Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  1 marzo 2022

Guerra in Ucraina

Durante la teleriunione di martedì sera, a cui si sono collegati 20 compagni, abbiamo parlato della situazione in Ucraina e delle sue implicazioni.

La Russia si sente accerchiata. Alcune cartine pubblicate dalla rivista Limes (n. 1/16, "Il mondo di Putin") evidenziano le pressioni a cui essa è sottoposta da tutti i lati, e che la spingono a reagire. Dalla caduta del Muro di Berlino e dalla fine del vecchio assetto dualistico del mondo (condominio Usa-Urss), la nazione più estesa del pianeta si sente insicura ai propri confini e ha la necessità di preservare il proprio status geopolitico, compromesso dall'allargamento della Nato. Nel 2020 la notizia della possibilità di uno spostamento in Polonia delle armi nucleari americane dislocate in Germania è stata accolta dalla Russia come una provocazione, al pari dell'ingresso nella Nato, nel 2004, di altri paesi dell'area ex-sovietica (Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania e Slovacchia).

Negli ultimi anni la Nato si è spinta sempre più ad est, e Usa e Inghilterra hanno accresciuto la loro influenza in Ucraina con la rivolta di piazza Maidan del 2014. Il presidente d'allora, Viktor Janukovič, fu costretto a fuggire in Russia e in seguito alla "rivoluzione" ucraina Mosca rifiutò di riconoscere il nuovo governo ad interim prendendo, per tutta risposta, il controllo della Crimea.

Ammettendo pure che la Russia riesca a vincere il conflitto, viene spontaneo domandarsi come Mosca intenda gestire il dopoguerra, dovendo governare una popolazione sostanzialmente ostile. Che appoggio potrebbe mai avere un eventuale governo fantoccio filorusso nella situazione che si è determinata nel paese? In una cartina dell'Ucraina pubblicata dalla Reuters sono riportati gli attacchi effettuati dall'aviazione russa, mirati a distruggere l'infrastruttura militare del paese (basi, postazioni radar, sistemi di difesa). L'operazione bellica vede la stretta collaborazione tra forze aeree, terrestri e navali. Il giorno precedente l'inizio dell'invasione, i siti governativi e militari ucraini sono stati oscurati da un massiccio attacco informatico. Nelle intenzioni del Cremlino, molto probabilmente, si doveva effettuare una guerra lampo (blitzkrieg), volta a rovesciare il governo Zelensky e ad annettere le repubbliche separatiste del Donbass. Adesso, invece, una colonna di carrarmati, blindati e veicoli logistici russi lunga una sessantina di km è ferma sulla strada verso Kiev in attesa di fare qualcosa.

Sembra improbabile l'annessione dell'Ucraina da parte della Russia, così come uno scontro diretto con gli Usa (la superiorità aerea americana è fuori discussione). Nel 2021 la spesa militare russa è stata di 46 miliardi di dollari e nel 2024, secondo il nuovo programma di Mosca, dovrebbe arrivare a 52, cifra comunque inferiore a quella impiegata da inglesi e tedeschi nel 2020. Nello stesso anno i cinesi hanno impegnato nel settore 252 miliardi di dollari (con un aumento dell'1.9% rispetto al 2019), gli Usa 778 (il 4.4% in più rispetto al 2019).

Sia Washington che Mosca stanno facendo i conti con il proprio futuro: è in corso un grande wargame, un gioco di guerra che va ben oltre i confini ucraini ed anche europei. Naturalmente, è in atto anche una grande opera di disinformazione: ogni parte accusa l'altra di aver attaccato o provocato per prima, mentre i media cercano i colpevoli tra i leader politici. Ma la guerre scoppiano per cause materiali, inerenti alle contraddizioni del modo di produzione vigente e non certo per il capriccio di qualche battilocchio.

Per quanto in questi giorni si stia parlando della nascita di un esercito europeo, l'Europa continua ad essere disunita. Non bisogna dimenticare che paesi importanti come Germania e Italia sono occupati militarmente dagli Usa (con centinaia di basi militari e decine di migliaia di soldati sul territorio), i quali hanno ancora voce in capitolo sulle loro scelte di politica estera.

La Germania ha un grande potere di trascinamento in Europa: anni fa si è mossa per salvare la Grecia - punta avanzata della Nato nel Mediterraneo orientale - dal default, comprando il suo debito pubblico e facendo pagare cari alla popolazione gli interessi. In realtà, ha ricapitalizzato il sistema creditizio del paese e ripagato i creditori, ovvero le banche francesi e tedesche.

