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  • Resoconto teleriunione  19 aprile 2022

Non potete fermarvi, solo la rivoluzione lo può

La teleriunione di martedì sera, connessi 15 compagni, è cominciata con una richiesta di chiarimento rispetto a quanto abbiamo scritto nell'ultimo resoconto, ovvero che gli Usa "sono anche colonizzatori di sé stessi, agendo come alieni verso le popolazioni occupate e pure verso la propria".

Il riferimento al moderno colonialismo a stelle e strisce, emerso durante lo scorso incontro on line, si richiamava al nostro articolo "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" (capitolo V. L'invasione degli ultracorpi), nel quale affermiamo che anche alcune frange borghesi comprendono che per milioni di americani il loro stesso Stato è un alieno, un qualcosa che non fa parte del paese. Si pensi, ad esempio, alla trilogia dell'impero di Gore Vidal (La fine della libertà, Le menzogne dell'impero, Democrazia tradita).

La riunione è proseguita riprendendo la discussione sulla guerra in Ucraina e le sue conseguenze.

Il conflitto in corso è anche sintomo del disallineamento tra le singole borghesie e il capitale autonomizzato? In effetti c'è una contraddizione tra le esigenze del capitale anonimo globale e gli interessi dei capitali nazionali. Lo rileva il FMI che, per bocca del suo economista-capo Pierre-Olivier Gourinchas, lancia l'allarme: "Gli effetti economici della guerra si stanno diffondendo in lungo e in largo, come le onde sismiche che emanano dall'epicentro di un terremoto". Dello stesso parere il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres che, riferendosi alla guerra in Ucraina, afferma: "questa non è una crisi che può essere risolta a pezzi, paese per paese. Questa emergenza globale e sistemica richiede soluzioni globali e sistemiche". Dal punto di vista generale il capitale richiede ordine e stabilità per continuare ad accumulare, allo stesso tempo i capitali nazionali continuano a marciare verso i propri interessi a discapito di quelli altrui; e così scoppiano conflitti commerciali e/o bellici. La pianificazione non va d'accordo con la guerra di tutti contro tutti, l'abbiamo visto anche negli articoli sul Coronavirus: all'inizio della pandemia l'OMS ha diramato l'elenco dei principali punti della sua azione, ai quali le istituzioni nazionali e locali avrebbero dovuto uniformarsi, ma ognuno ha invece agito per conto proprio, procedendo in ordine sparso e complicando la situazione.

Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, è improbabile che gli Stati Uniti non reagiscano all'invasione russa. E cosa potranno fare, dato che non sono abituati a trattare con il nemico, se non puntare a smantellare ciò che ha fatto la Russia? Utilizzeranno, come stanno già facendo, i paesi vassalli europei per mandare armi e fondi economici a Kiev (d'altronde gli Usa sono maestri nelle guerre per procura e nell'uso delle partigianerie), ma non solo: stanno anche volgendo a proprio vantaggio le sanzioni europee contro la Russia: si veda l'annuncio della fornitura a breve termine di gas naturale liquefatto all'Europa per sopperire alla carenza del gas proveniente dal paese nemico. Siamo sicuri che si limiteranno a questo?

La Russia non è comandata da un pazzo, come vogliono far credere i media mainstream occidentali; il capo del Cremlino e il suo entourage avranno sicuramente pianificato reazioni e piani alternativi in caso di attacco. Per adesso, quella che si sta svolgendo è una guerra a bassa intensità per obiettivi limitati. Ma rimane da chiedersi come mai il nano economico russo abbia deciso di contrapporsi frontalmente al gigante americano. Forse perché pensa di avere alle spalle paesi che hanno tutto l'interesse a ridimensionare il dominio del dollaro sul mondo? A questo proposito, è stato segnalato l'articolo di Ellen Brown "L'imminente rivoluzione finanziaria globale: la Russia segue il copione americano".

Abbiamo accennato al fronte cinese della guerra al virus: i focolai stanno diventando sempre più difficili da controllare e, oltre a Shanghai, altre cinque province subiscono lockdown parziali in cui la mobilità di 150 milioni di persone è limitata. I blocchi avranno un impatto sull'economia della Cina ma potrebbero averlo anche sulla tenuta sociale del paese (The Economist, "What China gets wrong").

Le teorie della complessità ci dicono che, superata una certa soglia, si mettono in moto processi a cascata i quali conducono alla catastrofe sistemica. Una variabile indipendente, in grado di sconvolgere i piani dei vari attori statali, è l'entrata in scena del proletariato. Nel grande wargame in corso potrebbe fare la sua apparizione la lotta di classe. Il proletariato, spinto da forti determinazioni materiali, potrebbe dotarsi di un proprio organismo politico e cominciare a fare il proprio gioco.

