Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  23 maggio 2023

Anniversari significativi

La teleriunione di martedì 23 maggio, presenti 15 compagni, è iniziata prendendo spunto da un video di Limes intitolato "La campagna di Trump, l'anniversario di Waco e l'apocalisse americana. Trent'anni fa e oggi".

Nell'articolo "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" abbiamo analizzato quanto avvenuto nel 1993 a Waco, in Texas. Una comunità-setta di millenaristi davidiani era stata presa di mira dall'FBI, che infine decise di perquisirla. Durante l'operazione nacque un conflitto a fuoco fra gli agenti e i membri della comune che portò all'assedio del ranch; dopo 51 giorni, vennero inviati i carrarmati e si giunse ad ad una conclusione violenta del blocco con l'uccisione di decine di davidiani, compresi dei bambini. Il milionario ex presidente degli USA Donald Trump ha deciso di iniziare la sua campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2024 proprio da Waco, nel trentesimo anniversario della strage, dichiarando ai suoi sostenitori: "Rimettetemi alla Casa Bianca e l'America sarà nuovamente un Paese libero e voi sarete vendicati."

Il saggio di Gore Vidal La fine delle libertà è dedicato ai fatti di Waco e alle loro conseguenze. Vidal si considerava un "riformatore radicale", lontano dagli ambienti di destra, eppure nel testo afferma, al pari dell'alt-right, che la vicenda ha sancito una sorta di mutazione in senso autoritario dello stato americano. Lo testimonierebbe il ruolo svolto dall'FBI, con l'impiego dell'aggressivo SWAT (Special Weapons And Tacticts, 'Tattiche e Armi Speciali'), ma anche dei reparti scelti della Delta Force. In risposta a questa "svolta", c'è stato nel 1995 l'attentato ad Oklahoma City, uno dei più grandi atti di terrorismo su suolo statunitense compiuto da cittadini americani. L'attacco è stato fatto passare come un atto isolato provocato da un pazzo, quando invece venne progettato da ex soldati, alcuni dei quali decorati. Secondo Timothy McVeigh, ex-sottufficiale dell'esercito che si è dichiarato l'organizzatore dell'attentato, l'FBI si sarebbe trasformato in un corpo di militari super addestrati volto ad annientare le libertà individuali dei cittadini. McVeigh inviò il 4 aprile 2001 una lettera allo scrittore Gore Vidal in cui spiegava le sue ragioni:

"Ho deciso di far saltare un edificio del governo federale perché quest'azione, rispetto ad altre, sarebbe servita a più scopi. In primo luogo, l'attentato era un gesto di rappresaglia, una ritorsione per l'escalation di incursioni (con il loro carico di danni e di violenze) alle quali gli agenti federali hanno partecipato negli anni passati (Waco, ma non solo). Dalla formazione durante gli anni Ottanta, all'interno delle agenzie federali, di unità come l'Hostage Rescue dell'FBI e di altre squadre d'assalto, che ha avuto il suo culmine con i fatti di Waco, le azioni federali sono diventate sempre più violente e hanno assunto sempre più un carattere militare, finché a Waco il nostro governo - proprio come in Cina - ha utilizzato i carri armati contro i suoi stessi cittadini. [...] In buona sostanza, gli agenti federali sono diventati "soldati" (ricevono un addestramento militare, ne usano le tattiche, le tecniche, l'equipaggiamento, il gergo, la divisa dell'esercito e ne condividono l'organizzazione e la mentalità) e il loro comportamento ha subito una degenerazione."

