Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  16 marzo 2021

Caoslandia

Durante la teleconferenza di martedì sera, presenti 26 compagni, abbiamo ripreso i temi affrontati durante lo scorso incontro redazionale (13-14 marzo 2021). In particolare, abbiamo approfondito alcuni aspetti della relazione di sabato mattina, "Il rapporto Cina-Stati Uniti nel corso della cosiddetta crisi sistemica", riguardo gli scenari di guerra futuri.

Da tempo escludiamo la possibilità dello "scoppio" di una guerra di tipo classico, con schieramenti netti e con grandi colossi, ad esempio Cina ed Usa, contrapposti apertamente sul campo. Alcune discussioni all'interno del vecchio partito comunista internazionale vertevano proprio intorno alla validità della proposizione bolscevica "trasformare la guerra imperialista in guerra rivoluzionaria". Amadeo Bordiga, quando parlava di terza guerra mondiale, ipotizzava un conflitto esteso a livello globale, e in occasione del conflitto in Iraq nel 2003 abbiamo avuto conferma della validità di tale posizione: il mondo è troppo grande per il controllo ad opera di un solo paese, ma è altresì troppo piccolo per garantire sviluppo e profitti a tutti. Anche gli esperti borghesi sono giunti a prevedere una guerra futura generalizzata, mentre Papa Francesco, già da qualche anno, fa riferimento ad una terza guerra mondiale combattuta a pezzi. Ogni guerra inizia dove finisce l'altra: indubbiamente l'attuale assetto imperialistico è quello determinatosi nel 1945 alla fine della seconda guerra mondiale, però oggi gli Stati Uniti e il resto del mondo non sono più gli stessi. Nessun paese è in grado di scalzare gli Usa, con le loro 800 basi militari disseminate su tutto il pianeta, alla guida del mondo, ma allo stesso tempo il gendarme mondiale si mostra sempre più acciaccato ed economicamente dipendente dall'estero.

Nel conflitto moderno non ci sono più i fantaccini terrestri che si sparano dalle rispettive trincee e che possono fraternizzare, si fa perciò difficile trasformare la guerra imperialista in guerra civile. Negli anni è intervenuto un cambiamento epocale, sia per quanto riguarda gli armamenti e le dottrine militari, sia per quanto riguarda l'assetto del capitalismo. Non dobbiamo dimenticare la guerra informatica, la cyber war, e soprattutto il fenomeno risorgente e tenace delle partigianerie.

La borghesia è costretta a rivoluzionare continuamente il suo modo di produzione, quindi il modo di estrarre plusvalore. Oggi siamo in una situazione in cui il capitale ha grossi problemi di accumulazione e il D', che non riesce a ricavare dalla produzione, tenta di crearlo nella circolazione, cosa evidentemente impossibile. Nella rivista monografica "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" (2003), abbiamo visto che con la scomparsa delle vecchie colonie i paesi imperialisti hanno cominciato una colonizzazione interna. Negli anni '50 la corrente a cui facciamo riferimento diceva: "Nell'ultimo colonialismo, i bianchi colonizzano i bianchi" (dove ovviamente il colore denota uno stato sociale e non un pigmento).

Le rivoluzioni anticoloniali hanno dato modo di estendere la rete capitalistica al mondo interno e di sviluppare a livello globale le basi del comunismo (saggi di società futura). Tutte le ultime rivoluzioni nazionali borghesi (Algeria, Angola, ecc.) sono esplose sull'onda delle lotte del proletariato urbano e non della campagna. Le previsioni sulla guerra non si possono fare limitandosi ad elencare chi ha più portaerei, chi più cannoni o un maggior numero di soldati. Con le armi di precisione guidate da remoto (vedi film Good Kill di Andrew Niccol) ormai la potenza di un missile è tale che anche una portaerei super protetta non è al sicuro. Uno scontro inter-imperialistico oggi non può che essere totale: la guerra non è un fenomeno che si lascia adoperare, va fino in fondo e chi è sconfitto perde tutto.

Storicamente Washington e Pechino non sono nemici, e oggi sono legati a doppio filo perché la prima compra le merci della seconda, la quale investe nel debito pubblico della prima. In questa fase non avrebbe senso uno scontro diretto tra i due colossi, mentre è molto probabile la moltiplicazione di conflitti regionali e di proxy war. Le guerre in Afghanistan, Libia, Siria, Yemen, trovano poco spazio sulle pagine dei giornali ma esistono, con città rase al suolo e campi profughi sempre più estesi. Non esiste più un periodo di pace inframezzato da uno di guerra, abbiamo invece un continuum di conflitti più o meno cruenti. Quello che è successo negli Usa, con il recente assalto dei manifestanti pro-Trump al Campidoglio, è un sintomo della disgregazione dello stato federale americano, nonostante il suo primato politico, militare e tecnologico.

