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  • Resoconto teleriunione  28 aprile 2020

Modelli di catastrofe

La teleconferenza di martedì sera, connessi 33 compagni, è iniziata prendendo spunto dalle ultime notizie sulla diffusione del nuovo coronavirus.

A pochi giorni dall'inizio in Italia della cosiddetta Fase 2, i dati sulla diffusione del Covid-19 in arrivo dalla Germania hanno destato una certa preoccupazione nel governo Conte: sembra infatti che nei länder tedeschi, in seguito alla riapertura, l'indice di contagio (R0) abbia ricominciato a salire. Il Comitato tecnico-scientifico italiano ha suggerito al governo una ripresa, prevista per il prossimo 4 maggio, soft, dato che "lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto". Esiste, insomma, il rischio che l'allentamento delle misure di lockdown e il riavvio delle attività possano far ripartire la curva dei contagi, costringendo a nuove chiusure e peggiorando la situazione economica, che di fronte a continui stop and go, di aperture che seguono a chiusure, rischierebbe di andare fuori controllo, più di quanto non lo sia già.

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità la pandemia in corso rappresenta ancora una grave minaccia: oltre all'ampia diffusione nei paesi occidentali, preoccupa l'impatto della malattia in Africa, Medioriente e Sud America, paesi in cui i sistemi sanitari non sono in grado di rispondere ad una crescita dei casi. I morti potrebbero essere milioni.

Nel 2018 l'Oms lanciò l'allarme sulla malattia X, un agente patogeno emergente che avrebbe potuto rivelarsi letale come l'influenza spagnola, invitando gli stati ad attrezzarsi adeguatamente. A gennaio di quest'anno, ha diramato direttive chiare e sintetiche per il contenimento dell'epidemia da nuovo coranovirus, comprimibili in tre punti: isolare i malati dai sani, curarli in luoghi appositi e, soprattutto, salvaguardare il personale sanitario (in Italia sono 150 i medici morti per Covid-19). L'Oms ha quindi agito da struttura di coordinamento, ma senza ottenere grandi risultati. Il problema, infatti, è che tale struttura non è un governo e non ha poteri né esecutivi né legislativi. La Cina, come riporta la rivista Lancet", ha seguito le indicazioni dell'Oms solo alcune settimane dopo la registrazione dei primi casi, mentre il resto del mondo non è mai riuscito ad attuarle del tutto. Tanto meno in Italia, soprattutto in Lombardia e nella provincia di Bergamo, dove sono stati raggiunti livelli disastrosi: interi distretti produttivi aperti nonostante la pandemia, strutture di degenza per anziani trasformate in lazzaretti, migliaia di contagiati tra infermieri e personale sanitario.

Adesso invece è giunto il momento di abituarsi a convivere con il virus: questo è il messaggio che la maggiorparte dei rappresentanti dei governi in carica sta cercando di far passare. Significa che dovremo fare l'abitudine ad un certo numero di infetti ed impratichirci coi morti. Al suo esordio, nel 2003, il virus della Sars aveva un R0 pari a 48, ovvero un malato poteva contagiare fino a 48 persone; poi, così come era venuto, senza che nessuno sapesse precisamente il perché, sparì dalla circolazione. Questo però non accade con tutti i virus, anzi, alcuni mutano e si ripresentano più pericolosi di prima. Riguardo il SARS-CoV-2, il virus che genera la malattia Covid-19, attualmente sembra che ne esistano ceppi differenziati all'interno degli stessi paesi, numerose persone ne sono infette da settimane, molte altre sono asintomatiche ma contagiate (e contagiose), e alcuni guariti hanno avuto una recidiva. Il pericolo per la specie esiste, e come scritto nelle Tesi di Napoli (1965) quello che oggi servirebbe è un organismo "che svolge la difesa della specie umana contro i pericoli della natura fisica e dei suoi processi evolutivi e probabilmente anche catastrofici".

Nell'articolo "La grande socializzazione" abbiamo visto che la contraddizione tra la necessità di un governo mondiale e la mercantile anarchia è sempre più stringente. E come se l'umanità, arrivata alla globalizzazione planetaria, si fosse resa conto di dover coordinare le proprie azioni a livello mondiale, ma di non potercela fare a causa di borghesie a carattere nazionale con interessi particolari.

Gli ultimi provvedimenti adottati dal governo italiano non sono piaciuti alla CEI, la Conferenza Episcopale Italiana: mentre la maggior parte delle fabbriche (quasi tutte) potranno riprendere le attività, i fedeli continueranno a non poter frequentare le funzioni religiose. Anche alla piccola borghesia, che si fa agguerrita, le recenti misure non sono andate a genio. A Torino, nella serata di martedì 28 aprile, è stato organizzato da negozianti e ristoratori un flash mob, che ha visto le serrande di centinaia e centinaia di negozi alzate, per spingere il governo ad affrettare la data di riapertura delle attività. Le classi medie vedono repentinamente messo in discussione il proprio tenore di vita, temono di precipitare nel proletariato, e ciò le mette in agitazione. Ritorneranno i Forconi o qualcosa di simile? Ricordiamo che Marx afferma che la piccola borghesia è "parte integrante di tutte le rivoluzioni sociali che si stanno preparando" (Lettera di Marx ad Annenkov, 1846). Per il sistema è molto pericoloso quando alcune categorie o gruppi sociali acquistano autonomia, fregandosene delle leggi; ne sono esempio anche le regioni italiane, che si muovono in ordine sparso disobbedendo alle direttive del governo. Alla lunga, questi processi di autonomizzazione possono portare alla disgregazione dello Stato ("Lo Stato nell'era della globalizzazione").