Le Tesi sulla tattica del PCd'I (Roma, 1922) sono un sofisticato wargame giocato senza scacchiera o computer. Il capitolo II (Processo di sviluppo del Partito comunista) comincia così:

"L'organizzazione del partito proletario si forma e si sviluppa nella misura in cui esiste, per la maturità di evoluzione della situazione sociale, la possibilità di una coscienza e di una azione collettiva unitaria nel senso dell'interesse generale e ultimo della classe operaia".

Perché si formi il partito rivoluzionario devono dunque verificarsi determinate condizioni sociali, le quali a loro volta determinano l'apparire di altre condizioni e così via, secondo la dinamica "se... allora..." formalizzata dalla nostra corrente nello schema di rovesciamento della prassi (Teoria e azione nella dottrina marxista, 1951). La nostra concezione organica del partito rivoluzionario vede la presenza di processi bottom-up (spinta dal basso all'alto) e top-down (spinta dall'alto al basso), ovvero di retroazioni continue tra "centro" e "periferia".

Anche il capitalismo è arrivato ad approfondire i temi della complessità e dell'autoregolazione, inventando una specifica branca scientifica: la cibernetica, che naturalmente interessa anche i comunisti. Il partito della rivoluzione evidenzia le capitolazioni di fronte alla teoria rivoluzionaria, separa ciò che vale la pena di studiare dalla spazzatura da buttare. Capita invece che proprio coloro che si definiscono marxisti si disinteressino dei risultati della scienza "borghese". Durante l'ultimo grande tentativo rivoluzionario, forse solo Bogdanov con la sua Tectologia (scienza generale dell'organizzazione o scienza delle strutture) espresse la necessità di ricercare i principi organizzativi fondamentali di ogni sistema. Il tema riguarda direttamente l'organizzazione scientifica del lavoro, che esisterà anche dopo la morte del capitalismo.

I comunisti sono esploratori nel domani e quindi devono rimarcare i saggi di organizzazione futura comunista. Recentemente, durante le riunioni teoriche del venerdì, abbiamo analizzato i lavori di Maturana e Varela (Autopoiesi e cognizione. La realizzazione del vivente) e Stafford Beer (progetto Cybersyn), che sono stati d'ispirazione per Nick Dyer-Witheford per scrivere l'articolo "Red Plenty Platforms". Teorie come l'ipotesi Gaia (James Lovelock) dimostrano che la Terra è un sistema sinergico e autoregolato, in equilibrio dinamico. Se la nostra specie non si mette in armonia con il Pianeta continuerà a segare il ramo su cui è seduta, come risultò già nel 1972 dal rapporto I limiti dello sviluppo commissionato al MIT dal Club di Roma. La specie umana è a rischio di estinzione.

Con gli armamenti oggi a disposizione gli esiti di una escalation militare potrebbero essere estremamente pericolosi. L'attacco all'incrociatore lanciamissili Moskva pone tutta una serie di interrogativi sugli armamenti oggi in campo e sull'efficacia dei sistemi di difesa. L'obsolescenza delle armi porta a mutamenti di strategia. Le minacce di attacchi nucleari non vanno minimizzate. La guerra atomica porta alla mutua distruzione assicurata, ma non è detto che per questo non possa verificarsi. Già la Seconda guerra mondiale è stata una guerra di macchine (vedi battaglia delle Midway), oggi con la rivoluzione informatica i conflitti diventano anche cibernetici (Perimetr) e gli uomini sempre meno importanti. La guerra va bloccata nella sua fase iniziale. Per l'imperialismo essa non è un problema, è una soluzione. Scrive Amadeo Bordiga nel 1957:

"Tra venti anni la alternativa tra guerra imperialista mondiale e rivoluzione. Ma non si deve intendere che dopo la guerra verrà la rivoluzione, piano che ci ha mentito nel 1919 e nel 1945 (è noto che mi si accusa che nell'altro dopoguerra nemmeno ci credevo, né in Italia né in Europa). La rivoluzione verrà se la guerra sarà bloccata sul suo scatto, e capovolta, ossia se impedirà che la guerra si sviluppi. Perché tanto sia possibile sarà necessario che un potente partito internazionale sia organizzato con la dottrina che solo abbattendo il capitalismo si impedisce la serie delle guerre. Insomma, l'alternativa è questa: o passa la guerra, o passa la rivoluzione."

Questo modo di produzione non si ferma nemmeno di fronte al baratro, esso bada al profitto e non alla salvaguardia della specie umana, anzi, come scritto in "Imprese economiche di Pantalone" (1950): "Il Capitale offre tutti i miliardi di quattro secoli di accumulazione per lo scalpo del suo grande nemico: l'Uomo."

Abbiamo quindi concluso la teleconferenza ricordando il titolo di un articolo di Battaglia Comunista del 1951: "Non potete fermarvi, solo la rivoluzione proletaria lo può, distruggendo il vostro potere."

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