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  • Resoconto teleriunione  26 gennaio 2021

Una curva pericolosa

La teleconferenza di martedì sera, presenti 21 compagni, è iniziata commentando alcuni articoli pubblicati in occasione del centenario della nascita del Partito Comunista d'Italia.

Il sito Jacobinitalia.it ha pubblicato un'intervista a Pietro Basso sull'antologia di scritti in lingua inglese di Amadeo Bordiga di cui egli è stato curatore (The Science and Passion of Communism. Selected Writings of Amadeo Bordiga (1912-1965)). Lo studioso riconosce al rivoluzionario napoletano grandi meriti ma gli rimprovera di aver negato, con il suo anti-democratismo, la "necessaria battaglia per la difesa dei diritti democratici delle classi lavoratrici". Dimentica, evidentemente, che per i comunisti la lotta di classe non è questione di diritti bensì di forza.

Nell'articolo "Amadeo Bordiga - Ascesa e caduta di un rivoluzionario", comparso recentemente su Marxismo.net, si legge: "Contribuisce a rendere quella di Bordiga una concezione politica sui generis anche la sua natura non sistematica. Egli espresse il suo pensiero in interventi puntuali e sparsi, rifiutandosi di dargli una veste organica: la sua produzione è composta da pochi lavori d'insieme e un numero incalcolabile di articoli, note, documenti, sempre legati alla battaglia contingente, utili agli obiettivi del momento. Questo modo di operare è senz'altro uno dei motivi che ne hanno decretato il sostanziale oblio nella tradizione comunista."

Ora, poco importa che gli autori di questi articoli si richiamino alla tradizione della Sinistra Comunista oppure al trotskismo. E' da notare, invece, che ciò che li accomuna è l'identificazione di Bordiga con il battilocchio, che perciò viene trattato in qualità di leader e non come il prodotto di un movimento collettivo. I livelli di falsificazione messi in atto in occasione del centenario rosso sono stati diversi, a partire da quello, dozzinale, degli eredi del PCI, che hanno omesso la figura di Bordiga nell'opera di fondazione del PCd'I per sostituirla con quella di Gramsci o Togliatti; o quello di coloro che, riscoperto il "protagonista dimenticato", tentano di "valorizzarlo" mettendone in commercio il nome e le idee.

E' la controrivoluzione a riscrivere la storia, lasciando spazio a certe interpretazioni politiche piuttosto che ad altre. L'idea che la Sinistra Comunista abbia prodotto teorizzazioni importanti ma che non valga granché dal punto di vista pratico è ormai il leitmotiv dei suoi critici. Il modo migliore per opporsi a quest'azione pluridecennale di depotenziamento della teoria rivoluzionaria è fare buon uso del materiale che ci ha lasciato in eredità la nostra corrente, continuandone l'elaborazione sul filo del tempo.

La teleconferenza è proseguita con un aggiornamento sulle rivolte in corso nel mondo. In India non accenna a placarsi l'assedio dei contadini a Nuova Delhi. In Olanda ci sono stati centinaia di arresti in seguito alle violente proteste contro il coprifuoco. Manifestazioni anti-lockdown si sono avute anche a Berlino, Madrid, Copenaghen, e in Libano, dove la popolazione ha protestato contro le misure di confinamento e il peggioramento delle condizioni di vita. In Tunisia migliaia di manifestanti hanno assediato il Parlamento, protetto da un ingente spiegamento di forze, mentre era in discussione la mozione di fiducia sul rimpasto di governo. L'anno scorso l'economia tunisina è scesa di oltre l'8% e il deficit ha superato il 12% del PIL.

Il FMI vede al ribasso la crescita mondiale, tagliando le stime per Europa e Stati Uniti. Il Fondo, che prevedeva un calo del 12,8% del PIL italiano per il 2020, conta ora (World Economic Outlook Update) su una flessione del 9,2%. Riguardo l'occupazione, l'International Labour Organization calcola che sono 255 milioni i posti di lavoro persi nel 2020 in seguito alle restrizioni anti-Covid.

Gli stati capitalisti fanno fatica a reggere il proprio peso: il blocco dei licenziamenti, l'erogazione di sussidi e bonus a milioni di persone, la cassa integrazione, la sospensione dei mutui, gli incentivi alle imprese, servono a puntellare l'economia e a ritardare lo scoppio di rivolte, ma non sono sostenibili nel lungo periodo. In Italia, il Recovery plan da presentare a Bruxelles per ottenere circa 200 miliardi tra prestiti e finanziamenti, ha portato ad un braccio di ferro (leggi lotta per la ripartizione del valore) tra le varie componenti borghesi, sfociato poi nella crisi di governo.