Il disordine globale aumenta, e ciò è dovuto in primis al declino degli Usa. Non ci sono dubbi che gli Stati Uniti siano ancora il paese egemone a livello imperialista, ma al loro interno c'è una guerra civile strisciante, come molti osservatori borghesi sostengono con saggi e articoli.

Anche la Russia ha un problema con il fronte interno: deve fare i conti con gli interessi degli oligarchi, non tutti favorevoli all'avventura bellica, e con le manifestazioni contro la guerra che in questi ultimi giorni hanno portato a migliaia di arresti (vedi "Comitato delle madri dei soldati di Russia"). Putin e la sua cerchia politica rischiano molto.

In una conferenza del 2015 l'esperto di politica internazionale americano John J. Mearsheimer afferma che gli Usa sono perfettamente coscienti del fatto che l'auspicato ingresso di Georgia e Ucraina nell'alleanza atlantica (Summit Nato di Bucarest del 2008) sarebbe stato visto dalla Russia come un atto di aggressione. Si potrebbe pensare, ipotizza Mearsheimer, che gli americani vogliano spingere i russi su uno scivoloso piano inclinato di confronto, dal quale non potranno facilmente tornare indietro.

Si tratta forse di compellenza, ovvero di quella politica di coercizione, tipicamente americana, tesa ad obbligare l'avversario a compiere atti funzionali alla strategia del nemico?

La Russia potrebbe essere spinta dalla situazione ad allearsi con la Cina? Forse tatticamente, ma non strategicamente: i due paesi sono incompatibili per ragioni storiche. La Russia ha buoni rapporti con l'Europa, in particolare con l'Italia (oltre il 40% del gas che il paese consuma proviene dalla Russia). L'America ostacola in ogni modo questi legami economici, soprattutto sul piano energetico (vedi blocco del gasdotto North Stream 2). L'interscambio commerciale tra Russia e Germania non è mai decollato, anche se quest'ultima all'inizio degli anni Settanta ha maturato la Ostpolitik, vista con diffidenza, se non con ostilità, dagli Usa.

La corrente politica a cui facciamo riferimento ha posto particolare attenzione al tema della geopolitica (cfr. ad esempio "Il pianeta è piccolo", in Battaglia Comunista n. 23 del 1950). La chiamava "geostoria", termine introdotto per primo dallo storico Ferdinand Braudel. Nel risiko della geostoria vi sono una serie di relazioni e di vincoli fisici, che obbligano gli attori statali a muoversi in determinati modi e non in altri.

La Russia, pur essendo la nazione più grande del mondo, ha relativamente pochi abitanti (144 milioni), la sua economia è legata all'esportazione di materie prime (gas, greggio, carbone), e il suo Pil nel 2020 è stato di 1.483 miliardi di dollari (per un confronto: Italia 1.886 mld, Cina 14.720 mld, Usa 20.940 mld). Si può dire che si tratta tutto sommato di un paese povero, che non è riuscito a darsi una struttura sociale adeguata allo sviluppo di un capitalismo di stato, dato che le mafie controllano lo stato e non viceversa.

In chiusura di teleriunione abbiamo ripreso il tema della cyberwar (gli hacker di Anonymous si sono dati alla partigianeria antirussa attaccando diversi siti governativi e finanziari), e degli schieramenti di guerra: la Cina mantiene ufficialmente una posizione equidistante, ma si è opposta a "sanzioni unilaterali". Anche la Turchia non intende unirsi alle sanzioni internazionali contro la Russia. Gli Emirati Arabi, insieme a Cina e India, si sono astenuti dal firmare la risoluzione Onu di condanna dell'invasione russa. Pakistan e Serbia hanno assunto una posizione "neutrale".

Abbiamo inoltre accennato al problema dei profughi di guerra: le popolazioni, affamate e terrorizzate, sono coinvolte nei conflitti moderni, vengono usate come merce di scambio e mezzo di pressione geopolitica, e sono spinte ad intrupparsi in partigianerie al servizio delle varie potenze.

Articoli correlati (da tag)

  • Modelli di ragionamento

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando le ultime notizie riguardanti i dazi lanciati dall'amministrazione Trump, e i contro-dazi minacciati dal presidente cinese Xi Jinping.

