Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  2 febbraio 2021

Quando la coperta è stretta

La teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 21 compagni, è iniziata commentando le ultime notizie in merito alla complicata situazione politica italiana. Fallito il tentativo del presidente della Camera, Roberto Fico, per un'intesa tra le varie componenti sul governo Conte, la palla è tornata nelle mani del presidente della Repubblica che ha annunciato un colloquio al Colle con Mario Draghi in vista di un suo incarico per la formazione del nuovo governo.

Matteo Renzi ha spiegato via Twitter i motivi che lo hanno portato a far saltare il tavolo della maggioranza per arrivare al Conte Ter: "Bonafede, Mes, Scuola, Arcuri, vaccini, Alta Velocità, Anpal, reddito di cittadinanza. Su questo abbiamo registrato la rottura, non su altro. Prendiamo atto dei Niet dei colleghi della ex maggioranza. Ringraziamo il presidente Fico e ci affidiamo alla saggezza del Capo dello Stato."

Reti di interessi interne alla borghesia italiana ed europea hanno messo in campo tutta la loro influenza per giungere a questo risultato. Oggetto del contendere: Recovery plan, ovvero come spendere i circa 220 miliardi di euro (12% del PIL italiano) in arrivo dall'Ue. Evidentemente, il problema della ripartizione del valore diventa di difficile soluzione quando a mancare è il valore prodotto. Secondo i dati ufficiali il PIL del Belpaese nel 2020 chiuderà con un meno 8.8%. Fanno impressione anche le cifre sulla disoccupazione (Istat: 400mila i posti di lavoro persi nel 2020), soprattutto quella femminile, senza contare che a breve ci sarà lo sblocco dei licenziamenti.

L'ingovernabilità è un problema non solo italiano, ma globale. La classe dominante avverte la necessità di governi più efficienti, meno complicati dal punto di vista delle chiacchiere parlamentari e delle beghe politiche. Tuttavia, un cambio di assetto dal punto di vista governativo non può invertire la parabola storica del plusvalore, tanto più in una situazione come quella odierna in cui è già stato sperimentato tutto a livello politico ed economico.

Con la discesa in campo dell'ex governatore della BCE, descritto dai giornali come il salvatore della Patria, si riaffaccia l'ipotesi di un esecutivo tecnico, l'ennesimo tentativo per una forma di governo che in Italia vanta una lunga tradizione e che abbiamo avuto modo di analizzare nella lettera ai compagni "Il Diciotto Brumaio del Partito che non c'è" e in lavori più recenti.

Sono diversi i programmi e le idee emerse dalla borghesia per il superamento del cretinismo parlamentare. A inizio Novecento l'economista statunitense Thorstein Veblen propose addirittura la costituzione di un Soviet dei tecnici. Poi arrivò il movimento tecnocratico, la cui culla erano gli Usa ma le cui idee si diffusero in tutto il mondo, influenzando anche i vari fascismi ("La Grande Socializzazione"). In Italia, nel secondo dopoguerra, proprio da una realtà industriale importante come la Olivetti di Ivrea uscirono due personaggi emblematici: Aurelio Peccei, che fondò il Club di Roma e commissionò lo studio sui limiti dello sviluppo; e Bruno Visentini, che negli anni Ottanta elaborò la proposta di un "governo istituzionale" contro la partitocrazia imperante. Nel 1995 Lamberto Dini fu a capo del primo governo "tecnico" della storia repubblicana italiana, più recente quello presieduto da Mario Monti: in quell'occasione, nel 2011, Eugenio Scalfari ricordava dalle pagine di Repubblica le proposte di Visentini riguardo un governo nominato dal presidente e fiduciato dal parlamento.

La borghesia italiana ha espresso a più riprese il bisogno di superare le inefficienze del sistema democratico-parlamentare, ma non è mai riuscita ad andare fino in fondo (nemmeno con il fascismo). Riconoscendo nella concorrenza l'unica forma di rapporto possibile, dal punto di vista politico non può che mettere insieme rattoppi che sono peggio del buco. Non bisogna infatti confondere i tentativi di formare governi tecnici, che non fuoriescono per nulla dalle categorie capitalistiche, con i progetti di governi tecnocratici, che invece presuppongono una società capace di non ragionare più in termini di valore ma di quantità fisiche, come le ore-lavoro.

Confindustria vorrebbe eliminare il reddito di cittadinanza perché non vede di buon occhio la distribuzione di miliardi di euro ai disoccupati, mentre utilizzerebbe questi fondi per le infrastrutture e per rilanciare le attività produttive del paese. Si tratta di una visione miope: se i disoccupati non hanno soldi da spendere, non consumano le merci prodotte dall'industria. La dannazione dell'attuale forma sociale è dover mantenere i propri schiavi invece di sfruttarli. Cancellare una misura come il reddito di cittadinanza, che permette a milioni di persone di mangiare e pagare l'affitto, provocherebbe sicuramente una reazione sociale. Le piazze del mondo sono sempre più movimentate (Tunisia, Libano, Olanda, India, Belgio e, recentemente, Russia, dove nelle manifestazioni di domenica 31 gennaio sono stati arrestati 5mila manifestanti).

