Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  1 agosto 2023

Autonomizzazione degli eserciti e dei conflitti

La teleconferenza di martedì, presenti 20 compagni, è iniziata commentando la situazione internazionale alla luce del recente golpe in Niger e del conflitto in Ucraina.

Il Niger è il più esteso e il più povero paese dell'Africa Occidentale (circa 1,3 milioni di kmq e 25 milioni di abitanti); tuttavia, è fondamentale per la sua posizione geografica essendo collocato tra il Maghreb a nord (Tunisia, Algeria, Libia) e i paesi del golfo di Guinea a sud (Nigeria, Camerun, Costa d'Avorio). E' difatti un importante crocevia per commerci di ogni tipo, anche di esseri umani. Nel suo sottosuolo giacciono uranio, petrolio, gas naturale, oro, diamanti e terre rare, che hanno sempre attirato interessi stranieri.

Lo scorso 26 luglio la guardia presidenziale ha prima circondato il palazzo presidenziale e poi messo agli arresti il presidente Mohamed Bazoum, il primo democraticamente eletto nel paese africano dal 1960. Questo golpe si aggiunge alla sequenza di colpi di stato militari consumati recentemente fra Mali (2020, 2021), Guinea (2021) e Burkina Faso (2022), facendo scivolare ancora di più nel caos l'intera area. Il Niger è stato uno dei pochi paesi ex coloniali ad aver mantenuto uno stretto e continuativo rapporto negli anni con la Francia ed è destinatario di investimenti in sicurezza degli Stati Uniti, che hanno impiantato una base militare (Air Base 201) a 500 miglia a nord ovest della capitale. Considerato un avamposto occidentale nel Sahel, ora il governo golpista guidato dal generale Abdourahaman Tchiani ha intimato la Francia a non intervenire nelle questioni interne del paese.

Come abbiamo scritto nell'articolo "Mali, una piccolissima guerra?" (2013), tutta la parte meridionale del Sahara, la fascia geografica che attraversa l'Africa da Est a Ovest e che collega l'Africa nera all'Africa bianca da Sud a Nord, è un'autentica polveriera sociale, pronta ad esplodere. Il capitalismo perde energia ovunque e le aree geopolitiche più fragili sono le prime a disgregarsi:

"La relazione tra il collasso dello stato nazionale, le forme in cui si manifesta lo scontro militare tra potenze imperialiste e l'ingigantirsi dell'influenza di sovrastrutture ideologiche o religiose che rappresentano un rifiuto della situazione in cui si è costretti a vivere, è la materiale e concreta manifestazione di un modo di produzione ultramaturo, decadente, incapace di procedere se non a tentoni nel buio totale."

Anche un paese povero e semidesertico come il Niger è un nodo della catena di rapporti intercontinentali e, così come il battito delle ali della farfalla, può determinare conseguenze su scala più grande. In quella parte del mondo lo Stato esiste solo sulla carta, sostituito da milizie, signori della guerra, jihadisti, contractor ed eserciti pronti a vendersi al miglior offerente. Il putsch avvenuto in Niger è sicuramente un prodotto di scontri interni ma è chiaro che non mancano le influenze esterne; ad esempio, quelle delle milizie russe della Wagner, il cui leader Yevgeny Prigozhin ha offerto i suoi servizi al generale Tchiani. All'indagine giornalistica investigativa su chi ci sia dietro il golpe preferiamo un'analisi sistemica della situazione mondiale: nessun attore statale è dotato di libero arbitrio e può fare ciò che vuole, neppure gli USA. Nell'epoca del capitalismo di stato è il primo a controllare il secondo e a farlo ballare alla propria musica. Le guerre scaturiscono dalla maturazione dei rapporti di produzione, sono fattore e prodotto di nuovi rapporti interimperialistici, di nuovi assetti del capitalismo mondiale, del quale possono anche accelerare la dissoluzione.

La Francia ha una lunga storia coloniale in Africa, ha inventato la legione straniera ed è forse il paese storicamente più attrezzato per quanto riguarda la guerra condotta in posti lontani. Ma questo non basta più. Lo schema è chiaro: miseria, instabilità e disordine sociale producono situazioni fuori controllo, per cui il vuoto politico e istituzionale viene riempito da chi in quel momento è in grado di farlo (non necessariamente attori statali). In queste aree del pianeta il Capitale è libero di muoversi senza alcun controllo. Il deserto tra Mali, Chad e Niger è un via vai di aerei civili dediti al trasporto di vari materiali, droga, armi, ecc.

A proposito di nuovi assetti interimperialistici, è da segnalare il vertice Russia-Africa tenutosi a San Pietroburgo. La Russia intende inviare grano gratuitamente a Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Eritrea e Repubblica Centrafricana nei prossimi mesi, tra le 25 e le 50 mila tonnellate ciascuno. Gli equilibri nel Continente stanno cambiando, emerge anche dai toni delle dichiarazioni ufficiali. Ad esempio il presidente del Kenya, paese da sempre sottomesso all'Occidente, ha invitato le nazioni africane ad abbandonare l'uso del dollaro USA per il commercio nel continente. In Africa, quelle che possiamo considerare classi dirigenti, che poi sono rappresentate dai vertici militari, stipulano sempre più frequentemente accordi commerciali con la Russia (vedi cartine di Limes) e con la Cina, che lì costruisce strade, aeroporti, infrastrutture. Nessun paese ha la forza di sostituire gli USA alla guida del capitalismo, i quali però stanno dando segni di debolezza nel gestire l'ordine mondiale, consentendo ad altri attori imperialisti (Cina, Russia, Turchia) di ritagliarsi spazi di manovra, nel tentativo di intercettare nuovi flussi di valore.

