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  • Resoconto teleriunione  30 maggio 2023

Guerra in outsourcing

La teleconferenza di martedì sera, presenti 17 compagni, è iniziata con alcune considerazioni sulla conferenza pubblica, tenuta a Roma lo scorso 27 maggio, sul tema della guerra.

La riunione è andata bene, sia per la chiarezza con cui sono stati esposti gli argomenti sia per gli interventi e le domande che sono state poste ai relatori. Tra gli intervenuti c'è stato chi ha sottolineato come in questa fase di guerra generalizzata sia fondamentale ribattere il chiodo contro le partigianerie in genere ("Marxismo o partigianesimo"), e chi ha ribadito che l'unico modo per analizzare i fatti in sintonia con il "movimento reale che abolisce lo stato di cose presente" è proiettarsi nel futuro. Diversi i compagni collegati via Skype, una modalità utile per chi non può essere presente fisicamente a questi incontri.

Nella stessa giornata si è svolta a Roma la manifestazione "Ci vuole un reddito", in difesa del reddito di cittadinanza; molti i gruppi e i partitini della sinistra che vi hanno aderito, oltre a sindacati e a diverse realtà di base. La misura del reddito di cittadinanza, inizialmente intesa come erogazione monetaria per raggiungere la parità tra tutti i cittadini, si è trasformata nel giro di pochi anni in un reddito di base, una sorta di salario di sopravvivenza. Non si tratta più di un'astratta forma di accompagnamento al lavoro, ma della possibilità di poter arrivare a fine mese. Secondo i dati dell'Osservatorio Inps, in Italia due milioni e mezzo di senza riserve vivono con questo assegno (l'importo medio è di 550 euro), e tra poco rimarranno economicamente scoperti.

I confederali, da sempre molto timidi rispetto al reddito di cittadinanza, devono fare i conti con una situazione di miseria crescente e si muovono preventivamente per cavalcare un possibile movimento per il "reddito". Oggigiorno, rivendicare il "diritto al lavoro" lascia il tempo che trova, visto che ce n'è sempre meno e quello disponibile è sempre più precario e malpagato. Il tentativo dei partiti di opposizione di utilizzare il malcontento diffuso nella società per fini elettorali è cosa normale, ciò che è da capire è per quanto riusciranno a farlo. Il prossimo 17 giugno sarà la volta del M5S, che sfilerà in corteo a Roma per dire "no alle vite sempre più precarie e insicure che vuole imporci questo governo".

Si è poi ritornati a parlare della guerra, in particolare degli attacchi condotti con i droni nella capitale russa. Gli Ucraini si dicono estranei all'accaduto, ma allo stesso tempo si dichiarano "lieti di guardare e prevedere un aumento del numero di attacchi", come afferma il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak. Ciò che ci preme sottolineare è che questa è la prima grande guerra in cui si fa ampio uso di aeromobili a pilotaggio remoto.

In Kosovo, negli ultimi giorni si sono verificati scontri tra gruppi di serbi e la Forza Nato presente, che hanno portato al ferimento di 30 "forze di pace" tra cui 11 soldati italiani. Il Kosovo, dichiaratosi unilateralmente indipendente nel 2008, è da allora sotto la tutela delle truppe NATO della KFOR. Nel nord del paese le consultazioni elettorali sono state boicottate dai serbi kosovari e l'elezione di sindaci albanesi ha fatto esplodere la loro rabbia. È da notare che le popolazioni locali sono tra le più armate d'Europa, i Balcani sono una polveriera pronta ad esplodere e basta poco per accendere la miccia. La guerra in Ucraina ha riflessi anche in quest'area, se non altro perché la Serbia è storicamente alleata di Mosca. Il ministero degli Esteri russo accusa, infatti, le forze dell'Alleanza in Kosovo di aver agito in modo "non professionale", provocando "una violenza non necessaria" e una "escalation" della situazione.

Evgenij Prigozhin, il capo della Wagner, la compagnia di mercenari russa diventata famosa nel conflitto in Ucraina, ha dichiarato che il suo contingente ha preso il controllo della cittadina di Bakhmut con le proprie forze. Nelle ultime settimane, Prigozhin ha usato parole forti contro Putin e i vertici dell'esercito russo, accusandoli di mandare al macello non solo i suoi uomini ma anche i soldati regolari, e ha detto che, se le perdite russe continueranno, "tutto questo può finire in una rivoluzione, proprio come nel 1917. I soldati si solleveranno e poi i loro cari si alzeranno. È sbagliato pensare che ce ne siano centinaia, ce ne sono già decine di migliaia, parenti di coloro che sono stati uccisi".

