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  • Resoconto teleriunione  28 dicembre 2021

Crescita infinita e omeostasi

La teleconferenza di martedì sera, presenti 17 compagni, è iniziata dalla segnalazione dell'articolo di Paolo Giordano "Omicron più lieve? Il pericolo è l'impatto collettivo", pubblicato sul Corriere della Sera.

Secondo il fisico e scrittore torinese, la variante Omicron, benché sembri meno pericolosa rispetto alle precedenti per la salute umana, rischia di far collassare per sovraffollamento gli ospedali a causa della sua alta contagiosità. Di fronte all'aumento esponenziale del numero dei contagi, che di certo vedrà un'impennata dopo il periodo delle vacanze natalizie, il governo italiano pensa bene di intervenire riducendo i giorni di quarantena. L'Institute for Health Metrics and Evaluation, che annovera tra i più importanti sostenitori Bill Gates, elenca sul suo sito le caratteristiche della nuova ondata pandemica: la maggior parte dei contagiati potrebbe essere asintomatica e quindi i tassi di ospedalizzazione e i decessi dovrebbero risultare più bassi rispetto alle ondate precedenti. Tuttavia, Omicron è molto più trasmissibile e per i prossimi due o tre mesi i modelli delineano uno scenario in cui la diffusione del virus oltrepasserà i 3 miliardi di casi nel mondo.

A Londra 1 cittadino ogni 10 è in quarantena, compresi i lavoratori dei servizi essenziali, tra cui medici e infermieri. Se non sono gli stati ad attuare misure drastiche per limitare i tassi di crescita dei contagi, allora ci pensano gli stessi cittadini, evitando di andare in pub o ristoranti, radunandosi nei parchi e limitando i viaggi. Nel caso di un intervento dall'alto, cioè dei governi, i lockdown possono essere pianificati, mentre lasciando fare al buon senso dei singoli il tutto avviene in maniera spontanea ed imprevedibile. I problemi logistici, se non affrontati adeguatamente, possono portare a situazioni caotiche; basti vedere quanto accaduto in questi giorni in Italia, dove le farmacie sono state prese d'assalto da chi voleva fare un tampone per poter partecipare a cenoni e riunioni famigliari.

Alla nostra casella di posta elettronica è arrivato un documento ("La realtà della negazione e la negazione della realtà") prodotto dal gruppo greco Antithesi/cognord, che ha come obiettivo la critica alle posizioni cospirazioniste e negazioniste che hanno preso piede anche all'interno di ambienti anarchici e comunisti. Accanto al SARS-CoV-2 si è diffuso un altrettanto micidiale virus che danneggia i cervelli, quello "no vax", un atteggiamento irrazionale e antiscientifico rispetto alla pandemia da contrastare in maniera radicale. Errico Malatesta, in uno scritto del 1924 a proposito della medicina e dei sistemi curativi, scrisse:

"Comprendiamo tutto il male che l'attuale organizzazione sociale, fondata sull'egoismo e sul contrasto degli interessi, fa allo sviluppo della scienza ed alla sincerità degli scienziati. Sappiamo che molti medici, spinti dall'avidità e spesso forzati dal bisogno, prostituiscono quella che dovrebbe essere una delle più nobili missioni umane, e ne fanno un vile mercimonio. Ma tutto questo non ci impedisce di comprendere che la medicina è una scienza ed un'arte difficilissima che richiede lungo ed arduo tirocinio e non si apprende per intuizione – e per conto nostro, quando fosse il caso, preferiremmo ancora affidare la nostra salute ad un medico disonesto, piuttosto che ad un onestissimo ignorante il quale credesse che il fegato si trova nella punta dei piedi."

La scienza non è il problema, bensì parte della soluzione. La classe dominante è preoccupata unicamente per la tenuta del mondo degli affari, della produzione industriale, del commercio, ma allo stesso tempo non può lasciare che i sistemi sanitari vadano in tilt e perciò tenta di mettere insieme alla bell'e meglio business e salute:

"L'OMS obbedisce al capitale in un modo un po' strano: obbliga gli uomini a prendere determinate decisioni per salvare il capitale stesso; se per salvare il capitale salva anche degli uomini, è per effetto collaterale, non c'è ombra di etica in questo salvataggio, è un riflesso condizionato, un meccanismo automatico di salvaguardia, un'informazione scritta in bit booleani, senza l'ombra di una passione, al di fuori di ogni coscienza." (Prove di estinzione, rivista n. 47)

Ogni stato pensa a sé stesso e a come fare le scarpe all'altro. Basti l'esempio del recente incontro mondiale sul clima a Glasgow, durante il quale i buoni propositi iniziali si sono scontrati con le necessità energetiche dei singoli paesi, e il tutto si è risolto in un fallimento, come testimoniato dallo stesso presidente della COP26 Alok Sharma. Per uscire dal vortice della mercantile anarchia c'è bisogno di sostituire la moltitudine di poteri statali con una forza globale che si occupi della difesa della specie sia dal punto di vista dei bisogni umani che della salvaguardia della biosfera. Per noi il comunismo non è un'ideologia politica tra le tante, è la "conoscenza di un piano di vita per la specie" (Proprietà e Capitale, cap. XVII).

