Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  21 luglio 2020

Catastrofi a tutti i livelli

La teleconferenza di martedì sera, presenti 19 compagni, è iniziata dalla segnalazione di alcuni articoli sulla situazione economica e sociale.

In Italia cresce il numero di coloro che ricorrono a forme di assistenza per avere di che mangiare; secondo una stima della Coldiretti, sono il 38,4% gli italiani senza "risorse liquide disponibili per spese essenziali come quelle per il cibo o per il riscaldamento". Dalle pagine del New York Times Paul Krugman scrive che la situazione negli Usa è esplosiva, dato che a fine luglio scadrà il contributo di disoccupazione per oltre 20 milioni di lavoratori. I giornalisti non riescono a cogliere la dinamica storica generale, quel processo irreversibile prodotto dalla legge della miseria crescente.

Si è quindi ripreso quanto detto nella riunione di venerdì scorso sul tema della catastrofe. Come si può verificare in alcuni articoli pubblicati su The Economist, la borghesia percepisce l'avvicinarsi di una situazione di non ritorno, ma non può porvi rimedio. Eventi disastrosi si presentano a tutti i livelli: dalla diffusione di pandemie al collasso delle metropoli, dai terremoti (basti ricordare l'energia che si sta accumulando nella faglia di Sant'Andrea o nel sottosuolo del Vesuvio) agli asteroidi. La classe dominante è impotente di fronte al suo stesso sistema e mostra di aver perso la vitalità che l'ha caratterizzata nel suo periodo rivoluzionario: essa subisce quello che succede nella società senza potersi affidare ad alcuna teoria o programma in grado di rovesciare la prassi. Da questo punto di vista, la borghesia non riesce nemmeno a porsi al livello delle società antiche che sono state capaci di sviluppare sistemi atti a tramandare la conoscenza. L'attuale modo di produzione non riesce a dare alcuna risposta significativa, ma oramai può solo porre rimedi locali e comunque legati alle categorie del profitto.

Nel libro La rivoluzione dimenticata, Lucio Russo si sofferma sulle conoscenze scientifiche raggiunte dalla società ellenica e su come esse siano poi andate perse. Nell'epoca capitalistica la conoscenza è del tutto mistificata. Che si tratti di affrontare le possibilità di estinzione o di perdita di capacità produttive e conoscitive, il Sistema risponde in maniera inefficiente. Ad esempio, ignora l'incrocio di un asteroide con l'orbita terrestre: un evento poco probabile, ma che avrebbe comunque bisogno di essere studiato ed indagato, se non altro perché il prezzo da pagare sarebbe altissimo. Quando catene di eventi si incrociano, si sommano e si concatenano, la probabilità diventa un fattore altamente soggettivo (vedi gli studi del matematico Bruno de Finetti). La conoscenza scientifica passa attraverso l'ipotesi per cui, sulla base di sviluppi visibili, misurabili e soprattutto proiettabili nel futuro, si può prevedere un evento o una serie di eventi. La scienza è un patrimonio dell'umanità; l'epoca borghese introduce elementi che inquinano lo studio del fattori materiali: il capitale agisce "pensando" esclusivamente agli investimenti a brevissimo termine, al passaggio da D a D' nel minor tempo possibile.

Eppure, una certa sequenza di avvenimenti catastrofici può portare a quanto accaduto con la società ellenica. Il mondo capitalistico attuale è sull'orlo del baratro, non si regge su basi solide. In ambito artistico, libri o film prodotti da Hollywood registrano il pericolo. Per citarne un paio, ricordiamo il romanzo di Ray Bradbury Fahrenheit 451 in cui uomini e donne imparano a memoria i testi dei libri per tramandarne il contenuto, oppure la psicostoria di Asimov in cui una parte dell'umanità cerca di salvare la maggior parte della conoscenza possibile costruendo due fondazioni agli estremi dell'Universo.

Nella storia del capitalismo la borghesia è passata da certezze granitiche all'incapacità totale di capire e prevenire certi fatti sociali. Negli Usa viene eletto un battilocchio come Donald Trump e prende piede una specie di spettacolo che risponde a parole d'ordine tutte sue.