Nell'articolo "Il programma fascista" (1921), Bordiga afferma che il fascismo non ha un programma se non quello di difendere la vecchia economia di mercato attraverso un'organizzazione unitaria di classe. Dal canto suo il capitalismo non ha un programma politico, essendo un rapporto sociale basato sulla guerra di tutti contro tutti (individui, aziende, stati e classi). Gli Stati, perciò, non possono fare altro che darsi un inquadramento unitario, al fine di fare sistema a livello politico, economico e militare, proprio per contrastare la loro stessa disgregazione... che procede comunque.

La classe dominante si trova di fronte a un dilemma irrisolvibile: lasciare che i movimenti sociali si espandono nella società, oppure intervenire esasperando la situazione e radicalizzando le piazze. In Cile e Libano, da mesi, non si arrestano le manifestazioni, molto violente e di massa. Negli ultimi giorni, anche in seguito ad una situazione dichiarata di bancarotta economica, con la chiusura delle banche e l'inflazione schizzata alle stelle, le proteste hanno coinvolto Tripoli e Beirut, e si sono verificati diversi assalti alle sedi bancarie che hanno richiesto l'intervento dell'esercito. Il lockdown è stato rotto, la popolazione non ha accettato di restare in casa senza avere nulla da mangiare: un'anticipazione di quello che potrebbe succedere in paesi oggi più stabili. In Spagna si calcolano circa 9 milioni di senza lavoro, negli Usa la disoccupazione potrebbe arrivare al 20%, e ovunque si prepara un'esplosione di rabbia sociale mai vista prima. Nel 2011 Occupy Wall Street si è diffuso su tutto il territorio statunitense e oltre, rappresentando una novità rispetto al paradigma esistente; nei primi mesi lo stato americano non intervenne perché temeva che il movimento potesse rafforzarsi, salvo poi compiere migliaia di arresti. Se fossimo nei panni della borghesia pregheremmo tutti i santi in paradiso affinché non rispunti un movimento di quel tipo: anonimo, senza leader e senza rivendicazioni.

Nello schema di rovesciamento della prassi tracciato in "Teoria e azione nella dottrina marxista" (1951), si vede come la spinta economica porti individui e gruppi provenienti dalla classe sfruttata a darsi delle strutture intermedie, di difesa economica; quando poi la temperatura sociale aumenta, queste spinte tendono a convergere verso un'organizzazione superiore, il partito rivoluzionario, irrobustendone ed ampliandone la struttura:

"Il rapporto dialettico sta nel fatto che in tanto il partito rivoluzionario è un fattore cosciente e volontario degli eventi, in quanto è anche un risultato di essi e del conflitto che essi contengono fra antiche forme di produzione e nuove forze produttive. Tale funzione teorica ed attiva del partito cadrebbe però se si troncassero i suoi legami materiali con l'apporto dell'ambiente sociale, della primordiale, materiale e fisica lotta di classe."

Il partito è un divenire sociale, una rete di relazioni che si forma all'interno del capitalismo per negare lo stesso e procedere oltre. Lo schema del centralismo marxista dimostra che vi è un tendere della società verso uno sbocco politico previsto e voluto. Il caos sociale in corso è positivo per la rivoluzione, perché accelera la morte di vecchie forme e la nascita di nuove (le teorie del caos sono deterministiche).

In chiusura di teleconferenza, si è accennato alla decisione dell'agenzia di rating Fitch di ridurre l'affidabilità del debito pubblico italiano portandolo quasi al livello junk (spazzatura) con un punteggio BBB-. L'agenzia prospetta una contrazione del PIL italiano dell'8% nel 2020, con un rapporto debito/PIL pari al 156%. Gli effetti sociali di questa catastrofe non tarderanno a farsi sentire.

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    Nell'articolo "Proletari, schiavi, piccolo-borghesi o... mutanti?", pubblicato sulla rivista n. 4 (2001), descrivevamo una serie di trasformazioni che all'epoca si potevano solo intravedere; allora, infatti, non c'erano i rider, non c'erano i clickworkers e di intelligenza artificiale si parlava poco:

    "La struttura mondiale del lavoro sociale, la socializzazione crescente della forza produttiva umana, non possono non avere effetti materiali sulle forme in cui si manifesta lo sfruttamento. Se la miseria e il sottosviluppo odierni sono fenomeni modernissimi dovuti alla distruzione irreversibile dei rapporti antichi, l'estendersi enorme di rapporti di lavoro atipici nelle aree metropolitane non devono essere considerati fenomeni di regresso: saranno anch'essi a tutti gli effetti il risultato di progresso, quindi, per definizione, riflessi del futuro sul presente in via di liquidazione continua."

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Rivista n°53, giugno 2023

copertina n° 53

Editoriale: La guerra rispecchia la società

Articoli: Sul libero arbitrio

Rassegna: Effetto domino - Crollo generale"

Terra di confine: Magazzini organici - Apprendisti stregoni - La forma ed il contenuto

Recensione: Doom

Doppia direzione: Riscontri d'oltreoceano

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Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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