È significativo che il capo di un gruppo di mercenari decida autonomamente quando ritirarsi da una città conquistata e faccia dichiarazioni di questo tenore. Mercenari sono impiegati anche dagli Ucraini sotto forma di corpi volontari. Gli Stati preferiscono esternalizzare a "privati" parte delle proprie attività belliche, ma il rischio è che queste forze si autonomizzino ("L'outsourcing globale"). La Wagner, oltre ad essere presente in Ucraina, opera in Sudan, Repubblica Centrafricana, Mali, Libia ed in altri teatri bellici, acquisendo competenza sia in termini di combattimento che di intelligence. In Sudan è in corso uno scontro indiretto tra Russia e paesi occidentali, un mix di contraddizioni locali e globali di difficile soluzione. Secondo un rapporto di UNICEF, un milione di persone è fuggito dalle proprie case rifugiandosi all'interno dei confini nazionali, mentre in 300.000 hanno raggiunto paesi limitrofi. La guerra di tutti contro tutti è lo specchio dello stato del sistema.

Evidentemente, il governo russo non apprezza il comportamento di Prigozhin, ma ha bisogno dei suoi servizi perché riducono l'impiego di civili al fronte. La Russia impiega anche altre compagnie private, come nota AsiaNews nell'articolo "Non solo Wagner: la proliferazione delle compagnie belliche private russe". Il fenomeno della guerra in outsourcing è generalizzato. Il disfattismo nell'esercito americano durante la guerra in Vietnam ha fatto scuola e infatti nella guerra in Iraq sono stati schierati molti più mercenari; nel paese mediorientale il rapporto tra militari e contractor è giunto al massimo nel 2007: 130.000 contro 160.000. Nel 2005 l'uragano Katrina distrusse la città di New Orleans, in Louisiana, e per mantenere l'ordine pubblico intervennero i soldati professionali della Blackwater, gli stessi che operavano in Iraq.

In Ucraina è in atto una guerra di transizione tra armi vecchie e obsolete e armi moderne e smart. Se queste ultime prenderanno il sopravvento, gli uomini diventeranno loro protesi, come del resto è già successo in fabbrica. Di fronte agli appelli catastrofici della borghesia, secondo cui l'intelligenza artificiale porterebbe la specie umana all'estinzione, ribadiamo che è il capitale a rappresentare il vero pericolo. Ci si focalizza sul problema rappresentato dall'intelligenza artificiale, e si dimentica che l'umanità muore di guerra, fame, sete e inquinamento a causa di precisi rapporti di produzione. Detto questo, sull'IA abbiamo scritto degli articoli: "Verso la singolarità storica" e "Dalla necessita alla libertà" Non partiamo da zero, ma l'argomento merita ulteriori approfondimenti. Il tema è talmente vasto che serve una forza collettiva per affrontarlo.

Chiunque oggi può conversare con ChatGPT e simili, ponendo domande anche abbastanza provocatorie per sondare lo stato di avanzamento delle capacità di elaborazione. Per adesso, queste "intelligenze" sono rese "stupide" perché istruite dal sistema attuale. I borghesi sono terrorizzati dagli sviluppi della loro stessa società che elimina irreversibilmente lavoro umano, e lanciano appelli ai governi perché intervengano per regolamentare lo sviluppo dei sistemi di IA. Nel Manifesto dei Comunisti, Marx nota come la borghesia rivoluzioni costantemente le forze produttive e quindi tutti i rapporti sociali.

In ambito tecnologico sta accadendo qualcosa di simile a quanto successo con l'evoluzione biologica, quando moduli elementari cominciarono ad assemblarsi nel brodo primordiale producendo moduli più complessi. La vita si è sviluppata da molecole non viventi. Adesso il mondo del nato e quello del prodotto tendono a fondersi (Kevin Kelly, Out of control), e non è detto che un domani dal silicio non possa emergere un'intelligenza più potente di quella a base di carbonio. La macchina sta imparando a simulare le nostre capacità neuronali, ma potrebbe anche arrivare ad elaborare nuovi schemi per conoscere, diversi da quelli biologici.

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