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  • Resoconto teleriunione  5 luglio 2016

Esploratori nel domani

La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata con le notizie provenienti dal Bangladesh sul recente attacco a Dacca.

Secondo il governo bengalese gli attentatori non sarebbero affiliati all'IS, ma figli di benestanti locali trasformatisi in miliziani jihadisti "per moda". Sarà pur vero, ma è altrettanto vero che il Califfato permette l'appartenenza alla propria struttura senza il bisogno di avere la tessera in tasca e non prevede confini di nazionalità o di classe, obbligando le popolazioni assoggettate a giurare fedeltà al rappresentante della comunità islamica.

Dall'Operazione Entebbe (1976) le dottrine militari moderne prevedono l'utilizzo di gruppi d'assalto che intervengono ai quattro angoli del mondo secondo necessità; successivamente, con l'era Bush, si arriva a teorizzare la guerra preventiva totale. Oggi la simmetria nel contesto della guerra attuale richiederebbe l'invio di soldati a Raqqa per eliminare fisicamente il nucleo politico dello Stato Islamico, ma gli Stati occidentali per ora non si muovono in questa direzione. Anzi, l'IS poteva essere abbattuto velocemente già alla sua nascita, ma vi era il timore che dando il famoso calcio nel vespaio, come in Mali, il "terrorismo" si sarebbe generalizzato in Occidente, cosa avvenuta comunque.

Quando si parla di marasma sociale e guerra è importante sottolineare che il tutto avviene mentre gli stati si dissolvono. Nella guerra di tutti contro tutti, le convenienze reciproche possono cambiare rapidamente e le grandi unità statali perdono il controllo su sè stesse. Si pensi ad esempio al più vecchio paese imperialistico, la Gran Bretagna, che sta procedendo a passo spedito verso la catastrofe: Anarchia nel Regno Unito titola l'Economist dopo la Brexit. A noi sembra che l'anarchia sia il tratto distintivo di tutto il cadaverico mondo capitalistico.

A Parigi c'è stata la dodicesima manifestazione (#manif5juillet) contro la legge sul lavoro; immane la quantità di poliziotti che ha blindato il corteo controllando i documenti e perquisendo i manifestanti. Il primo ministro Valls ha deciso di ricorrere per una seconda volta alla procedura 49.3 per far passare la Loi Travail senza il voto del Parlamento, scatenando le critiche di sinistri e sindacati che accusano il governo di essere anti-democratico.

Oggi più che mai è necessario cambiare paradigma, lasciarsi alle spalle la vecchia paccottiglia riformista. Rivendicare più democrazia non ha senso, non può essere una legge (Loi Travail in Francia, Jobs Act in Italia) a introdurre o evitare la precarietà: l'incertezza del lavoro varia a seconda delle congiunture, ma in sé è insita nel sistema perché dipende da parametri che nessun governo e tantomeno nessun sindacato è in grado di dominare. Specialmente oggi che tali parametri sono del tutto internazionalizzati.

In un'audizione su innovazione tecnologica e occupazione svolta in Commissione Lavoro della Camera, il sociologo Domenico De Masi sostiene che bisogna sganciare la retribuzione dal lavoro "perché si ha diritto a vivere anche se non mi date del lavoro". Sempre più insistentemente in ambiti borghesi viene sollevata la questione del "reddito di cittadinanza", il capitalismo per salvarsi è costretto a negare sé stesso.

Il recente sondaggio condotto da Demos per l'Atlante Politico di Repubblica dimostra che se oggi si andasse al voto vincerebbe il M5S, il quale opportunisticamente ha fatto propri temi come la "disoccupazione tecnologica". L'assetto politico è cambiato anche nel mondo insignificante della scheda elettorale, sempre più il voto si indirizza verso partiti che interpretano le novità sociali, dalla sharing economy al mondo del P2P. Detto questo, tutti quelli che hanno pensato di fregare la rivoluzione sono stati fregati dalla stessa, e questo vale a maggior ragione per i grillini.

L'economia capitalistica è una non scienza, il valore è un qualcosa legato al feticcio della merce, non esiste in natura. Da sempre abbiamo posto l'accento sulla necessità di superare le categorie politico-economiche esistenti per proiettarci nel futuro, ovvero nel non capitalismo.

Compellence significa costringere l'avversario a scendere sul terreno nemico. Lo zombie capitalistico ci spinge a scendere sul terreno dell'immediatismo, a perderci nei fatti contingenti, mentre noi dobbiamo essere scienziati della rivoluzione cioè esploratori nel domani. Di qui l'attualità dell'articolo Un programma: l'ambiente del 1913: "Sottrarre la formazione del carattere all'esclusiva influenza della società presente, vivere tutti insieme, noi giovani operai o no, respirando un'atmosfera diversa e migliore, tagliare i ponti che ci uniscono ad ambienti non socialisti, recidere i legami per cui ci si infiltra nel sangue il veleno dell'egoismo, della concorrenza, sabotare, in una parola, questa società infame, creando oasi rivoluzionarie destinate un giorno ad invaderla tutta, scavando mine destinate a sconvolgerla nelle sue basi..."

La società nuova prepara all'interno di quella vecchia le basi per affermarsi: è successo in società antichissime e vale anche per il capitalismo che con la massima socializzazione del lavoro e i mezzi avanzati adoperati nell'industria produce "saggi di organizzazione futura comunistica" (Proprietà e Capitale). Per ora gli unici a percepire questa tendenza sono i seguaci del Venus Project e qualche frangia di Occupy Wall Street, la Vecchia Europa rimane ferma al paradigma sindacal-rivendicativo.

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    Nell'articolo "Proletari, schiavi, piccolo-borghesi o... mutanti?", pubblicato sulla rivista n. 4 (2001), descrivevamo una serie di trasformazioni che all'epoca si potevano solo intravedere; allora, infatti, non c'erano i rider, non c'erano i clickworkers e di intelligenza artificiale si parlava poco:

    "La struttura mondiale del lavoro sociale, la socializzazione crescente della forza produttiva umana, non possono non avere effetti materiali sulle forme in cui si manifesta lo sfruttamento. Se la miseria e il sottosviluppo odierni sono fenomeni modernissimi dovuti alla distruzione irreversibile dei rapporti antichi, l'estendersi enorme di rapporti di lavoro atipici nelle aree metropolitane non devono essere considerati fenomeni di regresso: saranno anch'essi a tutti gli effetti il risultato di progresso, quindi, per definizione, riflessi del futuro sul presente in via di liquidazione continua."

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