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  • Resoconto teleriunione  7 giugno 2022

"Situazione sociale esplosiva"

La teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 21 compagni, è iniziata con alcune considerazioni sul tema del salario minimo, in relazione all'accordo raggiunto dall'Unione europea in questi giorni.

L'intesa sui minimi salariali dovrà ora essere ratificata dal Parlamento e dal Consiglio Ue, e toccherà poi ai singoli Paesi membri recepire la direttiva. Non c'è ancora nulla di certo, dunque. La crescita dei prezzi trainata dal rincaro dell'energia sta riducendo il potere d'acquisto dei lavoratori, perciò gli stati dovranno intervenire in qualche modo per cercare di preservare la pace sociale e sostenere i consumi delle famiglie.

Durante un incontro pubblico a Torino il segretario generale della CGIL ha detto che "siamo di fronte a una situazione sociale esplosiva. Non ci sono solo i salari bassi, ma un livello di precarietà nel lavoro e nella vita che non c'è mai stato, una situazione di incertezza, insicurezza." In un'altra occasione ha evocato la necessità di "un contributo di solidarietà da parte dei più ricchi", ovvero l'adozione di un'imposta patrimoniale da "applicare anche alle rendite finanziarie" per aumentare i salari. Pezzi di classe dominante e di burocrazia sindacale sono arrivati all'idea che bisogna agire sulla "propensione marginale al consumo" (la quale ci dice che l'aumento di un reddito basso si traduce comunque in consumo, mentre l'aumento di un reddito alto si traduce tendenzialmente in tesaurizzazione, risparmio o speculazione), anche perché, come scrive The Economist, si sta profilando all'orizzonte una nuova recessione in Europa e negli Stati Uniti (Europe's economy grapples with an acute energy shock", "A recession in America by 2024 looks likely").

Da segnalare l'incontro avvenuto a Valencia il 27 e 28 maggio scorsi, Four Day Week International Summit, dedicato all'attuazione della settimana lavorativa di 32 ore e che ha coinvolto partiti, imprese, sindacati ed economisti. Secondo la CGIL, uno dei punti da discutere nel prossimo congresso dell'organizzazione sarà proprio la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. In Gran Bretagna, da lunedì 6 giugno i dipendenti di settanta imprese di varie dimensioni lavoreranno quattro giorni a settimana, pur mantenendo lo stesso stipendio, per verificare l'effetto sulla produttività; il progetto pilota - riporta Il Sole 24 Ore – è organizzato dal think tank Autonomy e dalla Ong 4 Day Week Global, durerà per sei mesi e sarà monitorato da esperti delle Università di Oxford e Cambridge, e dal Boston College degli Stati Uniti. Un'altra iniziativa da seguire è quella dei "cittadini europei", volta ad introdurre un reddito di base incondizionato in Europa per ridurre le disuguaglianze. Bruxelles dovrà tenerne conto se si raggiungesse, entro il 25 giugno, quota 1 milione di firme.

A quanto pare la rivendicazione classica del movimento operaio, salario ai disoccupati e drastica riduzione dell'orario di lavoro, sta per essere realizzata dallo stesso capitalismo. Questo è un segno tangibile della maturità della situazione sociale. La controrivoluzione per essere efficace deve realizzare, almeno in parte, le istanze storiche del proletariato. Ciò comunque non basterà a risolvere le contraddizioni del capitalismo: dal tempo di Marx sappiamo che l'aumento della forza produttiva del lavoro porta alla caduta generale del saggio di profitto.

Di fronte alla crisi della legge del valore (non si può estrarre da pochi operai sfruttati al massimo lo stesso plusvalore che si ricava da tanti sfruttati meno), la sovrastruttura politica borghese è costretta ad intervenire. Essa è come un organismo "cibernetico" regolato da "sensori" che polarizzano (informano) il sistema in modo che rimanga stabile (l'esempio più banale è quello del termostato). Se la società si impoverisce, se cresce la miseria, allora lo Stato, il capitalista collettivo, aziona dei meccanismi di redistribuzione del reddito, ovviamente rispettando le compatibilità economico-finanziarie.