    In questo scontro inter-imperialistico, l'Europa risulta il vaso di coccio tra vasi di ferro. Essa non è un'entità unitaria, né dal punto di vista politico né da quello economico e militare. Detto questo, non c'è alternativa che non sia la guerra aperta al "patto col diavolo" sottoscritto da Cina e USA, che sulla scena internazionale sono nemici e concorrenti ( "Imperialismo in salsa cinese").

    In questa epoca di mercato globale il protezionismo è una pratica estremamente contradditoria dato che i capitali americani vanno a valorizzarsi in Cina, e viceversa. Il tentativo di disaccoppiare l'economia statunitense e i suoi satelliti dal blocco rappresentato dalla Cina è antistorico, così come l'idea di far ritornare grande e industriale l'America. Essa si appresta alla costruzione di grandi data center per l'intelligenza artificiale ("Stargate"), con i relativi impianti per generare l'energia necessaria al loro funzionamento. Il progetto prevede un investimento totale di circa 500 miliardi di dollari in quattro anni con una partnership tra pubblico e privato (OpenAI, Oracle e SoftBank). Per quanto importante sia questo progetto, non genererà milioni di nuovi posti di lavoro.

  • Capitale di capitale

    La teleriunione di martedì 21 gennaio è iniziata prendendo spunto dall'articolo di Limes (12/2024) "BlackRock e Co. Motori immobili d'America", a firma Marco D'Eramo.

    L'articolo presenta una serie di dati che dimostrano come i principali fondi d'investimento siano strettamente interconnessi attraverso partecipazioni reciproche, formando una rete di interessi inestricabile. Abbiamo affrontato questi temi durante il 95° incontro redazionale, nel settembre 2024, con la relazione "Chi sono i padroni del mondo?". I tre maggiori fondi d'investimento, Black Rock, Vanguard e State Street, non soltanto detengono partecipazioni incrociate tra di loro, ma controllano anche le maggiori società mondiali come Exxon, Lockheed Martin, Boeing, Coca-Cola, General Motors, Apple, Amazon, Microsoft, Nvidia, Alphabet (Google), Intel, McDonald's, Tesla. Scrive Marco D'Eramo:

    "Il capitale si rapporta alla proprietà come nella Metafisica (XII, 7) il dio di Aristotele si rapporta al pensiero: dio 'pensa sé stesso e il suo pensiero è pensiero di pensiero'. Il capitale possiede sé stesso: è capitale di capitale. I singoli capitalisti, i 'padroni', passano in secondo piano rispetto alla struttura intrecciata, alle relazioni reciproche e ai nodi incrociati di partecipazioni e controlli."

  • Intelligenza di sciame

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando la situazione economica e politica in Germania.

    La crisi economica ed istituzionale, che ha portato alla caduta del governo Scholz, fa vacillare quello che era considerato il paese più stabile d'Europa. Il patto corporativo, instaurato a partire dagli anni '30 e consolidato nel dopoguerra con la fase demo-fascista, mostra le prime crepe. Il cancelliere Scholz è stato sfiduciato dal Bundestag e quindi il paese tornerà presto alle urne. Il problema dell'ingovernabilità è ormai diffuso. La Francia, ad esempio, è alle prese con problemi economici (chiusura di fabbriche, deficit in aumento e spread in salita) che hanno portato ad una crisi politica senza precedenti.

    Lo "schema ad imbuto" riportato nell'articolo "Un modello dinamico di crisi" è la rappresentazione dell'andamento dell'incremento relativo degli indici della produzione industriale dei maggior paesi capitalistici. Nel 2008, il diagramma evidenziava chiaramente come gli indici delle principali economie fossero sincronizzati intorno a una crescita prossima allo zero. Al tempo, l'unica eccezione era rappresentata dalla Cina, ma oggi anch'essa si sta progressivamente allineando alle altre economie. Se non c'è sempre una relazione meccanica tra crisi economica e crisi governativo-istituzionale, è però evidente che lo stato dell'economia (struttura) produce risvolti pratici sul piano politico (sovrastruttura).

Rivista n°56, dicembre 2024

copertina n° 56

Editoriale: I limiti dell'… inviluppo / Articoli: Il gemello digitale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Donald Trump e il governo del mondo / Rassegna: Il grande malato d'Europa - Il vertice di Kazan - Difendono l'economia, preparano la guerra / Recensione: Ciò che sembrava un mezzo è diventato lo scopo / Doppia direzione: Il lavoro da svolgere oggi - Modo di produzione asiatico? - Un rinnovato interesse per la storia della Sinistra Comunista - Isolazionismo americano post-elettorale?

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email