La dinamica storica passa dal capitalista di inizio 900' che doveva cercarsi campi di investimento a livello nazionale ed internazionale, all'investimento di denaro in qualsiasi campo anche se non produttivo, fino alla situazione attuale dove non c'è nemmeno il ricorso alla materialità dell'investimento. Oramai gli operatori di borsa sono andati oltre, mettendosi d'accordo su cosa dire ai mercati in modo che ci siano determinati risultati: si producono situazioni di investimento sulla base di quello che succede non nel capitale reale, ma nel mondo della psicologia prodotta dal capitale. Siamo al livello spiegato da Paul Watzlawick in Pragmatica della comunicazione umana: ad un certo punto il cervello è incapace di seguire determinati paradossi logici. Il capitale si è completamente autonomizzato, non ha bisogno di previsioni e neanche di qualcuno che se ne occupi. La borghesia non cerca nemmeno di sapere cosa può succedere nel futuro, impegnata com'è ad eternizzare sè stessa ed il suo modo di produzione: essa ha nel suo DNA l'accumulazione del capitale, la riproduzione allargata, quindi la sua stessa estinzione.

Un compagno ha segnalato un articolo sulla situazione energetica generale, "Why a Great Reset Based on Green Energy Isn't Possible", pubblicato sul blog Our Finite World. La borghesia sta cercando di aggrapparsi alla cosiddetta green economy ma nel testo si giunge alla conclusione che tale soluzione è solo un "pannicello caldo". L'economia non è come un computer, da accendere e spegnere a piacimento, ma è un organismo e come tale, quando muore, non è certo possibile farlo rinascere. L'andamento del ciclo economico, si scrive nell'articolo, si può riassumere con una curva gaussiana che presenta un picco nel 2008 a cui segue una discesa abbastanza ripida, la quale nel 2019, anche a causa della pandemia da Covid-19, porta ad un periodo di guerre e rivoluzioni fino ad un nuovo ordine. Tra le diverse interessanti considerazioni, nell'articolo si ricorda che questo modello economico è basato su petrolio, gas e carbone, di qualità sempre più bassa. Man mano che passa il tempo, diminuisce l'EROEI, il rapporto tra energia utilizzata nell'estrazione e quella ricavata dal combustibile. Le fonti, inoltre, sono altamente intermittenti e necessitano di sussidi statali, di impianti di accumulo e di grosse reti di trasmissione, in quanto l'energia ricavata va spostata velocemente da una parte all'altra del pianeta affinché venga soddisfatta la richiesta. I borghesi, quando analizzano il sistema dal punto di vista termodinamico, ammettono che sta viaggiando verso la catastrofe, e ciò vale anche nel caso della trasmissione di informazione, dei dati. Le reti informatiche ed elettriche sono intrinsecamente instabili e fragili. Se non si ha la prospettiva della serie storica che va da n a n+1 ("Dottrina dei modi di produzione") attraverso il superamento delle categorie presenti, si finisce risucchiati nel vasto insieme della riforma, peraltro impossibile per questo sistema.

Nelle Tesi di Napoli (1965) la nostra corrente prefigura un partito che non lotta con altri partiti ma che "che svolge la difesa della specie umana contro i pericoli della natura fisica e dei suoi processi evolutivi e probabilmente anche catastrofici". Il capitale non sta mettendo l'umanità nelle condizioni di preservare se stessa. Incendi estesi stanno devastando l'Australia e l'Amazzonia, ovvero il polmone verde della Terra. L'umanità, resa eccedenza rispetto alle dinamiche del valore, conduce una vita senza senso, risultando uno "scarto", così come afferma Papa Francesco. Il socialismo non va contrapposto alla barbarie, come sostenuto dall'omonima rivista francese criticata dalla nostra corrente in diversi fili del tempo negli anni '50 ("La batracomiomachia", "Gracidamento della prassi", "Danza di fantocci: dalla coscienza alla cultura"). Charles Fourier, ne La teoria dei quattro movimenti, contrapponeva il socialismo di Armonia alla vita antisociale di Civiltà. E' Civiltà a dover sparire, e la nostra corrente, nell'articolo "Avanti, Barbari!", auspicava ai fini rivoluzionari la calata dei barbari moderni, la classe proletaria:

"Ben venga dunque, per il socialismo, una nuova e feconda barbarie, come quella che calò per le Alpi e rinnovò l'Europa, e non distrusse ma esaltò il portato dei secoli di sapienza e di arte, custodito nel seno del formidabile impero".