La reazione ufficiale dei paesi vicini al golpe è stata inizialmente di forte scettiscimo. Algeria e Nigeria hanno però negato qualsiasi appoggio ad azioni militari dirette contro la giunta salita al potere. La Russia, secondo le dichiarazioni del ministro dell'Estero, sembra mantenere una posizione neutrale rispetto al colpo di stato, anche se è certa la presenza dei miliziani della Wagner in Niger, i quali però potrebbero autonomizzarsi (come abbiamo visto di recente con la marcia verso Mosca). Un articolo del Fatto Quotidiano ("Il colpo di Stato in Niger ultimo tassello della 'cintura russa' in Africa centrale. I golpisti? Addestrati dagli Stati Uniti") descrive proprio questo processo: "Le principali questioni che alimentano il conflitto in Niger e nel Sahel in generale non sono di natura militare. Derivano dalla frustrazione della gente per la povertà, l'eredità del colonialismo, la corruzione dell'élite, le tensioni e le ingiustizie politiche ed etniche. Tuttavia, piuttosto che affrontare questi problemi, il governo degli Stati Uniti ha dato la priorità all'invio di armi e finanziamenti e all’addestramento delle forze armate della regione a condurre le proprie guerre contro il terrore", spiega Stephanie Savell, esperta di operazioni militari statunitensi in Africa occidentale, per cui "una delle conseguenze estremamente negative è stata quella di potenziare le forze di sicurezza della regione a scapito di altre istituzioni governative e questo è sicuramente un fattore nella serie dei colpi di Stato che abbiamo visto in Niger, Burkina Faso e altrove negli ultimi anni."

Gli Americani, così come i Russi, i Francesi e pure gli Italiani, foraggiano ed addestrano eserciti e milizie che ad un certo punto non sono più controllabili. Al Qaeda è forse l'esempio più significativo, ma lo è stato anche l'addestramento dei mujaheddin in Afghanistan.

In Ucraina il conflitto prosegue estendendosi sul territorio russo. Dopo il bombardamento del ponte di Crimea ad opera degli Ucraini, gli Americani hanno fatto sapere di essere contrari a questo tipo di azioni. Negli ultimi giorni, dopo gli attentati sul suolo russo condotti con i droni, gli USA si sono pronunciati attraverso il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense, John Kirby, che ha affermato: "Voglio solo dire molto chiaramente che noi non incoraggiamo, né facilitano, gli attacchi all'interno della Russia. Abbiamo avuto colloqui con gli ucraini riguardo alle nostre preoccupazioni sugli attacchi all'interno della Russia... La nostra posizione è che vogliamo focalizzarci sulla guerra all'interno dell'Ucraina, vogliamo assicuraci che abbiano tutto ciò di cui hanno bisogno per avere successo in questa controffensiva".

Come tanti analisti militari fanno notare, la controffensiva ucraina è fallita; ormai lo ammette anche la filoatlantica Repubblica ("I timori per lo stallo dell'offensiva ucraina", Gianluca Di Feo). Rispetto agli Stati Uniti, l'Inghilterra ha nei confronti della Russia una politica più radicale, e Polonia e paesi baltici sono ancora più netti nel ricercare una sconfitta russa, la caduta di Putin e la completa disgregazione della Federazione. Al momento, America e Russia cercano di evitare un confronto diretto, che innescherebbe una spirale difficile da controllare: come diceva Machiavelli, le guerre cominciano dove si decide, ma non finiscono dove si vorrebbe.

Quando abbiamo scritto l'articolo "Marasma sociale e guerra" (2009), milioni di persone nel mondo erano scese in piazza per chiedere le dimissioni del proprio governo e un cambiamento radicale, un'onda sismica denominata Primavera araba. Da allora i paesi interessati da profondi sconvolgimenti sono stati decine, e non conta se le manifestazioni siano state o meno pilotate dall'esterno: esistevano ed esistono determinazioni materiali abbondanti (crisi, miseria, guerre) per mettere in agitazione le molecole sociali. In Senegal, ad esempio, nel mese di luglio a causa del carovita ci sono state manifestazioni di massa, a cui la polizia ha risposto con colpi d'arma da fuoco, provocando morti e feriti. Anche lì, il tutto potrebbe trasformarsi in una profonda crisi degli apparati statali.

Articoli correlati (da tag)

  • I civili obiettivo principale della guerra moderna

    Durante la teleriunione di martedì sera, presenti 17 compagni, abbiamo fatto il punto sulla guerra israelo-palestinese e, più generale, sui problemi che attanagliano il presente modo di produzione.