L'ex-sottufficiale venne giustiziato l'11 giugno 2001, e subito dopo la sua morte si diffusero, ad opera della destra alternativa, teorie cospirazioniste a suo favore. Come dice la nostra corrente, nell'ultimo colonialismo i bianchi colonizzano i bianchi ("Imprese economiche di Pantalone"), e dunque il peggior nemico dell'America è l'America stessa. Trump è il prodotto di una parte significativa della popolazione americana che intende il governo in carica quale usurpatore della democrazia, e pensa che a governare realmente sia il Deep State, un network clandestino che persegue gli interessi di "elitè globaliste" a scapito di quelli del popolo a stelle e strisce. Per milioni di cittadini americani il loro stesso Stato è un alieno, un qualcosa che non fa parte del paese. La rivista Limes, qualche numero fa, ha pubblicato una cartina degli USA in cui veniva rappresentato l'orientamento politico della popolazione: ciò che ne emergeva era un paese spaccato a metà, con la parte democratica concentrata sulle coste e quella repubblicana assestata prevalentemente sui territori interni. Negli USA sta montando un profondo malessere, diffuso in tutti gli strati sociali; basti ricordare che tra gli arrestati e gli indagati per i fatti di Capitol Hill ci sono reduci, poliziotti e marines.

Il riferimento più o meno esplicito di Trump ai fatti di Waco naturalmente ha dei fini politici. Se all'epoca della strage al governo c'era il democratico Clinton, oggi siede il democratico Biden che, secondo il tycoon, si accanisce contro i patrioti (quelli dei fatti di Capitol Hill) e perseguita il vero presidente. Negli USA c'è un sentimento, estraneo all'Europa, per cui i cittadini devono armarsi per difendere la libertà e la proprietà privata, e i gruppi libertari di destra hanno più a che fare con l'ideologia anarchica che non con quella fascista del secolo scorso.

Come scrive il giornalista Moisés Naím, ormai le campagne elettorali alimentano la polarizzazione sociale col risultato di ingigantirla; invece di calmare la tensione e unire il paese, promuovono la radicalizzazione ("Negli Stati Uniti ha vinto la polarizzazione"). La globalizzazione, per come si è venuta configurando negli ultimi cinquant'anni, è stata a guida americana e cioè è stata la globalizzazione degli interessi americani; ora che la locomotiva del capitalismo è entrata in crisi, all'orizzonte non se ne scorge una nuova guidata da qualche altra potenza, ma solo un lungo periodo di caos e instabilità.

Cosa potrebbe succedere al mondo in seguito al collasso degli USA? Ragionando in termini di wargame, quali dinamiche potrebbero mettersi in moto in Europa e altrove? Di fronte al mondo gli USA sono costretti ad agire in modo unitario, ma al loro interno non lo sono in quanto attraversati da due spinte, una isolazionista e l'altra espansionista. Tali tendenze, che fino ad ora sono riuscite a convivere, un domani potrebbero entrare in conflitto. In critica a Biden che ha annunciato la partecipazione delle forze militari americane nell'addestramento dei piloti ucraini per gli F-16, Trump ha scritto sul suo social Truth: "Biden continua ad avvicinare il mondo sempre di più alla guerra nucleare. Io sono l'unico candidato che può impedire la terza guerra mondiale."

In questo periodo si parla molto di decupling, ovvero della possibilità di rendere gli USA autonomi nelle produzioni strategiche (ad esempio i chip, che arrivano principalmente dall'Asia). Come scritto più volte, non si può far girare indietro la ruota della storia, ovvero retrocedere dall'attuale socializzazione internazionale del lavoro. Non lo possono fare né Trump né Biden né qualsiasi altro presidente. Allo stesso tempo non si può andare avanti se non superando la presente forma sociale. Ecco allora subentrare un'epoca di rivoluzione sociale (K. Marx, Prefazione a Per la critica dell'economia politica).

