Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  20 aprile 2021

Tendenze contrastanti

Durante la teleriunione di martedì sera, a cui hanno partecipato 23 compagni, abbiamo discusso della contraddizione tra le esigenze internazionali del capitale mondiale e gli interessi borghesi nazionali, su sollecitazione di un compagno che ha chiesto un approfondimento in merito.

Se un unico grande trust si affermasse a livello mondiale non si tratterebbe più di capitalismo, ma di una società diversa. Il capitalismo attuale, globalizzato ad un punto più alto di quanto potesse scorgere Lenin al suo tempo, non potrà mai negarsi fino a questo punto: finché ci sarà proprietà privata, ci saranno sempre accaparramento di lavoro altrui, concorrenza tra stati e l'esistenza di eserciti. Insomma, guerra tra capitalisti e tra classi sociali.

In un articolo pubblicato sul numero 6 della rivista, ci chiedevamo appunto, partendo dalla polemica Lenin-Kautsky sulla base del testo di Hilferding, se davvero un super-imperialismo potesse realizzarsi. Lenin, seppur con qualche dubbio, sembra accettare il fatto che alla formazione di trust nazionali si affianchi la tendenza alla formazione di trust fra nazioni. Allora era una prospettiva reale, basata su processi storici, ma l'entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1917 e il loro affermarsi nel tempo come potenza egemone cambiò le cose.

Oggi potremmo pensare di essere in presenza di un super-imperialismo, quello americano, dato che la potenza politico-militare messa in campo dagli Usa (con le loro 800 basi militari in tutto il mondo) non ha eguali. Ma vanno considerati due aspetti: primo, che tale potenza "non deriva soltanto dalle armi e dalla finanza americane, cioè da necessità del capitalismo degli Stati Uniti in quanto fenomeno nazionale, ma dalle necessità del Capitale impersonale, internazionale, ormai slegato anche dalle diverse nazioni"; secondo, che gli Stati Uniti, assumendo il ruolo di gendarme mondiale, si fanno carico di tutte le contraddizioni del capitalismo. In questa situazione gli altri paesi imperialisti si ritrovano in un rapporto schizofrenico con la potenza egemone, da una parte costretti a sostenere il sistema di cui fanno tutti parte, dall'altra spinti a resistere al rullo compressore del guardiano degli interessi del Capitale mondiale.

La sovrapposizione degli interessi nazionali americani con il compito internazionale per conto del Capitale mondiale alimenta una contraddizione enorme che ha effetti disgregatori sul capitalismo stesso. La tendenza alla concentrazione e poi alla centralizzazione dei capitali si esprime anche nella formazione di organismi sovranazionali (OMS, ONU, FMI, ecc.), che potrebbero funzionare come ministeri di un governo globale. Ma questo non avviene, perché tali apparati non hanno un effettivo potere esecutivo, non hanno autorità, e non possono esercitare a pieno la loro funzione all'interno di un mondo dove si scontrano gli interessi delle borghesie nazionali. Lo si è visto con lo scoppio della pandemia, con la vicenda della sospensione dei finanziamenti all'OMS da parte del governo Trump, con il procedere in ordine sparso dei diversi paesi nella lotta al virus.

La stessa situazione, una compresenza tra spinte centripete crescenti e la tendenza alla mercantile anarchia, si riflette all'interno dei singoli imperialismi. In Belgio, in seguito a diverse crisi politiche, per oltre 600 giorni non è stato possibile formare un governo; in Italia, la regione Sicilia (e non solo) ha manipolato i dati sui contagi per evitare l'entrata in zona rossa e restrizioni maggiori. In questi casi, gli interessi particolari, locali, prendono il sopravvento su quelli nazionali borghesi.

Gli stati si inflazionano sempre più per non rimanere schiacciati dalle pressioni che arrivano dall'esterno e dall'interno, ma questo non li mette al sicuro dai processi di dissoluzione in atto. Su questo tema, abbiamo fatto un lavoro pochi anni fa affrontando la perdita di efficienza degli stati e dei loro governi dal punto di vista termodinamico ("Il secondo principio"). I modi di produzione così come gli organismi viventi hanno una freccia nel tempo, un processo irreversibile di crescita, maturità e morte. Come scritto nella introduzione del 1859 alla Critica dell'economia politica, i rapporti sociali, che fino ad un certo punto sono forme evolutive delle forze di produzione, si trasformano in loro catene. Allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale. Questa osservazione di Marx si può sviluppare dal punto di vista della fisica della storia: una forma sociale a più alto rendimento energetico è destinata ad imporsi; è un fattore tecnico che si trasforma in fatto politico. D'altronde, non è mai successo a livello storico che un modo di produzione a più alto rendimento non abbia preso il posto di uno a rendimento inferiore.