Oltre ai grandi blocchi imperialisti di Cina e America, non se ne intravedono altri in formazione: l'Europa è tutt'altro che un polo unitario, mentre la Russia non ha un potere imperialistico rilevante sullo scacchiere mondiale. Il numero di Limes di febbraio, intitolato "L'Italia al fronte del caos", è dedicato al Mediterraneo conteso e allo Stretto di Sicilia, soglia tra Italia e Caoslandia. La guerra moderna è endemica e diffusa, e riguarda il mondo intero, instabile e alle prese con un caos crescente. L'Italia, per la sua posizione geostorica, è una portaerei protesa sul Mediterraneo e molto vicina alla linea di faglia dei Balcani. Rischia di fare la fine del vaso di coccio tra vasi di ferro. Buona parte del Nordafrica è in preda a "marasma sociale e guerra", e gli stati si stanno dissolvendo spingendo milioni di senza riserva ad imbarcarsi verso le metropoli occidentali.

Siamo poi passati a commentare la campagna vaccinale anti-Covid-19 in corso.

Italia, Spagna, Francia, Germania hanno sospeso la somministrazione del vaccino di AstraZeneca in seguito ad alcuni decessi sospetti. A breve l'agenzia europea del farmaco potrebbe comunque dichiararlo affidabile, riabilitando il prodotto dell'azienda anglo-svedese. Ma si è ormai diffusa tra le popolazioni l'idea di società farmaceutiche interessate unicamente al profitto, e sembra che ciò produrrà ripercussioni sull'adesione alla campagna vaccinale. In Italia 4,8 milioni di persone hanno ricevuto la prima dose di vaccino, mentre solo 2 milioni hanno fatto il richiamo. In Inghilterra, Stati Uniti e Israele le vaccinazioni procedono veloci, mentre il Brasile è nel caos e ha registrato 2841 morti per Covid-19 in un solo giorno. I vaccini non sono comunque la soluzione finale, lo dice anche il documento redatto dal gruppo di lavoro Iss, Ministero della Salute, Aifa e Inail ("Indicazioni ad interim sulle misure di prevenzione e controllo delle infezioni da SARS-CoV-2 in tema di varianti e vaccinazione anti-COVID-19"):

"La vaccinazione anti-COVID-19 è efficace nella prevenzione della malattia sintomatica, ma la protezione non raggiunge mai il 100%. Inoltre, non è ancora noto se le persone vaccinate possano comunque acquisire l'infezione da SARS-CoV-2 ed eventualmente trasmetterla ad altri soggetti."

Ogni azienda deposita un brevetto per il proprio vaccino anti-Covid-19, nel mondo ce ne sono già decine, e nessuna pensa di collaborare con le altre. Il fiume di capitali che gira attorno a questi farmaci ammonta a circa 150 miliardi di dollari ed è facile supporre che i colpi bassi per battere la concorrenza in questo succulento business non manchino. Badando esclusivamente all'interesse economico, la borghesia ha come priorità quella di non fermare la produzione di plusvalore, non certo di tutelare la specie. Abbiamo letto un comunicato di un infermiere e delegato della CGIL che descrive la situazione in cui versa l'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo:

"Non pensavo di riparlare dopo un anno sostanzialmente degli stessi problemi. Aumentano giornalmente i ricoveri per variante covid, l'età media dei ricoverati si è abbassata e colpisce anche giovani con nessuna comorbilità, molte unità operative sono state riconvertite in settori covid, l'ospedale è investito in pieno dalla 3a ondata, riduzione di sale operatorie, di attività ambulatoriale, riduzione di ricoveri, reparti che vengono spostati e accorpati ad altri, di nuovo bloccate ferie e congedi al personale sanitario ormai stufo di questa situazione ma nonostante tutto sempre in prima linea nella cura dei pazienti."

Se a marzo del 2020, data l'impreparazione generale, qualcuno poteva anche giustificare tutta una serie di errori commessi (eppure le direttive dell'OMS erano chiare), ritrovarsi dopo un anno in questa situazione la dice lunga e dimostra come la borghesia sia una classe che va allo sbaraglio, trascinandosi dietro il resto della società. Questo modo di produzione, nonostante i mezzi tecnici e scientifici a disposizione, proprio non riesce a realizzare piani globali d'intervento, i quali invece servirebbero, soprattutto durante una pandemia. Si continua perciò a rincorrere gli eventi invece di anticiparli.