Si è poi passati a parlare della recente alluvione in Emilia-Romagna. Il capitalismo non è interessato a fare manutenzioni continue e diffuse sul territorio, mentre si sfrega le mani con le grandi opere, quando gira tanto capitale. In "Questa friabile penisola si disintegrerà sotto l'alluvione delle 'leggi speciali', vane, equivoche e sterili" viene detto che in questa società è impossibile qualsiasi provvedimento capace di mettere in discussione l'interesse privato. Tale forma sociale non può garantire la sicurezza, non può evitare i periodici disastri "naturali" che la colpiscono. Nel capitalismo un piano di specie non è concepibile: non prodigandosi in anticipo rispetto a certi fenomeni, resta solo la teoria del rimedio, che neanche funziona tanto.

Un'altra notizia significativa riguarda le dichiarazioni di Gianni Mion nell'ambito del processo sul crollo del ponte Morandi. L'ex l'amministratore delegato di Edizione, la holding finanziaria della famiglia Benetton che controllava Autostrade per l'Italia, ha ammesso che sin dal 2010 si sapeva dell'esistenza di un elevato rischio di crollo. A noi non interessa l'accertamento delle responsabilità individuali, ci limitiamo a constatare che in una società di specie il tecnico lancerebbe immediatamente l'allarme qualora riscontrasse dei pericoli; in questa società invece rischia di perdere il posto di lavoro e pertanto capita sovente che taccia o, peggio ancora, che falsifichi i dati.

Gli articoli della nostra corrente raccolti nel quaderno Drammi gialli e sinistri della moderna decadenza sociale, scritti intorno agli anni '50 del secolo scorso, sono ancora ricchi di insegnamenti. Sono importanti per chiarire l'antitesi fra la dinamica del capitalismo e la vita sociale della specie umana in rapporto organico con la natura, e sono anche una critica indiretta all'ecologismo riformista, che non è in grado di cogliere alla radice il problema della distruzione dell'ambiente.

Articoli correlati (da tag)

  • Un equilibrio precario

    La teleconferenza di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni riguardo i rapporti economico-politici tra USA e Cina.

    L'incontro tra Donald Trump e Xi Jinping all'aeroporto di Busan, in Sud Corea, ha portato a siglare una serie di patti su questioni strategiche. La Cina rinvierà di un anno l'entrata in vigore dei controlli sull'esportazione di terre rare, mentre gli USA sospenderanno l'incremento dei dazi. Pechino si impegna anche a riprendere l'acquisto di prodotti agricoli statunitensi. Secondo il segretario del tesoro americano, Scott Bessent, "è stato raggiunto un accordo che — ceteris paribus — ci permette di ottenere un equilibrio entro il quale entrambe le parti possono operare nei prossimi 12 mesi".

    In ballo c'è anche la questione del fentanyl, un oppioide sintetico che sta devastando gli USA e per la cui produzione illegale vengono utilizzati precursori chimici provenienti dalla Cina; e quella di TikTok, il social cinese tra i più scaricati al mondo al centro delle tensioni per la gestione dei dati di oltre 170 milioni di americani. Il dazio imposto tra febbraio e marzo 2025 per la crisi del fentanyl verrà dimezzato al 10%, mentre TikTok USA sarà venduto per la maggior parte ad un consorzio di investitori statunitensi e l'algoritmo originale concesso in licenza. Questi accordi in realtà non mettono fine alla rivalità tra USA e Cina, ma sono una momentanea tregua del braccio di ferro tra i due paesi. Il doppio vincolo tra Washington e Pechino è impossibile da sciogliere perché le due potenze dipendono l'una dall'altra pur continuando a pestarsi i piedi a vicenda. Una contraddizione simile al problema degli insiemi che contengono sè stessi, da affrontare quindi con una sintesi di tipo matematico.

  • Guerra, debito e bolla finanziaria

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni sulla guerra in Medio Oriente e in Ucraina.

