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  • Resoconto teleriunione  9 novembre 2021

Il capitalismo è tutto fuorché eterno

La teleconferenza di martedì sera, presenti 18 compagni, è iniziata con il commento di un articolo apparso su Le Figaro il 9 novembre scorso riguardo l'aumento delle aggressioni alle forze di polizia e agli agenti in uniforme. Da inizio anno si sono verificati circa un centinaio di attacchi al giorno contro rappresentanti dell'autorità francese. Gendarmi, vigili del fuoco, soldati: sono stati più di 28.500, in nove mesi, a subire violenze.

Lo Stato è costretto a blindarsi, a mettersi sulla difensiva, assediato com'è da una moltitudine di nuovi barbari.

Qualche mese fa un gruppo di militari francesi ha scritto una lettera a governanti e politici nella quale li accusava di abbandonare il paese al disordine, rischiando la guerra civile nelle banlieue. Sempre in Francia, pare sia stato sventato un tentativo di colpo di stato che ha visto coinvolti diversi politici, ex membri dell'esercito e gendarmi. Con le scarne notizie a disposizione, è difficile capire la reale forza di questo gruppo, composto da circa 300 golpisti. Sul Fatto Quotidiano del 4 novembre si legge:

"L'organizzazione di Daillet-Wiedemann era strutturata gerarchicamente e ripartita in due rami, uno militare e uno civile. Per il ramo militare erano stati reclutati ex soldati, tra cui Christophe M., un ex tenente colonnello dell'esercito, decorato con la Legion d'Onore e l'Ordine Nazionale al Merito, che avrebbero arruolato e addestrato trentasei capitani regionali. Fra gli obiettivi da colpire erano stati individuati centri di somministrazione e di stoccaggio dei vaccini, antenne del 5G, giornalisti e personalità in vista. Una di queste cellule clandestine, tra l'Alsazia e la Franca Contea, era costituita da neonazisti che progettavano di far saltare in aria una loggia massonica nella Mosella. Il ramo civile era invece specializzato nel rapimento di bambini ed era influenzato dalla teoria del complotto del movimento QAnon."

Nato negli Stati Uniti e diffusosi in altri paesi, QAnon è un movimento informale basato su un misto di complottismo, estrema destra e suprematismo bianco, passato all'onore delle cronache per aver partecipato all'occupazione del Campidoglio degli Stati Uniti il 6 gennaio 2021. Il 2 novembre scorso centinaia di aderenti al movimento si sono radunati a Dallas in attesa del ritorno di John John Kennedy, morto nel 1999. Il collasso degli stati, la vita senza senso, il marasma sociale, si manifestano anche attraverso bizzarri fatti sociali. Fino a qualche anno fa questi gruppi erano trattati come fenomeni da baraccone, su cui tutt'al più si faceva dell'ironia; oggi raccolgono masse considerevoli di persone, frustrate, incollerite e sfiduciate, pronte a passare all'azione. In Italia, i no-vax e i no-green-pass scendono in piazza in diverse città ogni sabato pomeriggio, da mesi, contro governo, giornalisti e politici, e recentemente il Viminale ha diramato una circolare alle prefetture per imporre una stretta sui cortei: si potranno organizzare soltanto sit-in fuori dai centri storici.

Il sentore che qualcosa di grosso stia per accadere si fa strada a livello sociale. In Spagna sembra sia scattato il panico per un possibile blackout, con tanto di corsa all'acquisto di fornelli, torce e materiale da campeggio. Il governo di Madrid ha cercato di calmare gli animi, ma le notizie viaggiano su circuiti Internet che non si possono bloccare a piacimento. Anche in Austria e Romania circolano messaggi allarmistici veicolati dai social network secondo i quali potrebbe verificarsi un'interruzione del flusso dell'energia elettrica per diverse motivazioni: il rincaro dei prezzi, la penuria di materie prime, l'inceppamento della rete logistica. In Rete queste notizie si diffondono memeticamente, al di là della loro reale fondatezza. Ma, dopotutto, la situazione non è per niente sotto controllo e il panico annuncia la possibilità di una catastrofe reale: in Libano l'energia elettrica è razionata; le metropoli occidentali sono assediate da milioni di senza riserve che si muovono verso i centri dove maggiore è la densità del capitale (vedi crisi dei migranti al confine polacco); in tutta Europa è in corso quella che viene definita la quarta ondata pandemica, che sta provocando migliaia di contagi e morti. Molti paesi, da ultimo l'Etiopia, sono in piena guerra civile.

La difficolta di inquadrare correttamente questi eventi è dovuta al fatto che essi si manifestano diluiti nel tempo e nello spazio. E' quindi d'obbligo adottare la chiave di lettura filotempista ereditata dalla Sinistra Comunista "italiana", la corrente a cui facciamo riferimento, che ci permette di fondere assieme passato, presente e futuro in modo da cogliere la dinamica dei processi storici.