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi si è detto molto preoccupato per la situazione economica del paese, sostenendo l'impellente necessità di fare riforme incisive (che spiegherebbe lo strappo di Italia viva). Tra le varie ipotesi al vaglio per uscire dall'impasse esiste quella di un governo tecnico. Ma per fare cosa? Per snellire la pubblica amministrazione, tagliare un po' di sprechi e aumentare la produttività del lavoro? Il risultato sarebbe di far produrre a pochi operai ciò che prima producevano in molti, aumentando il numero dei disoccupati, i quali consumano meno. La palude del mercato si estende mentre si ingigantisce il vulcano della produzione. Confindustria vorrebbe inoltre cancellare il reddito di cittadinanza e sostituirlo con le politiche attive per il lavoro, ma è la stessa cosa che aveva promesso di fare il M5S.

La parabola del plusvalore non si può invertire con le riforme, seppur di sistema: essa ha un andamento storico, una freccia del tempo, e la volontà degli uomini non può far tornare indietro la ruota della storia.

La classe dominante è allo sbando, non riesce a sconfiggere il suo nemico perché dovrebbe innanzitutto sconfiggere sé stessa. La borghesia ha una notevole capacità di progettazione a livello locale (nella fabbrica), mentre a livello generale (nella società) è in preda all'anarchia del mercato (vedi i disastri combinati con l'emergenza Coronavirus). E in mancanza di reazioni di classe, essa manda i lavoratori al macello: secondo i dati di Inail Veneto, un infortunio su quattro è dovuto al virus, contratto sul posto di lavoro.

A proposito di progettazione industriale, l'azienda SpaceX di Elon Musk ha spedito nello spazio vettori lunghi 50 metri e pesanti decine di migliaia di tonnellate. La strategia dell'eccentrico imprenditore è chiara: far parlare di sé, come accaduto di recente con il lancio di 143 satelliti con un solo vettore, e attrarre così milioni di dollari. I soldi si attaccano ai soldi e chi più ne ha più tende ad averne, dimostra il principio di Pareto.

Il capitalismo, nonostante tutto, resiste. "Ho passato buona parte degli ultimi tre anni cercando di capire come mai l'attuale sistema capitalistico non funzioni. Ma recentemente ho incominciato a pensare molto di più sul come mai funzioni". Così scriveva già quattro anni fa Rana Foroohar, responsabile del settore economico di Time. Marx trovò la risposta notando che con lo scoppio delle crisi entrano in gioco le "cause contrastanti", capaci di far aumentare la produttività del lavoro. Storicamente, però, ogni causa contrastante si tramuta nel suo contrario: l'aumento del grado di sfruttamento della forza lavoro significa aumento del macchinismo e quindi decremento del saggio di profitto. E allora, perché lo zombie capitalista ancora cammina? Perché ci sono forze sociali che lo sostengono, a cominciare dai sindacati, sempre più al servizio dello Stato.

Sono in molti a chiedersi come mai la formazione del partito ritardi tanto vista la situazione sociale matura. In realtà, come scritto in "Attivismo" (1952), "in qualunque frangente, anche il più periglioso dell'esistenza della dominazione borghese, anche allorché tutto sembra franare e andare in rovina (la macchina statale, la gerarchia sociale, lo schieramento politico borghese, i sindacati, la macchina propagandistica), la situazione non sarà mai rivoluzionaria, ma sarà a tutti gli effetti controrivoluzionaria, se il partito rivoluzionario di classe sarà deficitario, male sviluppato, teoricamente traballante."

Siamo nella fase finale di un processo storico che vede il capitalismo soffrire di senilità e gli stati ritirarsi su posizioni indifendibili. In ambito marxista non si sono risparmiate negli anni le polemiche sul tema "il capitalismo scompare da sé oppure serve l'azione del proletariato?". Eppure dal punto di vista scientifico la morte del capitalismo è un dato di fatto. Prendiamo, ad esempio, la situazione negli Stati Uniti: essa dimostra una tendenza allo sfaldamento della società e un conflitto ben più profondo di quello narrato sulle pagine dei giornali; la middle class, che ha rappresentato il pilastro su cui si è retto il capitalismo, sta scomparendo. A mancare è dunque quel cuscinetto che attutiva lo scontro tra le due grandi classi, il proletariato e la borghesia.

La caratteristica di qualsiasi modo di produzione è di avere uno sviluppo a forma di "S", un andamento che solitamente troviamo riprodotto nei grafici sui libri di teoria della complessità e di dinamica dei sistemi. Si tratta di una curva pericolosa per il capitalismo, anche perché il punto di flesso è già stato superato (La crisi del capitalismo senile, 1984).

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