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  • Resoconto teleriunione  23 febbraio 2021

La borghesia brancola nel buio

La teleconferenza di martedì sera, presenti 23 compagni, è iniziata con il commento di alcune notizie riguardo i vaccini.

Le campagne di vaccinazione della popolazione sono in balia delle decisioni commerciali di alcune grandi aziende farmaceutiche, e gli stati, visti i ritardi nella consegna delle dosi da parte Pfizer, Moderna e AstraZeneca, spingono per una produzione autonoma. Per sconfiggere il Covid, al vertice del G7 il presidente americano Joe Biden ha rilanciato l'alleanza con l'Europa, ma sembra che tale unione sia finalizzata soprattutto ad allargare il fronte contro Russia e Cina. In Italia, dove si sta diffondendo la cosiddetta variante inglese del virus, cresce il numero delle zone e dei comuni in lockdown, è di nuovo in emergenza e, nonostante le evidenze, c'è ancora chi, tra le schiere di chi si dichiara comunista o di sinistra, afferma che tutto quello che sta accadendo è un complotto contro la classe operaia. Anche il cretinismo è una malattia infettiva e bisogna stare ben lontani dai diffusori. Le ondate di irrazionalità sono una conseguenza della vita senza senso, in cui l'esorcismo del virus ha qualcosa di esoterico e magico.

La società attuale non può coniugare salute e produzione perché, prima di tutto, viene il profitto. Finché gli ospedali reggono il peso dell'emergenza in corso si tengono aperte le attività, quando la situazione precipita si richiude di nuovo. Poi si vedrà. Insomma, si procede per tentativi senza farsi mancare una buona dose di improvvisazione.

Quando si è soggetti ad una patologia dovuta a stress fisico e mentale, magari causata dal lavoro, serve a poco inghiottire una pastiglia, se non ad alleviare momentaneamente il dolore. Andare alla radice del problema, invece, significa indagare le cause della malattia andando oltre il sintomo attraverso cui essa si manifesta. Lo stesso ragionamento vale per l'ecosistema: finché il capitalismo continuerà a crescere in maniera esponenziale, distruggendo gli habitat in cui vivono animali selvatici e introducendo coltivazioni ed allevamenti intensivi a ridosso di tali aree, questa attività predatoria non potrà che produrre disfunzioni.

Nessuno sa bene se i vaccini attualmente in circolazione siano utili per bloccare le varianti inglese, brasiliana, sudafricana del virus, senza contare le centinaia di mutazioni che verranno. I vaccini, da soli, non sono la soluzione. Come scrive Cristina Marrone sul Corriere della Sera ("Covid, quando tutto il mondo sarà vaccinato il virus sparirà?"), nella migliore delle ipotesi nei prossimi anni il virus provocherà qua e là focolai che dovranno essere bloccati sul nascere:

"Il coronavirus che provoca Covid-19 ha già colpito oltre 110 milioni di persone nel mondo e ne ha uccise quasi due milioni e mezzo. Le varie strategie di contenimento della diffusione del virus messe in atto nel mondo non sono state sufficienti a rispedire nel bacino animale Sars-CoV-2, come era successo con la Sars nel 2003. La conseguenza di questo fallimento è che quasi certamente non ci libereremo di questo virus perché ormai è troppo diffuso e trasmissibile. Secondo molti epidemiologi la pandemia terminerà quando in tutto il mondo ci sarà un numero sufficiente di persone che sarà stata vaccinata o si sarà ammalata, e avrà così acquisito l'immunità per un certo periodo di tempo. Ma il virus continuerà a circolare, ci conviveremo per anni e molto probabilmente diventerà endemico."

Il capitalismo è un insieme di rapporti sociali che sono il riflesso dei rapporti di produzione. In un contesto globale in cui i capitalisti delocalizzano le produzioni industriali dove il lavoro costa meno, i proletari sono disposti, per difendere il "proprio" posto, ad accettare condizioni lavorative semi-schiavistiche e, in molti casi, nocive per la salute. Basti pensare a quanto è successo all'Ilva di Taranto o al petrolchimico di Porto Marghera: per anni (complici i sindacati) si è barattata la salute di lavoratori e cittadini con la difesa di qualche migliaio di posti di lavoro. I rapporti sociali capitalistici sono diventati catene che bloccano l'ulteriore sviluppo sociale e per salvaguardare il sistema economico i salariati vengono trattati come carne da macello, nelle fabbriche, negli ospedali e nei magazzini della logistica. In migliaia sono costretti a prendere mezzi di trasporto e ad assembrarsi nei luoghi di lavoro, con il rischio di essere contagiati e a loro volta contagiare altri.