Strettamente collegato al tema della dissoluzione dello stato, è quello della negazione della legge del valore, processo inerente allo sviluppo capitalistico e alla sua accumulazione. All'interno del ciclo produttivo, la componente di lavoro morto grandeggia enormemente sul lavoro vivo e ciò rappresenta un grosso problema per gli stati, i quali fondano la propria sopravvivenza sull'estrazione di plusvalore, interna od esterna che sia. Lo Stato è per definizione strumento di classe al servizio del capitale nazionale, e nel corso della sua evoluzione si è trasformato in un apparato gigantesco, un mostro invadente e invasivo, esattore e sbirro: "già oggi, avvicinandoci a una media di 'statalizzazione' dell'economia del 50%, lo Stato non è più l'elemento rivitalizzante del capitalismo, il regolatore delle sue funzioni, ma un mostro elefantiaco la cui attività è in gran parte finalizzata alla propria perpetuazione. Il suo modo di essere ricade completamente sotto gli effetti della legge dei rendimenti decrescenti." ("Lo Stato nell'era della globalizzazione")

Secondo la struttura frattale delle rivoluzioni, una serie di micro-collassi anticipa il collasso generale. In "Attivismo", testo della nostra corrente, si dice che non è possibile alcuna vittoria rivoluzionaria se lo Stato non è già crollato dal suo interno. Ma dice anche un'altra cosa: di fronte allo sfaldarsi della società, se non c'è il partito rivoluzionario la situazione è a tutti gli effetti controrivoluzionaria:

"È necessario dunque affinché la società esca dal marasma in cui è piombata, e che la classe dominante è impotente a sanare, perché impotente a scoprire le nuove forme adatte a scarcerare le forze di produzione e avviarle verso nuovi sviluppi, che esista un organo di pensiero e di azione rivoluzionario collettivo che convogli ed illumini la volontà sovvertitrice delle masse. [...] La trasformazione della crisi borghese in guerra di classe e in rivoluzione, presuppone l'obiettivo sfacelo dell'impalcatura sociale e politica del capitalismo, ma non può porsi nemmeno potenzialmente se la maggioranza dei lavoratori non è conquistata o influenzata dalla teoria rivoluzionaria incarnata nel partito, la quale non si improvvisa sulle barricate."

Il dramma maggiore per il capitalismo è la formazione di una sovrappopolazione assoluta (legge della miseria crescente), una massa sempre più consistente di uomini che non potranno più entrare nel processo produttivo, quando ormai anche il terziario è sottoposto a processi, più o meno rapidi ma a tendenza unica, di digitalizzazione e automazione. Ma le popolazioni devono continuare ad acquistare la pletora di merci eruttata dal vulcano produttivo capitalistico e per tal motivo vanno mantenute con varie forme di sostegno al reddito. Ma guai, dice Marx, a quella società che invece di sfruttare i propri schiavi è costretta a mantenerli. Insomma, il capitalismo ha bisogno di plusvalore ma non può tornare indietro nel tempo, quando gli operai riempivano le fabbriche.

A tutto ciò si aggiunge lo sviluppo vorticoso e incontrollato del capitale finanziario. Nel numero 49 della rivista, di prossima uscita, nell'articolo "Virtualizzazione" si trova una tabella che riporta la sproporzione fra le modalità del capitale, e mostra il grado di autonomizzazione del denaro dai metalli e quanto l'attuale ammontare di questi ultimi sia insignificante rispetto al totale dei "valori" esistenti. I derivati raggiungono la spaventosa cifra di 2.200.000.000.000.000 dollari. Non c'è più confronto possibile tra il valore delle aziende e la massa di capitale finanziario che viaggia nei mercati.

Negli ultimi 10-15 anni il mondo della finanza è stata pesantemente investito dalla tecnologia e dall'automazione. Computer collegati in rete lavorano 24 ore su 24, 365 giorni all'anno, secondo algoritmi capaci di individuare nuovi trend in pochi secondi, operando negoziazioni ad alta frequenza, anche brevissime, sui mercati di tutto il mondo (High frequency trading). Si tratta di un sistema ormai incontrollabile, solo i grandi fondi e le assicurazioni riescono ad influenzare un minimo gli andamenti dei mercati, ma perché essi stessi sono fattori di tendenza date le grandi quantità di capitali che riescono a muovere.