In Italia sono oltre due milioni i Neet, i giovani che non studiano e non lavorano. E i recenti fatti di Peschiera del Garda, dove un raduno di ragazzi in spiaggia organizzato sulla piattaforma TikTok si è trasformato in risse e disordini, hanno fatto preoccupare le autorità locali e non solo, ricordando quanto succede da anni nelle periferie francesi (La banlieue è il mondo").

E se i giovani senza riserve e senza futuro cominciassero ad organizzare flash mob con degli obiettivi diversi da quello di andare al lago?

La classe dominante teme il proletariato anche quando esso è passivo e non dà segni di ribellione. La borghesia è la classe che detiene il potere, deve difenderlo; il proletariato è la classe "oppressa", non si può difendere che pretendendo di più rispetto a quello che ha, cioè può solo attaccare (Wargame. Non solo un gioco").

La teleconferenza è proseguita con il commento di un articolo di The Economist sul rischio di una nuova era nucleare ("A new nuclear era"). Secondo il settimanale inglese, Putin, anche se non userà la bomba atomica, ha già sconvolto l'ordine nucleare internazionale. Il riferimento è al messaggio inviato alle televisioni all'inizio dell'invasione in Ucraina: "Chiunque cerchi di interferire, e ancora di più di minacciare il nostro Paese, il nostro popolo deve sapere che la risposta della Russia sarà immediata e vi porterà a tali conseguenze che non avete mai sperimentato nella vostra storia". Tale situazione spinge anche stati meno forti a passare al nucleare e determina un'escalation militare mondiale, di cui il riarmo tedesco è solo un aspetto.

Questa guerra, non ancora dispiegata, sta già cambiando le tattiche e gli strumenti bellici. La Russia ha deciso di attaccare perché ha compreso che si è stabilita una qualche forma di simmetria con l'America. Se ha sfidato lo sbirro globale vuol dire che pensa di avere qualcuno alle spalle, di non essere sola. Detto questo, è difficile pensare che Washington si accordi con Mosca e faccia delle concessioni. Questo creerebbe un pericoloso precedente e provocherebbe reazioni a catena. Insomma, non si vede all'orizzonte la possibilità della pace o quantomeno di un'intesa tra i belligeranti.

C'è poi la questione tecnica riguardante le armi. La guerra elettronica non si è ancora manifestata compiutamente, ma qualora ciò accadesse nessuno saprebbe cosa potrebbe succedere, che tipo di armi servirebbero per sconfiggere i nemici. Sono di sicuro già presenti dei prototipi hi-tech nei laboratori militari dei vari stati. Esistono e sono a disposizione degli eserciti munizioni guidate di precisione (PGM), specialmente bombe e missili, il cui utilizzo generalizzato comporterebbe un cambiamento epocale della simmetria in guerra. Le munizioni intelligenti simulano il comportamento degli esseri viventi e rappresentano un salto di qualità nel processo di autonomizzazione della guerra dagli uomini. Quella prossima ventura sarà basata sulle onde elettromagnetiche, sulle reti, sui software, e il primato dell'acciaio verrà meno.

Come dice von Clausewitz, chi si mette sulla difensiva ha un vantaggio rispetto a chi è all'attacco. Chi sta sulla difensiva ha la possibilità di rilevare via radar i segnali emessi dal nemico e localizzarlo. Questa partita non si concluderà in Ucraina, il cui territorio è il primo banco di prova di un conflitto ben più ampio. Siccome si tratta di un wargame, c'è da credere che Mosca abbia pianificato le mosse successive e abbia una strategia a lungo termine che per adesso non si riesce ancora a comprendere. Facciamo allora qualche ipotesi: potrebbe essere che la Russia, dopo "l'operazione militare speciale" in Ucraina, decida di mettersi sulla difensiva e aspettare una contromossa americana. Avrà già preparato una serie di iniziative militari; trovandosi la porta sbarrata in Europa potrebbe dare inizio ad un'operazione in grande stile nel cuore del mondo, l'Heartland di Mackinder. La politica "aggressiva" della Russia, per forza di cose, dovrà andare fino in fondo.

Questi temi, per adesso solo abbozzati, saranno sviluppati durante il prossimo incontro redazionale, che si terrà in modalità on-line i prossimi 18 e 19 giugno.

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Rivista n°52, dicembre 2022

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Editoriale: Niente di nuovo sul fronte orientale

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