Articoli correlati (da tag)

  • La società analizzata con il wargame

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando l'articolo "Wargame. Non solo un gioco" (rivista n. 50), particolarmente utile per comprendere i conflitti bellici e sociali in corso, e per evitare di commettere errori logici nell'analisi.

    In "Wargame" troviamo considerazioni inerenti alla "trasformazione della guerra imperialista in guerra civile", parola d'ordine dell'Internazionale Comunista. Storicamente, la guerra non rappresenta un problema per l'imperialismo ma la soluzione (temporanea) alla sua crisi. Difatti, la nostra corrente afferma che nell'epoca moderna, anche a causa del modo di condurre i conflitti, o passa la guerra o passa la rivoluzione. Oggi le determinazioni di una guerra classica che la farebbero passare da salvezza del modo di produzione capitalistico a elemento della sua distruzione non sono più da considerare ipotesi, dato che la crisi economica è da tempo diventata cronica. L'elettroencefalogramma del capitalismo è piatto.

    Detto questo, finché c'è guerra non c'è disfattismo e quindi non c'è rivoluzione. La rivoluzione, perciò, deve scattare prima che la guerra conquisti la scena mondiale, prima che diventi un fatto totale, tanto più che quella a venire sarà "gestita" da sistemi basati sull'intelligenza artificiale, potenzialmente fuori dal controllo umano. Pensiamo alla fabbrica: il robot, registrando in modo approfondito le competenze dell'operaio, lo va a sostituire.

  • La guerra al tempo dell'IA

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando due articoli pubblicati sull'ultimo numero dell'Economist (22 giugno 2024), dedicato al rapporto tra guerra e intelligenza artificiale.

    Nell'articolo "AI will transform the character of warfare" si dimostra come la guerra condotta da macchine gestite da sistemi di IA potrebbe rivelarsi incontrollabile. C'è un rapporto stretto tra industria militare e civile. I computer, si afferma, sono nati in guerra e dalla guerra. La stessa ARPANET, aggiungiamo noi, che anticipò Internet, venne realizzata a partire dal 1969 dalla DARPA (Defence Advanced Research Projetcs Agency) per collegare centri di calcolo e terminali di università, laboratori di ricerca ed enti militari.

    Oggigiorno esistono sistemi di IA che si occupano del riconoscimento degli oggetti in un dato spazio e che vengono utilizzati per elaborare i dati e le informazioni raccolte dai droni tramite foto e video. L'integrazione di tali sistemi produce un gigantesco automa che relega ai margini l'essere umano: dato che il tempo per individuare e colpire gli obiettivi è compresso in pochi minuti o addirittura in secondi, il soldato può al massimo supervisionare il sistema. Combattimenti più rapidi e meno pause tra uno scontro e l'altro renderanno più difficile negoziare tregue o fermare l'escalation. Dice Marx nei Grundrisse: con lo sviluppo dell'industria l'operaio da agente principale del processo di produzione ne diventa il sorvegliante per essere sostituito anche in questa funzione da un automa generale.

  • La potente difesa del programma

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con un breve report della conferenza tenuta a La Spezia lo scorso sabato 1° giugno. L'impressione che abbiamo avuto è stata positiva, sia perché ci siamo incontrati tra compagni di diverse località, sia perché abbiamo avuto modo di presentare la rivista.

    Si è passati poi a commentare "Il ciclo storico del dominio politico della borghesia", facente parte delle Tesi del dopoguerra, una potente difesa del programma comunista. È sempre utile rileggere i testi della Sinistra perché si prestano a molteplici collegamenti con il presente e il futuro. Se nel testo "Il ciclo storico dell'economia capitalistica", analizzato la scorsa settimana, si tratta maggiormente l'aspetto materiale dello sviluppo del capitalismo, in questo viene esaminato l'aspetto politico-organizzativo del dominio di classe della borghesia.

    Lo scontro armato che portò alla vittoria della classe borghese su quella feudale fu anche battaglia di idee e teorie. Le classi feudali costruivano la loro sovrastruttura dottrinale su categorie immutabili, come ad esempio la religione; la nascente borghesia mette in discussione tutte le concezioni tradizionali e proclama, contro il dominio dell'autorità, quello della ragione umana. La borghesia impone una nuova impalcatura ideologica che si basa su libertà, eguaglianza e fraternità.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email