    Il 1° dicembre scorso sono ricominciate le azioni militari dell'esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Dopo il cessate il fuoco, che ha reso possibile lo scambio di prigionieri, il conflitto è ripreso: se nella prima fase l'offensiva di terra si era concentrata sulla parte nord della Striscia, adesso le operazioni si stanno spostando verso sud, anticipate da intensi bombardamenti. Centinaia di migliaia di civili palestinesi, sfollati dal nord, sono in trappola: non possono tornare nelle loro case e i valichi verso Egitto e Israele sono chiusi. Ed ora i raid dell'aviazione israeliana sono diretti proprio nelle zone precedentemente indicate come sicure.

    Un carro armato Merkava pesa all'incirca 60 tonnellate e fatica a muoversi in un contesto urbano; per questo motivo, le IDF hanno raso al suolo interi quartieri e praticato lo sgombero forzato di parte della popolazione della Striscia. Le truppe israeliane entrano in un territorio senza civili, vuoto, perlustrando isolato per isolato, zona per zona, per stanare i "terroristi".

    Fabio Mini, generale in pensione, in un'intervista su YouTube sostiene che nella Striscia di Gaza Israele sta applicando la "dottrina Dahiya", sperimentata per la prima volta nella guerra del Libano del 2006 durante il conflitto con Hezbollah. Tale dottrina prevede l'impiego di una forza sproporzionata rispetto all'attacco subito, in modo da ristabilire la deterrenza. Attualmente la situazione è ibrida perché il non-stato Hamas attacca lo stato Israele e viceversa. Lo stesso avvenne in Libano, quando l'esercito israeliano si scontrò con il non-stato Hezbollah, che non è solo un movimento islamico e una forza politico-militare, ma anche una rete di welfare per la popolazione, che di conseguenza diventò obiettivo del conflitto perché considerata "radicalizzata".

  • Un sistema che non conosce sé stesso

    La teleriunione di martedì sera, a cui si sono collegati 17 compagni, è iniziata con il commento delle notizie riguardanti OpenAI, uno dei più avanzati laboratori di ricerca nel campo dell'Intelligenza Artificiale (IA).

    La startup che ha elaborato ChatGPT ("Chat Generative Pre-trained Transformer"), un sistema linguistico LLM ("Large Language Model") basato sull'apprendimento automatico profondo, recentemente è salita all'onore delle cronache per il licenziamento di uno dei suoi fondatori e CEO, Sam Altman. Da quanto si può leggere sui giornali, sembra che l'allontanamento di Altman ad opera del consiglio di amministrazione rientri nello scontro in atto tra i sostenitori di due diversi approcci nello sviluppo dell'intelligenza artificiale, ed in particolare riguardo allo sviluppo di un nuovo progetto denominato Q*. ChatGPT produce risultati in base ad un calcolo probabilistico, legato alla statistica del linguaggio; Q*, invece, sarebbe un sistema autonomo in grado di "superare gli esseri umani nei compiti con il maggiore impatto a livello economico" (Wired).

    Secondo la Reuters, lo scontro verterebbe sulle precauzioni da adottare verso lo sviluppo del progetto: mentre la maggioranza del consiglio di amministrazione richiedeva una maggiore cautela, sembra che Altman spingesse per la sua commercializzazione. Nei giorni successivi al licenziamento, Microsoft, il maggior finanziatore della società, si è fatta avanti per assumere Altman, e più di 700 dipendenti hanno minacciato di andarsene per seguire il loro ex-capo. OpenAI nasce nel 2015 come organizzazione di ricerca senza scopo di lucro; qualche anno più tardi, nel 2019, viene affiancata da un braccio commerciale che si occupa di attrarre gli investimenti e gestire i profitti. All'interno della startup è presente la corrente dell'altruismo efficace, un movimento filosofico che si propone di applicare la ricerca scientifica e la tecnologia per migliorare il mondo, e di mettere in pratica la massimizzazione dei profitti per incentivare le donazioni economiche a favore dei problemi sociali.

  • Il problema del fronte interno

    Durante la teleriunione di martedì sera, connessi 21 compagni, abbiamo fatto il punto sulla guerra in Ucraina e in Medioriente.

    L'Occidente è in grande difficoltà: non può sostenere a lungo gli Ucraini e deve fare i conti con la polveriera mediorientale. I giornalisti faticano ad ammettere che la Russia ha vinto la guerra e che l'Ucraina rischia il collasso. La blitzkrieg di Mosca (febbraio 2022) non era diretta alla conquista di Kiev ma era volta all'occupazione di una fascia di territori che gli Ucraini effettivamente ormai hanno perso. La controffensiva ucraina di primavera è andata male ed ora il governo Zelensky non sa più che fare, trovandosi alle prese con un'economia sorretta dagli aiuti occidentali, con una carenza di soldati e munizioni, e con uno scontro interno tra politici e militari. Nel frattempo le forze russe continuano a bombardare porti, infrastrutture, basi e centrali elettriche nemiche, e già si vocifera di trattative per cedere un 1/5 dell'Ucraina alla Russia, e accettare lo stato di neutralità del paese.

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email