Il capitalismo è un modo di produzione globalizzato ed impersonale che nessuno può governare. La borghesia nega che l'unica fonte dei suoi redditi sia il plusvalore. Marx, alla fine del III Libro del Capitale, nel capitolo dedicato ai redditi e loro fonti, afferma: "Tutti e tre i redditi, l'interesse (in luogo del profitto), la rendita, il salario, sono tre parti del valore del prodotto, quindi, generalmente parlando, parti di valore, oppure espresse in denaro, sono certe parti di denaro, parti di prezzo." Se il sistema non riesce a produrre nuovo plusvalore, naturalmente fatica anche a distribuirlo "equamente" tra le classi e all'interno delle stesse. E' il classico e irrisolvibile problema della coperta troppo corta.

Il denaro, essendo la forma fenomenica del valore, è legato alla sua produzione. Se siamo nell'epoca, prevista da Marx e analizzata dalla nostra corrente, in cui la legge del valore viene meno, l'alternativa non è più tra un capitalismo ed un altro, tra un governo tecnico e uno politico, ma tra un modo di produzione morente e una nuova forma sociale. Il futuro sarà fatto di grandezze quantitative, di bisogni di specie, di tempo di vita, mentre oggi si perde tempo a parlare di fazioni politiche borghesi che non riescono a fare nulla. Se il valore scarseggia la borghesia è spacciata, ne è dimostrazione la sua incapacità di produrre teorie e programmi all'altezza della situazione. Qualcuno tra le sue fila fiuta il pericolo e avverte che un ciclo storico si sta chiudendo, intravedendo già all'orizzonte qualcosa di nuovo. E' il caso dell'economista Jeremy Rifkin, che nel 2014 ha pubblicato il saggio La società a costo marginale zero. L'internet delle cose, l'ascesa del "commons" collaborativo e l'eclissi del capitalismo.

Nel diagramma di figura 6 presente nel nostro articolo "Un modello dinamico di crisi", si vedono gli incrementi relativi della produzione industriale dei maggiori paesi dal 1914 al 2008. L'andamento della produzione industriale rispecchia fedelmente quello del saggio di profitto ed evidenzia la progressiva sincronizzazione delle maggiori economie, ovvero lo storico andamento asintotico degli incrementi relativi della produzione industriale. Questo diagramma è di importanza fondamentale perché rivela una contraddizione insanabile del sistema: l'impossibilità per i maggiori paesi di produrre, esportare merci, esportare capitali ed espandersi tutti insieme nel mondo globalizzato. E difatti l'attuale crescita dell'economia cinese sta invadendo ogni giorno di più lo spazio vitale dei paesi occidentali.

Non tutti possono vivere di finanza. Facciamo un confronto tra Inghilterra e Italia: si tratta di due paesi che hanno più o meno lo stesso PIL (e lo stesso numero di abitanti), ma mentre il primo ne ha una quota dell'80% dovuta a servizi soprattutto di tipo finanziario, bancario e assicurativo, il secondo scende ad un 70% nello stesso settore, composto principalmente da turismo, commercio e terziario avanzato. L'Italia ha ancora una vocazione manifatturiera, non può vivere di rendita dato che non ha petrolio né tantomeno una piazza finanziaria come la City di Londra. La Cina fa oggettivamente una concorrenza enorme al resto del mondo e, anche se non è potente dal punto di vista finanziario e politico come gli Usa, sta marciando verso una posizione di egemonia mondiale dal punto di vista produttivo.

Marx nel Capitolo VI inedito del Capitale opera potenti astrazioni, per esempio quando descrive un capitalismo che produce un'unica merce con una sola forza lavoro. Partendo dai caratteri continui della produzione e del valore, egli definisce il complesso d'industria come mediazione storica, come transizione verso uno stadio sociale più evoluto, in cui vi è un'unica amministrazione di specie che processa dati derivanti dalle quantità fisiche prodotte.

Articoli correlati (da tag)

  • Spazio e Monopolio

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dal commento dell'articolo "Assalto al Pianeta rosso", pubblicato sul numero 41 della rivista.

    I razzi che vengono lanciati nello Spazio sono, sostanzialmente, dei proiettili di tipo balistico (vedi "La cosiddetta conquista dello spazio"). Rispetto agli anni '50 e '60, periodo in cui USA e Russia si sfidarono per la cosiddetta conquista dello Spazio, l'unica vera novità tecnologica è la potenza di calcolo raggiunta dai computer. Quest'aspetto, però, è inutile, dato che per inviare in orbita un carico "pagante" occorre sempre la stessa energia, così come occorre raggiungere sempre la stessa velocità di fuga (11,2 km al secondo, circa 40mila km all'ora) per staccarsi dalla gravità terrestre. Tra i vari problemi tecnici, vi è anche quello del consumo di carburante; il razzo Saturno, usato per andare sulla Luna, bruciava 13mila tonnellate di combustibile al secondo, la maggior parte delle quali veniva dissipata senza contribuire alla spinta vera e propria.

