari conservatori, contrari alle nuove misure restrittive e critici verso le scelte ondivaghe del premier Boris Johnson. Il capitalismo non è stato in grado di prevenire lo scoppio della pandemia, non è stato in grado di bloccarne la diffusione e non è in grado di intervenire in maniera razionale, seguendo le semplici indicazioni fornite dai propri organismi, in primis l'OMS.

Abbiamo sottotitolato il nostro articolo sulla pandemia "La dottrina del rimedio", proprio perché la classe dominante non riesce a risolvere i problemi alla radice concentrandosi invece solo sugli effetti. La borghesia è aggressiva nella concorrenza, nei processi di estrazione del plusvalore, nello scambio di merci e nell'accaparramento dei flussi di valore, mentre di fronte ad un fenomeno gigantesco come una pandemia, causa di 270 milioni di contagiati e oltre 5 milioni di morti nel mondo, è ferma al punto di partenza. Una borghesia pronta a tutto per il profitto ma vigliacca nella salvaguardia della specie è una classe che ha fatto il suo tempo, e di cui l'umanità deve liberarsi il prima possibile, pena l'estinzione.

Il wargame, tema affrontato durante il recente incontro redazionale, potrebbe essere uno strumento utile per tentare di vincere la guerra tra il mondo del virus e quello umano. Israele ha realizzato un "gioco di guerra" in previsione di una nuova variante letale del Covid. L'esercitazione è stata diretta dal primo ministro israeliano Naftali Bennett, il quale ha affermato che essa è destinata a preparare il paese per qualsiasi scenario. "A differenza di un wargame di guerra, un wargame di pandemia non è segreto. Al contrario, vogliamo condividere le informazioni", ha detto Bennet.

La pandemia ha portato alla ribalta l'importanza della modellazione matematica come mezzo per ricavare dati sul futuro. La borghesia possiede strumenti potentissimi, centri di ricerca, mezzi, denaro e uomini, eppure è pericolosamente carente di teoria. Il riduzionismo meccanico ha fatto fare un balzo in avanti all'umanità in termini di sviluppo tecnologico e industriale, ma le teorie della complessità ci hanno mostrato il mondo quale insieme di relazioni e non di ingranaggi che si incastrano l'uno all'altro. L'OMS si occupa principalmente delle malattie che si verificano in modo acuto, dovrebbe invece pensare a tutte; e tiene separate le conoscenze, sacrificando una visione unitaria; non è un organismo di specie, anche se per realizzare il suo obiettivo (il raggiungimento da parte della popolazione mondiale del livello più alto possibile di salute) lo dovrebbe essere. Insomma, anche se svanisse all'improvviso il virus SARS-CoV-2 resterebbero in essere tutte le cause materiali che hanno contribuito al suo sviluppo (allevamenti industriali, deforestazione, disboscamento, inurbamento di milioni di esseri umani, ecc.), e che in futuro potrebbero far sorgere nuovi micidiali patogeni.

A proposito di "dottrina del rimedio", ci è venuta in mente un'analogia con quanto scritto nel III Libro de Il Capitale, sezione III, capitolo 14, dove sono elencate le cause antagonistiche che il sistema capitalistico mette in atto per frenare la caduta tendenziale del saggio di profitto. Il Capitale cerca di rimandare il più possibile la sua fine, rispondendo con vari mezzi, agendo sugli effetti. Marx afferma che le "cause antagonistiche" frenano sì la caduta tendenziale del saggio, ma non fanno altro che spostare in avanti le contraddizioni, ingigantendole. La morte del capitalismo è iscritta nelle sue leggi di sviluppo.

Le contraddizioni generate da un sistema in estrema difficoltà colpiscono tutti i settori. In questi giorni in Italia è stato raggiunto il nuovo record del prezzo dell'energia elettrica all'ingrosso. Il caos in Ucraina (fenomeno congiunturale) sta facendo schizzare in alto il prezzo del gas, che è il combustibile più usato nelle centrali elettriche. La crescita della rendita (fenomeno strutturale) deriva dal fatto che le risorse naturali sono finite, mentre la produzione industriale è teoricamente infinita. Uno dei motivi che ha portato Cgil e Uil ad organizzare lo sciopero generale il 16 dicembre è il fatto che il governo non è intervenuto adeguatamente per sostenere le fasce a basso reddito colpite dall'aumento delle bollette. Penuria di fonti energetiche, rincari dei trasporti marittimi, penuria di chip, rincari dei beni di prima necessità: tutti elementi che preparano una tempesta perfetta, un crash di sistema molto più grande di quello del 2008. Paesi come la Turchia o l'Egitto, industrializzati e con una popolazione numerosa ma con poche fonti energetiche, tra non molto avranno seri problemi nell'approvvigionamento di energia. Le rivoluzioni avvengono non perché gli uomini diventano all'improvviso rivoluzionari coscienti, ma perché, pur di difendere determinate condizioni di vita, sono costretti a modificare i rapporti sociali esistenti.

Un altro problema per i paesi a vecchio capitalismo è rappresentato dall'invecchiamento della popolazione. Secondo l'Istat, l'Italia nel 2020 ha raggiunto il record negativo delle nascite; anche in Cina, dove fino a poco tempo fa le istituzioni hanno cercato con la politica del figlio unico di frenare la crescita demografica, l'innalzamento dell'età media della popolazione comincia a creare difficoltà: oggi, anche in seguito al cambio di abitudini e all'inurbamento della popolazione, le coppie cinesi non fanno più figli. L'equilibrio mondiale del tasso di natalità/mortalità lo si può ottenere solo con una società che conosce sé stessa e ha raggiunto un metabolismo di specie. Lo stato di transizione agirà dittatorialmente con una politica di controllo delle nascite? Sicuramente non ci sarà più una minoranza della popolazione che opera per i propri interessi contro la maggioranza, e questo risolverà immediatamente molti problemi. Per quanto riguarda l'intervento del partito nella società, la nostra corrente sostiene che la migliore organizzazione è quella che non c'è (Tesi di Milano, 1966). Una pianificazione della distribuzione della popolazione sulla superficie terrestre la si potrà fare solo dopo la rivoluzione, tenendo presente che mezzi e fini sono collegati e retroagiscono su sé stessi.

Un "capo" che sta col fiato sul collo ai suoi sottoposti non agisce bene nemmeno in regime borghese. Il principio di autorità, come lo intendiamo noi, mutuandolo da Engels, è un piano di azione che non dipende dal comando di qualcuno, ma da un programma. La linea di comando ha doppia direzione, non occorre che sia attribuita a gerarchie interne al partito. Il "capo", come abbiamo scritto nell'ultimo numero della rivista (in tipografia), è colui che organizza così bene ciò che deve capeggiare che la sua figura diventa inutile perché tutti sanno che cosa fare, quando e come.

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