Se il proletariato abdica alla quotidiana difesa delle sue condizioni di vita, non può nemmeno pensare di fare il salto politico verso un'altra forma sociale. Dal punto di vista dello schieramento di classe la situazione non è certo rosea. Il proletariato non va né mitizzato né santificato: se non riesce a costituirsi come classe per sé e a darsi un proprio organo politico, resta un oggetto in mano al Capitale. Oggi, i militanti rivoluzionari che restano sul filo del tempo difendendo la linea del futuro di specie, fanno un lavoro controcorrente, non riconosciuto dalla classe sfruttata. D'altronde, vale per l'ideologia quanto Engels diceva a proposito della religione: con la rivoluzione non ci si libera immediatamente dalla superstizione religiosa, anche dopo la presa del potere da parte del partito di classe, ci vuole del tempo per superare il vecchio modo di pensare.

La struttura materiale della società è matura per un cambiamento radicale, ma l'ideologia è un elemento che ritarda l'avvento della società futura. Essa è una forza materiale, è il prodotto di determinati processi storici. Quando nel corso degli anni Venti la Rivoluzione russa si trasformò in controrivoluzione, venne ipotecato per decenni il futuro dell'umanità. La Russia bolscevica, priva dell'aiuto del proletariato europeo, venne soffocata dalla controrivoluzione stalinista, che diventò un attrattore per il movimento operaio, etichettando il capitalismo come socialismo e stravolgendo così il lessico marxista. Ma la rivoluzione è sempre in marcia e il cambio di paradigma si manifesterà in maniera dirompente, così come una trave si spezza sotto un peso crescente.

Un compagno ha segnalato un interessante rapporto dell'FMI in cui viene previsto l'aumento del rischio di agitazioni sociali nei prossimi anni, man mano che la pandemia si attenuerà. I borghesi interpellano il loro oroscopo e scoprono che ci sono tutti gli elementi (sociali, economici, sanitari) per lo scoppio di rivolte generalizzate.

Nonostante i potenti mezzi tecnici e scientifici a disposizione, la borghesia fatica a comprendere i meccanismi di funzionamento del proprio modo di produzione. Prendiamo ad esempio l'inflazione: per un monetarista essa è provocata da un eccesso di circolazione sul mercato, per un keynesiano non è un fatto monetario ma di equilibrio tra risparmio ed investimento, da correggere tramite l'intervento dello stato. Una certa corrente borghese l'attribuisce all'attività bancaria che per sua natura creerebbe moneta tramite i prestiti erogati ai clienti: siccome per legge la banca può prestare più di quanto abbia in deposito, non sarebbe il deposito a creare il prestito ma il prestito a creare il deposito.

Mario Draghi ha sempre auspicato una crescita dell'inflazione, ritenuta positiva in una certa percentuale dai modelli borghesi. Fra le teorie più creative, c'è quella dell'influenza psicologica sull'andamento dei prezzi: quando essi iniziano a scendere, finisce che scendono ancora di più perché i consumatori si aspettano proprio che scendano ancora di più per acquistare! Siamo nel corso di una crisi sistemica, la produzione crolla, milioni di persone perdono il lavoro o non l'avranno mai, s'è innescata la catena dell'abbassamento dei consumi e della chiusura di attività produttive e distributive e, tuttavia, l'economia politica ci dice che la deflazione è una questione psicologica ("La creazione").

Fino agli anni Ottanta l'inflazione correva a doppia cifra ma, in Italia come in Francia, esistevano protezioni per tutelare il potere d'acquisto dei salari (vedi "scala mobile"). Oggi non c'è nessuna protezione automatica e, con un'inflazione del 20%, nel giro di pochissimo tempo le popolazioni sarebbero alla fame. Tutti i parametri economici sono sballati, ne sono conferma i massicci movimenti verso il Bitcoin, giunto a valere 57 mila dollari. Tale situazione non si può paragonare alla speculazione sui prezzi dei tulipani olandesi del Seicento, perché all'epoca il funzionamento dell'economia era di tipo elementare, mentre oggi ci sono banche e centri d'investimento collegati a reti di computer pronti a effettuare centinaia di migliaia di operazioni al secondo sui mercati finanziari globali. La crisi dei mutui subprime è un monito inascoltato.