    Per raggiungere Marte ci vogliono diversi mesi di viaggio e, ammettendo che si riesca a farvi arrivare degli esseri umani, per sopravvivere bisognerebbe costruire cellule abitative e le relative infrastrutture. Il Pianeta rosso è freddo, tossico per gli uomini e con una forza di gravità inferiore a quella della Terra; un ambiente ostico per la nostra specie.

  • Sono mature le condizioni per una società nuova

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni sulle strutture intermedie tra il partito e la classe.

    Occupy Sandy non era né un sindacato né, tantomeno, un partito, ma una struttura di mutuo-aiuto nata sull'onda dell'emergenza e dell'incapacità della macchina statale di intervenire efficacemente per aiutare la popolazione. In "Partito rivoluzionario e azione economica" (1951) si afferma che, nella prospettiva di ogni movimento rivoluzionario generale, non possono non essere presenti tali fondamentali fattori: un ampio e numeroso proletariato, un vasto strato di organizzazioni intermedie e, ovviamente, la presenza del partito rivoluzionario. Gli organismi di tipo intermedio non devono per forza essere strutture già esistenti (ad esempio i sindacati), ma possono essere forme nuove (come i Soviet in Russia). Il tema è stato approfondito in una corrispondenza con un lettore intitolata "Sovrappopolazione relativa e rivendicazioni sindacali".

    Nella tavola VIII (Schema marxista del capovolgimento della prassi), riportata in "Teoria ed azione nella dottrina marxista" (1951), vediamo che alla base dello schema ci sono le forme ed i rapporti di produzione, le determinazioni economiche e le spinte fisiologiche, che portano la classe a muoversi verso la teoria e la dottrina (partito storico), passando attraverso strutture intermedie. Si tratta di cicli di feedback che irrobustiscono la struttura del partito formale. Quando si parla di classe, partito e rivoluzione bisogna intendere una dinamica, un processo che si precisa nel corso del tempo:

  • Captare i segnali di futuro

    La teleriunione di martedì sera è iniziata facendo il punto sulla crisi automobilistica tedesca.

    Ad agosto, in tutti i paesi del vecchio continente, le immatricolazioni hanno subito un calo: rispetto allo stesso mese dell'anno precedente sono scese del 16,5%, e rispetto al 2019 hanno registrato un crollo quasi del 30%. In Germania, nell'agosto 2024, le vendite di automobili elettriche sono calate del 68%, anche a causa della fine dei sostegni statali. Tutti i produttori sono in difficoltà a causa della concorrenza della Cina, che riesce a mantenere bassi i costi di produzione grazie ai sussidi statali. La crisi riguarda Volkswagen, Mercedes, Porsche, Audi. Ma non è la crisi del settore dell'automobile a determinarne una crisi generale; al contrario, è la crisi di sovrapproduzione mondiale a manifestarsi anche in questo settore.

    Le prospettive di chiusura degli stabilimenti e la riduzione dei posti di lavoro hanno portato a scioperi e manifestazioni in Germania. Il paese, considerato la locomotiva economica d'Europa, ha attraversato un lungo periodo di relativa pace sociale. La Mitbestimmung, cogestione in italiano, prevede la collaborazione fra operai e padroni, sancita dalla natura corporativa dei sindacati esistenti. Il fascismo non è una forma di governo tipica prima dell'Italia e poi della Germania ("La socializzazione fascista ed il comunismo"), ma un cambiamento del capitalismo avvenuto a livello globale, con l'Italia che ha fatto da pilota e subito seguita dal New Deal negli USA, dal nazismo in Germania e dalla controrivoluzione stalinista in Russia. Il fascismo rappresenta un determinato stadio di sviluppo delle forze produttive che richiede che l'economia regoli sé stessa per mezzo degli interventi dello Stato: la Tennessee Valley Autority negli USA, le bonifiche dell'Agro Pontino in Italia, la costruzione della diga sul Dnepr in Unione Sovietica e la rete autostradale in Germania (Autobahn) avevano il chiaro obiettivo di modernizzare le infrastrutture pubbliche. La nuova autostrada tedesca aveva bisogno di una vettura del popolo, e si cominciò a produrre la Volskwagen. Così facendo, si diede lavoro a migliaia di disoccupati (conquistandoli al regime) e si rilanciò l'economia nazionale. Il corporativismo nazista viene rifiutato politicamente dalla Germania democratica, ma l'impianto economico sopravvive con la cogestione.

Rivista n°56, dicembre 2024

copertina n° 56

Editoriale: I limiti dell'… inviluppo / Articoli: Il gemello digitale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Donald Trump e il governo del mondo / Rassegna: Il grande malato d'Europa - Il vertice di Kazan - Difendono l'economia, preparano la guerra / Recensione: Ciò che sembrava un mezzo è diventato lo scopo / Doppia direzione: Il lavoro da svolgere oggi - Modo di produzione asiatico? - Un rinnovato interesse per la storia della Sinistra Comunista - Isolazionismo americano post-elettorale?

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email