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  • Resoconto teleriunione  16 gennaio 2024

Perdita di potenza dell'imperialismo delle portaerei

La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono connessi 17 compagni, è iniziata commentando la situazione mondiale, che vede una recrudescenza dei conflitti bellici in corso. Le forze armate statunitensi e britanniche hanno lanciato una serie di attacchi contro obiettivi militari in varie zone dello Yemen in risposta agli attacchi degli Houthi alle navi in transito nel Mar Rosso.

Nell'articolo "L'imperialismo delle portaerei" (1957), la nostra corrente scrive:

"Sappiamo che cos'è l'imperialismo del dollaro: esso non occupa territori, anzi 'libera' quelli su cui grava ancora la dominazione colonialista e li aggioga al carro della sua onnipotenza finanziaria, sulla quale veglia la flotta aeronavale più potente del mondo. L'imperialismo americano si presenta come la più pura espressione dell'imperialismo capitalista, che occupa i mari per dominare le terre. Non a caso la sua potenza si fonda sulla portaerei, nella quale si compendiano tutte le mostruose degenerazioni del macchinismo capitalista che spezza ogni rapporto tra i mezzi di produzione e il produttore. Se la tecnica aeronautica assorbe i maggiori risultati della scienza borghese, la portaerei è il punto di incontro di tutti i rami della tecnologia di cui va orgogliosa la classe dominante".

Gli USA, usciti vittoriosi dalla Seconda Guerra Mondiale, attraverso le portaerei controllano gli Oceani. In realtà, per controllare il Pianeta basta avere il controllo di alcuni hub strategici, ovvero degli stretti più importanti (Suez, Panama, Hormuz, Malacca, ecc.). Sullo stretto di Bab al-Mandab (quasi 40 km) si affacciano il Gibuti e lo Yemen, il canale è importante per la sua posizione cruciale lungo una delle rotte commerciali più importanti del mondo, tra il Corno d'Africa e la Penisola Arabica. Circa il 25% del traffico marittimo mondiale passa attraverso questo stretto, comprese le forniture energetiche provenienti dai paesi del Golfo Persico e dall'Asia e dirette verso l'Europa. Bloccando questo corridoio marittimo si può bloccare, o quantomeno rallentare, parte del commercio internazionale.

Oltre alle ripercussioni immediate sull'economia mondiale, il fatto che qualcuno decida di colpire gli stretti mette in discussione l'imperialismo delle portaerei, ovvero il controllo del mondo da parte degli Stati Uniti. Gli Houthi sono riusciti ad imporsi dopo una guerra contro la fazione appoggiata dall'Arabia Saudita, prendendo il controllo di Sana'a, capitale dello Yemen. Una forza non propriamente statale ha costretto gli Americani a compiere azioni militari, estendendo così il conflitto in Medioriente. Da anni analizziamo il ruolo della logistica nel capitalismo mondiale e i rischi derivati dai colli di bottiglia. The Economist ha scritto un paio di articoli ("America fights back", "Welcome to the new era of global sea power") per ricordare che gli USA sono obbligati a controllare i mari perché essi rimangono un canale vitale per l'economia. Il dominio a stelle e strisce è messo in discussione, gli USA stanno incontrando crescenti difficoltà nel sostenere il loro ruolo di sbirro mondiale. Non sono solo gli Houthi a rappresentare un problema per l'Occidente, ma anche il fatto che le armi avanzate sempre più frequentemente finiscono in dotazione a forze non statali. Il potere di Wall Street dipende anche dai cavi sottomarini per la trasmissione dei dati, dai gasdotti e dagli oleodotti, che possono essere sabotati. Si aggiunge inoltre la questione del cambiamento climatico: il canale di Panama è alle prese con una siccità senza precedenti, lo scioglimento dei ghiacciai nell'Oceano Artico sta modificando le rotte commerciali. L'Economist evidenzia un disordine crescente in alto mare (il commercio marittimo vale circa il 16% del Pil globale), e avverte che in futuro potrebbero verificarsi shock sincroni. Ne sono un'anticipazione la crisi dei trasporti marittimi post-lockdown nel 2021 e le interruzioni del settore dei cereali nel Mar Nero nel 2022, che hanno causato un'inflazione mondiale.

Gli Houthi hanno annunciato che proseguiranno con gli attacchi alle navi mercantili, incuranti dei bombardamenti americani e inglesi. Diverse compagnie marittime hanno fatto sapere che eviteranno quell'area perché non la considerano più sicura.

Nelle recenti elezioni a Taiwan ha vinto il candidato più filoccidentale, William Lai, esponente del Partito democratico progressista, senza ottenere però la maggioranza in parlamento essendosi aggiudicato il 40% dei voti. Quella dell'Indopacifico sta diventando una delle aree geopolitiche più calde del pianeta, dato che lì passano le rotte commerciali strategiche. Le marine europee sono praticamente scomparse, i Cinesi continuano a costruire navi e hanno nei fatti la marina più grande del mondo, mentre gli Americani hanno qualche problema di manutenzione delle vecchie portaerei e soprattutto, come detto, vedono messo in discussione il loro ruolo di gendarme globale.