Articoli correlati (da tag)

  • Una società in crisi irreversibile

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando la sommossa in corso in Bangladesh.

    Da un paio di settimane in tutto il paese si susseguono importanti manifestazioni. Gli studenti, opponendosi ad una legge che prevede una serie di facilitazioni alle famiglie dei reduci della guerra di liberazione dal Pakistan, si sono scontrati duramente con polizia ed esercito. L'epicentro della rivolta è stata l'Università di Dacca. Al di là della contestata legge, è evidente che anche il Bangladesh affronta gravi problemi di disoccupazione giovanile.

    Ottavo paese più popoloso del pianeta, con 170 milioni di abitanti, il Bangladesh ha un'età media molto bassa e una popolazione concentrata principalmente nell'area urbana di Dacca, che ha una densità abitativa altissima, con 45.000 abitanti per km². Finora si registrano 160 morti, oltre a migliaia di feriti, manifestanti scomparsi, casi confermati di torture, anche ai danni dei giornalisti. Il governo ha chiuso Internet, ma così facendo ha contribuito ad aumentare il caos.

    Oltre alle manifestazioni nella capitale, ci sono stati blocchi delle autostrade e delle ferrovie, attacchi alle stazioni di polizia, tentativi di invasione delle sedi delle TV, e la liberazione di detenuti dal carcere: tutti eventi che danno l'idea di una situazione quasi insurrezionale. Almeno a partire dal 2006, nel paese si è verificata una lunga serie di scioperi nelle fabbriche, in particolare nel settore tessile.

  • Direzione del moto storico

    La teleriunione di martedì sera è cominciata parlando del recente attentato a Donald Trump avvenuto durante un comizio elettorale in Pennsylvania.

    Si tratta di un ulteriore step nel livello di violenza che caratterizza la campagna elettorale americana. L'attentatore, un ragazzo di 20 anni con simpatie repubblicane, ha utilizzato un fucile semiautomatico AR-15, l'arma più diffusa in tutto il Paese con una stima di oltre 40 milioni di pezzi venduti. Naturalmente, non sono mancate le teorie del complotto, ma d'altronde in mancanza di informazioni vagliabili tutte le ipotesi sono aperte.

    Nel nostro articolo "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana", nel capitolo finale intitolato La vita nel ventre della balena, abbiamo ribadito che il moto storico ha una direzione precisa. Gli USA sono ciò che la storia del pianeta li ha portati ad essere. La crisi dell'imperialismo unipolare è dovuta al fatto che sulla scena si stanno affacciando nuove potenze (lo sviluppo ineguale di cui parla Lenin nell'Imperialismo), l'America non ha più la forza di dare ordine al mondo, e non esiste un sostituto all'orizzonte. Si è interrotta la staffetta dell'imperialismo ("Accumulazione e serie storica") e il disordine mondiale aumenta con l'estendersi dei conflitti bellici su scala planetaria. Chiunque sarà il prossimo presidente americano (i pronostici danno per certa la vittoria di Trump), potrà far ben poco per invertire la tendenza economica, la quale produce effetti sulla società.

  • La società analizzata con il wargame

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando l'articolo "Wargame. Non solo un gioco" (rivista n. 50), particolarmente utile per comprendere i conflitti bellici e sociali in corso, e per evitare di commettere errori logici nell'analisi.

    In "Wargame" troviamo considerazioni inerenti alla "trasformazione della guerra imperialista in guerra civile", parola d'ordine dell'Internazionale Comunista. Storicamente, la guerra non rappresenta un problema per l'imperialismo ma la soluzione (temporanea) alla sua crisi. Difatti, la nostra corrente afferma che nell'epoca moderna, anche a causa del modo di condurre i conflitti, o passa la guerra o passa la rivoluzione. Oggi le determinazioni di una guerra classica che la farebbero passare da salvezza del modo di produzione capitalistico a elemento della sua distruzione non sono più da considerare ipotesi, dato che la crisi economica è da tempo diventata cronica. L'elettroencefalogramma del capitalismo è piatto.

    Detto questo, finché c'è guerra non c'è disfattismo e quindi non c'è rivoluzione. La rivoluzione, perciò, deve scattare prima che la guerra conquisti la scena mondiale, prima che diventi un fatto totale, tanto più che quella a venire sarà "gestita" da sistemi basati sull'intelligenza artificiale, potenzialmente fuori dal controllo umano. Pensiamo alla fabbrica: il robot, registrando in modo approfondito le competenze dell'operaio, lo va a sostituire.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email