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    Il libro è forse il primo in cui nella parte conclusiva non si fa cenno a miracoli per salvare la società capitalistica da sé stessa. Già questo è un tratto interessante. Infatti, l'autore propone solo due scenari a cui deterministicamente faremo fronte: uno "distopico" e uno "utopico". Ancora una volta l'economia politica si dimostra incapace, attraverso i suoi modelli e strumenti interpretativi, di compiere un salto, a noi già noto, "dall'utopia alla scienza". Se non si riconosce il comunismo come " movimento reale che abolisce lo stato di cose presente", non si possono che raffigurare distopie e utopie rinascimentali (altro spartiacque storico). I due termini sono raffrontati senza far riferimento a un qualsiasi parametro di specie: Utopia rispetto a cosa? Distopia dovuta a? Roubini ci spiega solo che siamo in una tempesta "perfetta", perché le megaminacce ormai incombenti sono date come "strutturali"; diremo noi, connaturate all'attuale modo di produzione. Sono strutturali ma non si dà una spiegazione di questo aggettivo. Si dice, correttamente, che la complessità delle megaminacce sta nella loro sincronia e nell'interagire tra loro, difficilmente prevedibile e computabile. L'ideologia dominante comincia a proporre la sua visione cieca: è molto più facile pensare la fine del mondo che la fine del capitalismo.

    Per l'economista statunitense è sicuro che una bolla finanziaria scoppierà, l'incognita riguardo solo il quando e quanto in termini di danni provocati. Dice inoltre che bisogna tenere d'occhio l'eurozona e i suoi anelli più deboli, come Italia e Grecia, i primi che a causa di una crisi del debito potrebbero saltare, provocando un effetto domino.

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    SVB, la sedicesima banca degli Stati Uniti, non sapendo che farsene della liquidità raccolta negli ultimi anni, ha investito principalmente in titoli di Stato americani, arrivando a fine 2022 a detenere quasi 100 miliardi di bond governativi. Con il rialzo dei tassi d'interesse, le startup che prima riuscivano ad ottenere denaro pressoché gratuito dai fondi, sono andate in affanno e hanno dovuto prelevare dai depositi della banca californiana una grande quantità di denaro. Per far fronte ai prelievi, SVB ha dovuto vendere ad un prezzo inferiore i titoli accumulati, perdendo circa due miliardi di dollari, e facendo scattare prima la corsa agli sportelli e poi l'intervento di FED e governo. Biden si è affrettato a dichiarare al mondo che il "sistema bancario è solido. Nessuna perdita sarà a carico dei contribuenti."

    Assicurazioni sulla solidità del castello di carta della finanza sono state elargite anche quando è scoppiata la crisi dei mutui subprime nel 2008, eppure da allora il mondo non si è più ripreso. Nell'articolo "Non è una crisi congiunturale", pubblicato quell'anno (rivista n. 23), scrivevamo che ogni proiezione prevedeva il ripresentarsi di una crisi catastrofica entro un paio di decenni. Se aggiungiamo gli eventi che si sono verificati in seguito, come la Primavera araba, la crisi degli Stati, la pandemia di Covid-19 e la guerra in Ucraina, ne deduciamo che il sistema si sta sgretolando.

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    Alla teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 20 compagni, abbiamo parlato di robot e automazione partendo da un articolo dell'Economist intitolato "Don't fear an AI-induced jobs apocalypse just yet".

    Lo scorso primo marzo, all'Investor Day 2023 di Tesla, Elon Musk ha presentato Optimus, un robot umanoide da utilizzare a casa e in fabbrica del costo previsto di 20.000 dollari. Durante il meeting è stato proiettato il video di un automa intento a costruirne un altro simile: a breve, ha dichiarato l'imprenditore sudafricano, il rapporto 1:1 tra robot e umani potrebbe essere superato.

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Rivista n°52, dicembre 2022

copertina n°52

Editoriale: Niente di nuovo sul fronte orientale

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Newsletter 245, 19 gennaio 2022

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Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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