La portaerei è una specie di base aerea galleggiante con un raggio d'azione delimitato dall'autonomia dei caccia che trasporta, fa parte di un sistema composto da navi da combattimento per proteggerle, radar, postazioni fisse a terra, uomini a bordo, ed eventuali rifornimenti. Questo sistema può essere rintracciato molto facilmente da un nemico sufficientemente preparato. La USS General Ford è una portaerei a propulsione nucleare, pesa oltre 100mila tonnellate, ha un equipaggio di 4.500 persone, trasporta un centinaio tra aerei ed elicotteri, ma può essere affondata se bersagliata dai missili ipersonici, che sono in grado di mantenere velocità superiori a cinque volte la velocità del suono. Le nuove guerre cominciano con i metodi e mezzi di quelle passate, ma in corso d'opera si trasformano. Russi, Americani e Cinesi investono miliardi di dollari in tecnologie d'avanguardia ipersoniche, e quindi le pesanti portaerei fanno parte della guerra del passato.

Si è poi passati a discutere dell'intelligenza artificiale in merito alla possibilità che questa riesca a sviluppare un domani qualche forma di coscienza, partendo da una tesi di John Moses A. Chua intitolata "Formulating Consciousness: A Comparative Analysis of Searle's and Dennett's Theory of Consciousness." L'intelligenza artificiale è il risultato di algoritmi complessi che utilizzano dati da noi forniti per giungere a risultati utili. Grazie allo sviluppo di macchine più o meno intelligenti, l'uomo ha acquisito nuove potenzialità cognitive (Engels: nell'evoluzione prima si è sviluppata la mano, solo successivamente il cervello). In tutta la storia dell'industria, l'interazione fra macchina e uomo è stata considerata un fattore di "progresso", finché la ricerca non è giunta a un punto morto: è in quel momento che ha preso il sopravvento un pessimismo etico, una paura atavica di aver suscitato delle forze non controllabili, e sono usciti film di successo come Terminator, Matrix, ecc.

Per il filosofo della mente Daniel Dennett il cervello elettronico è una macchina computazionale e quello biologico può essergli paragonato; per John Searle, invece, la fisica del cervello non ha funzioni computazionali necessarie. Il problema non è centrato né da Searle né da Dennett, anche se entrambi hanno scritto migliaia di pagine sull'argomento. C'è una difficoltà generale a superare il dualismo tra continuo e discreto. L'intelligenza artificiale è un prodotto della natura, proprio come l'uomo, e non è altro che materia autorganizzata. La differenza è che l'uomo mentre lavora può pensare e progettare qualcos'altro, al contrario il relè dell'ascensore non è dotato di questa facoltà pur avendo però delle competenze. Amadeo Bordiga afferma che l'umanità riuscirà a conoscere sé stessa solo quando supererà il dualismo insito nelle società divise in classi. Nel corso della sua evoluzione la specie umana per conoscere ha sovrapposto il mondo del continuo con quello del discreto. Ad esempio, l'orecchio umano percepisce il suono in modo analogico, ma quando ascoltiamo un CD-Audio sentiamo in realtà il risultato di una campionatura digitale (segnale discreto) di un'onda analogica (segnale continuo).

Ray Kurzweil parla del prossimo avvento della singolarità tecnologica, che avrà dei risvolti storici, economici e sociali, determinando un intreccio di fatti che porteranno la società verso una biforcazione. Per capire la trasformazione in corso, è utile ricordare che la nostra corrente è propugnatrice del "monismo" (unità del mondo fondata su leggi univoche per la materia-energia e quindi per il vivente-uomo-società). I fisici stanno cercando da tempo il modo per unificare la meccanica quantistica e la relatività generale. Carlo Rovelli ed altri ricercatori stanno lavorando sulla "gravità quantistica a loop". Studiando l'origine della vita, fisici e biologi si imbattono in un dualismo, notando che le equazioni fondamentali della gravità quantistica non hanno una variabile tempo, mentre a livello macroscopico interviene il secondo principio della termodinamica, ovvero l'entropia che determina la freccia del tempo.

Se l'uomo è riuscito a fare scienza è perché ha cominciato a contare; da qui, secondo alcuni, nasce il pensiero (verosimilmente il primo strumento che l'uomo ha utilizzato per contare è stata la doppia mano con le sue dieci dita, ciò ha portato alla diffusione della numerazione in base 10, sistema numerico in informatica). Gli stati di attività dei neuroni possono essere paragonati ai concetti binari di 1 o 0, applicando il conteggio digitale al funzionamento del cervello (The Computer and the Brain, John von Neumann).

Nel nostro lavoro utilizziamo sovente pubblicazioni, articoli e saggi scientifici prodotti dal mondo borghese, ma lo facciamo con una precisa chiave di lettura. Leggiamo l'Economist e Limes per trovare dati che ci servono, ma ovviamente non facciamo nostra la loro linea editoriale. Abbiamo una salda base teorica da cui partire, che affonda le radici nel lavoro della Sinistra Comunista "italiana", e quando, ad esempio, parliamo di "coscienza" sappiamo che ci sono fili del tempo dedicati all'argomento ("La batracomiomachia", "Gracidamento della prassi", "Danza di fantocci: dalla coscienza alla cultura"). Procediamo nel lavoro per argomenti concatenati, anticipando il modo di funzionare della società futura, in cui ci sarà una sola scienza. La divisione sociale del lavoro determina una divisione della conoscenza (sapere scientifico, umanistico, ecc.), e al massimo l'attuale forma sociale arriva a concepire l'interdisciplinarietà. Pur essendoci dei dualismi ancora da risolvere, abbiamo delle certezze da trasmettere: è impossibile conoscere il futuro adottando le categorie della presente forma sociale.

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Rivista n°55, luglio 2024

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