    Nonostante la tregua, continuano i bombardamenti nella Striscia di Gaza con decine di vittime e feriti. Israele si trova a gestire una situazione particolarmente complessa, con molteplici fronti potenzialmente attivi che rimangono costantemente a rischio di escalation, come nel caso di Libano o Iran. In seguito al 7 ottobre 2023, Tel Aviv ha cambiato la propria dottrina militare, in passato concentrata sulla difesa del territorio tramite attacchi rapidi e incisivi, e si è impantanata in una serie di conflitti, in corso ormai da due anni, contro attori non facilmente neutralizzabili (Hamas, le milizie in Cisgiordania, gli Houthi ed Hezbollah). Pur essendo uno Stato super armato e tecnologicamente all'avanguardia, Israele è stato colpito nel profondo da Hamas, che ha messo in campo una combinazione di incursioni sul terreno e di blitzkrieg a basso contenuto tecnologico. La Repubblica Islamica dell'Iran, ritenuta dagli Israeliani il centro dell'Asse della Resistenza, non è facilmente rovesciabile, come ha dimostrato la guerra dei 12 giorni nella quale sono dovuti intervenire militarmente e diplomaticamente gli USA, proprio come avvenuto recentemente nella Striscia. A tutto ciò si aggiunge la crescente influenza della Turchia nella regione, in particolare in Siria, ma anche in altri paesi limitrofi come la Libia.

    Tutti cantano vittoria, ma tutti affrontano crescenti difficoltà, sia interne che esterne. L'unica che sembra farlo con una qualche ragione è la Russia, impegnata nella guerra in Ucraina. Gli obiettivi dichiarati inizialmente sono stati raggiunti, a tutto svantaggio degli Europei, mentre l'Ucraina si ritrova a fare i conti con i morti, i milioni di profughi e una struttura statale che non esiste più. Non è semplice fare un wargame che inquadri la situazione geopolitica mondiale, perché ci si trova di fronte ad enormi paradossi logici e, tra questi, il fatto che per costruire i moderni sistemi d'arma occidentali servono le terre rare, monopolio della Cina.

  • Guerra, debito, polarizzazioni

    La teleriunione di martedì è iniziata riprendendo l'articolo "Wargame. Parte seconda", pubblicato sul numero 51 della rivista.

    In quel lavoro abbiamo contrapposto il Partito Azzurro, rappresentante della conservazione, al Partito Arancione, espressione dei manifestanti, in un "gioco" dinamico riguardante un'ipotetica manifestazione dai confini sfumati. Per inibire i comportamenti emergenti dalla piazza, il Partito Azzurro è costretto ad intervenire aggiornando il proprio programma, ma le configurazioni previste sono obsolete, in quanto dettate da una consuetudine che non contempla soluzioni antiforma. Al contrario, il Partito Arancione, opportunamente diretto, può cambiare le regole del gioco.

    Le difficoltà rispetto alla lettura della complessità di questo mondo possono essere superate solo da quelle che abbiamo definito macchine per conoscere, ovvero teorie, modelli e schemi.

    Il tema del wargame è utile per comprendere le dinamiche e gli sbocchi della guerra guerreggiata. C'è chi esulta per la tregua tra Israele ed Hamas, mediata dagli USA (e che ha già prodotto decine di morti tra i Palestinesi), ma all'orizzonte si prospetta la riapertura del fronte con l'Iran. Il conflitto in Ucraina è tutt'altro che risolto. Il conflitto mondiale in corso non si può combattere con le armi e le dottrine a disposizione, ma le nuove non sono ancora pronte; è impossibile mettere in forma questo tipo di guerra, tanto che i vari think tank che si occupano di analisi geopolitica non riescono a tracciare una dinamica, faticando a comprendere come potrebbe evolvere la situazione mondiale.

Rivista n°57, luglio 2025

copertina n° 57

Editoriale: Illusioni capitalistiche / Articoli: Ideologie di un capitalismo che nega sé stesso - Insiemi, modelli, previsione / Rassegna: Crisi americana, crisi globale - Leone XIV / Recensione: La catastrofe ed il rattoppo / Doppia direzione: Collegamenti a non finire / In memoria di Jacques Camatte

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email