L'attuale società è un sistema cibernetico, composto da una fitta rete di azioni e reazioni, e sono necessari modelli dinamici altamente interattivi per comprenderne il funzionamento. Se nelle fabbriche il piano di produzione segue determinati flussi ed ogni operaio sa bene cosa fare, fuori dalle mura della fabbrica, nella società borghese, l'informazione è contraddittoria, confusa, alimenta l'ideologia individualista e la lotta di tutti contro tutti. Mentre l'industria è la vera antropologia, l'assetto sovrastrutturale capitalistico è un qualcosa di cui l'umanità può fare benissimo a meno.

Nel testo "Red Plenty Platforms" di Nick Dyer-Witheford viene descritto il funzionamento di grandi aziende, come Amazon o Walmart, che riescono a gestire e muovere prodotti, uomini e servizi in tutto il pianeta, seguendo modelli matematici e complessi algoritmi. Si tratta di veri e propri cervelli sociali che hanno già una dimensione multinazionale e controllano ciberneticamente tutto il ciclo produttivo, dalla miniera allo smistamento dei pacchi, fino alla previsione della quantità di merci che verrà richiesta in un dato paese in un certo periodo. Gli stati, al contrario, faticano persino a ricostruire i movimenti delle persone positive al Coronavirus e ad avvertire chi è stato in contatto con loro. L'estrema razionalità nel produrre e realizzare plusvalore cozza contro l'estrema irrazionalità nella gestione del fatto sociale. All'interno del piano di produzione industriale non vi sono scambi di valore, ma flussi di semilavorati, passaggio di unità fisiche, un'unica catena di comando.

Quando la sovrastruttura (rapporti di produzione) entra in conflitto con la struttura materiale (forze produttive), allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale (Marx, Prefazione a Per la critica per l'economia politica). Facciamo un esempio di questo conflitto: lo studio "Rischi di automazione delle occupazioni: una stima per l'Italia", pubblicato sul numero 3 della rivista "Stato e Mercato", giunge alla conclusione che nei prossimi anni in Italia le macchine potrebbero sostituire 7 milioni di lavoratori.

Al di là di ciò che pensano e dicono gli uomini, tutti i sistemi fisici hanno una freccia nel tempo. Il capitalismo non è esente da tale dinamica e va verso processi sempre più marcati di disgregazione. Uno su tutti il caro energia, che potrebbe rappresentare un fattore di crollo economico per l'Italia e non solo.

Come ha fatto il capitalismo ad uscire "indenne" da questi due anni di pandemia?

La maggior parte delle società antiche ha visto uno sviluppo iniziale, seguito da un apice e poi un declino; altre invece sono diventate omeostatiche, ad esempio la Cina, le società della Valle dell'Indo, i Maya, gli Aztechi: società grandiose in grado di conoscere sé stesse e quindi di autoregolarsi per lungo tempo (vedi le equazioni di Lotka-Volterra, ne "L'Italia nell'Europa feudale" rivista n. 35). Di fronte a questa pandemia, tutto sommato, il capitalismo ha reagito bene dimostrando un alto livello di resilienza. I feedback negativi (interventi monetari degli stati, sostegni al reddito, ecc.) sono stati fondamentali per tenerlo in piedi, per mantenere un minimo livello di omeostatizzazione. Tale sistema deve mettere un freno alla crescita perché fonte di disoccupazione, inflazione, capitale fittizio e speculazione. Questa particolare forma di asiatizzazione (rivista n. 28) di un sistema troppo surriscaldato non è nemmeno descrivibile come una crisi acuta, ma è un stato cronico dovuto alla sua senilità.

Spesso ricordiamo i grafici elaborati dalla sperimentazione Mondo 3, il modello commissionato al MIT negli anni 60' dal Club di Roma. Allora gli scenari simulati furono diversi, e anche in quello che contemplava l'applicazione di provvedimenti drastici da parte dei governi, le curve cambiavano il loro andamento solo con l'eliminazione della crescita. Ma il capitalismo senza accumulazione è un non senso.

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    Nell'articolo "Proletari, schiavi, piccolo-borghesi o... mutanti?", pubblicato sulla rivista n. 4 (2001), descrivevamo una serie di trasformazioni che all'epoca si potevano solo intravedere; allora, infatti, non c'erano i rider, non c'erano i clickworkers e di intelligenza artificiale si parlava poco:

    "La struttura mondiale del lavoro sociale, la socializzazione crescente della forza produttiva umana, non possono non avere effetti materiali sulle forme in cui si manifesta lo sfruttamento. Se la miseria e il sottosviluppo odierni sono fenomeni modernissimi dovuti alla distruzione irreversibile dei rapporti antichi, l'estendersi enorme di rapporti di lavoro atipici nelle aree metropolitane non devono essere considerati fenomeni di regresso: saranno anch'essi a tutti gli effetti il risultato di progresso, quindi, per definizione, riflessi del futuro sul presente in via di liquidazione continua."

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