Articoli correlati (da tag)

  • Direzione del moto storico

    La teleriunione di martedì sera è cominciata parlando del recente attentato a Donald Trump avvenuto durante un comizio elettorale in Pennsylvania.

    Si tratta di un ulteriore step nel livello di violenza che caratterizza la campagna elettorale americana. L'attentatore, un ragazzo di 20 anni con simpatie repubblicane, ha utilizzato un fucile semiautomatico AR-15, l'arma più diffusa in tutto il Paese con una stima di oltre 40 milioni di pezzi venduti. Naturalmente, non sono mancate le teorie del complotto, ma d'altronde in mancanza di informazioni vagliabili tutte le ipotesi sono aperte.

    Nel nostro articolo "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana", nel capitolo finale intitolato La vita nel ventre della balena, abbiamo ribadito che il moto storico ha una direzione precisa. Gli USA sono ciò che la storia del pianeta li ha portati ad essere. La crisi dell'imperialismo unipolare è dovuta al fatto che sulla scena si stanno affacciando nuove potenze (lo sviluppo ineguale di cui parla Lenin nell'Imperialismo), l'America non ha più la forza di dare ordine al mondo, e non esiste un sostituto all'orizzonte. Si è interrotta la staffetta dell'imperialismo ("Accumulazione e serie storica") e il disordine mondiale aumenta con l'estendersi dei conflitti bellici su scala planetaria. Chiunque sarà il prossimo presidente americano (i pronostici danno per certa la vittoria di Trump), potrà far ben poco per invertire la tendenza economica, la quale produce effetti sulla società.

  • Subbuglio mondiale

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando le conseguenze politiche delle recenti elezioni europee.

    In Francia i partiti di sinistra hanno prospettato una riedizione del fronte popolare del 1936-1941 per fermare l'avanzata delle destre. Dalla tragedia si sta passando alla farsa, perchè chiunque vada al governo non può far altro che assecondare i diktat dei mercati, che sia di destra, centro o sinistra. Detto questo, le elezioni si stanno trasformando da fattori di stabilità in fattori di caos, e il fenomeno della decadenza del sistema dei partiti, di cui è conferma l'aumento dell'astensionismo, è sintomo di una disgregazione più generale. La Francia sta diventando un laboratorio per gli altri paesi: lì, solo negli ultimi anni, ci sono stati gli incendi sociali nelle banlieue, i gilet jaunes, il movimento contro l'aumento delle pensioni. Se il sistema perde energia, se va in crisi la legge del valore, allora viene meno il patto tra lo Stato e la società civile, e cresce la polarizzazione politica interna agli stati. In Italia si è già sperimentato tutto, tra cui l'affermarsi di formazioni politiche che hanno ottenuto un grande successo criticando la "casta" per poi integrarsi in breve tempo (vedi M5S). Anche la Germania, in seguito a queste elezioni, mostra incrinature interne: il centro d'Europa si presenta spaccato, incapace di ricucire il tessuto sociale.

    È difficile pensare ai cambiamenti rivoluzionari prossimi venturi come a passaggi pacifici, graduali e indolore. Quando si muovono masse di milioni di persone incollerite si producono terremoti sociali.

  • Chiusura di un ciclo storico

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con il commento del testo "Il ciclo storico dell'economia capitalistica" (Prometeo n. 5 del 1947), nel quale si dimostra che il capitalismo nasce all'interno della società feudale, e che è possibile delineare una dinamica storica che va dalla bottega artigiana alla manifattura, fino alla fase senile del capitalismo in cui la finanza domina l'industria.

    Ad un certo grado di sviluppo delle forze produttive si verifica una scissione tra chi detiene i mezzi di produzione, i datori di lavoro, e gli operai, che non sono più padroni del prodotto del loro lavoro. L'artigiano, che precedentemente poteva compiere tutte le operazioni utili alla produzione, viene sostituito da un operaio complessivo (lavoro associato) che è la somma di tanti operai parziali. La figura unitaria dell'artigiano si sdoppia: appaiono sulla scena storica il capitalista e il salariato. All'interno della vecchia società maturano gli elementi della nuova, e questo vale anche per la prossima rivoluzione, che sarà a titolo umano. Giunto il capitalismo alla sua fase suprema, l'imperialismo, la stessa figura dell'imprenditore, quello che veniva chiamato padrone, praticamente non esiste più, sostituito da funzionari lautamente stipendiati oppure addirittura da algoritmi.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email