In Germania è argomento di discussione l'adozione di nuove restrizioni alla mobilità in alcuni länder, e la vicina Austria potrebbe decidere di applicare lockdown selettivi per i cittadini non vaccinati. Le cifre ufficiali contano 5 milioni di morti nel mondo da inizio pandemia, secondo le stime dell'Economist i deceduti sarebbero 12 o 13 milioni. Pochi però mettono in evidenza un dato importantissimo, e cioè il conteggio dei non nati a causa degli effetti sociali provocati dalla diffusione del virus: in Italia, ad esempio, nel 2020 sono stati iscritti all'anagrafe per nascita 404.104 bambini, circa 16 mila in meno rispetto al 2019. Se non c'è reddito sufficiente per alimentare la famiglia consumista, essa non si riproduce. Inoltre la pandemia ha accelerato la crisi della middle class, polarizzando economicamente la società in pochi ricchi e tanti poveri. Tutti gli economisti che solitamente citiamo nei nostri articoli (Stiglitz, Roubini, Krugman) affermano che la scomparsa della classe media, che spende, consuma e investe, è un serio problema socio-economico.

In una lettera ad Annenkov contro Proudhon, Marx spiega che proprio la lotta generalizzata per conservare ciò che hanno obbliga gli uomini a rivoluzionare la società. In questo senso, la piccola borghesia è lo strato sociale più esposto. I capitalisti si preoccupano di salvare il Natale, di tutelare i loro business (adesso il Black Friday dura ben un mese, prima si trattava solo di qualche giorno). In Italia, durante la pandemia, è aumentata la propensione al risparmio delle famiglie e questo denaro in serbo fa gola a molti. Eppure le criticità in vista dello shopping del periodo festivo non mancano: crisi sanitaria, mancanza di rifornimenti, blocco dei porti.

A forza di iniezioni di Quantitative Easing che si susseguono da anni, gli stati hanno immesso sul mercato con modalità elettroniche masse di denaro stratosferiche che nessuno riesce bene a quantificare. Denaro che non ha nessun corrispettivo in termini di valore prodotto, e che spinge il capitalismo verso una terra incognita.

I fenomeni sovrastrutturali che analizziamo collettivamente ogni martedì sera non sono comprensibili senza lo studio dei meccanismi fondamentali che tengono in piedi il sistema, ovvero i processi di accumulazione. Il lavoro morto (sistema automatico di macchine) giganteggia rispetto al lavoro vivo (operai), e con ciò la legge del valore è annullata dalla stessa legge del valore. Quando il denaro, la forma fenomenica del valore, inizia ad essere buttato dagli elicotteri come coriandoli (l'immagine è di Milton Friedman), significa che il modo di produzione vigente ha fatto il suo tempo.

Da tempo l'economia si è allontanata dai fondamentali (estrazione di plusvalore) per dirigersi nel mondo virtuale e misterioso della finanza, dove il valore non viene prodotto ma è semplicemente scambiato. La sopravvivenza di un capitalismo malato di finanziarizzazione e debito si fa sempre più difficile.

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    La teleriunione di martedì 23 maggio, presenti 15 compagni, è iniziata prendendo spunto da un video di Limes intitolato "La campagna di Trump, l'anniversario di Waco e l'apocalisse americana. Trent'anni fa e oggi".

    Nell'articolo "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" abbiamo analizzato quanto avvenuto nel 1993 a Waco, in Texas. Una comunità-setta di millenaristi davidiani era stata presa di mira dall'FBI, che infine decise di perquisirla. Durante l'operazione nacque un conflitto a fuoco fra gli agenti e i membri della comune che portò all'assedio del ranch; dopo 51 giorni, vennero inviati i carrarmati e si giunse ad ad una conclusione violenta del blocco con l'uccisione di decine di davidiani, compresi dei bambini. Il milionario ex presidente degli USA Donald Trump ha deciso di iniziare la sua campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2024 proprio da Waco, nel trentesimo anniversario della strage, dichiarando ai suoi sostenitori: "Rimettetemi alla Casa Bianca e l'America sarà nuovamente un Paese libero e voi sarete vendicati."

  • Conferenza pubblica sulla guerra - Roma

    Sabato 27 maggio 2023, ore 17.30

    Ci sono varie forme di rappresentazione della guerra in Ucraina e di tutte le guerre in corso nel mondo. Quella che va per la maggiore è una cronaca dei fatti condita da un'informazione parziale e propagandistica che non permette di distinguere i dati reali da quelli inventati; un'impostazione ideologica che ripropone il dualismo tra paesi aggrediti e paesi aggressori, e il relativo bisogno di intruppare il proletariato e chi vorrebbe rappresentarlo in un fronte borghese contro un altro. L'unico modo per analizzare i fatti in sintonia con il "movimento reale che abolisce lo stato di cose presente" è farlo proiettandosi nel futuro. E questo ci dice che l'esaurimento di qualsivoglia funzione propulsiva del presente modo di produzione si manifesta anche nel carattere che lo scontro interimperialista assume: una serie di guerre che porta distruzione senza alcuna possibilità di ringiovanimento del Capitale. In questo senso, la guerra attuale è diversa dalle grandi guerre dei secoli scorsi, dalle quali emergevano una potenza dominante e un nuovo ordine mondiale. Quando si sente parlare di un impero in declino e di uno in ascesa, bisogna tenere presente che il capitalismo d'oggi è senile ad Ovest come ad Est, e che la parabola che descrive l'andamento della produzione di plusvalore ha un inizio e una fine. Il sistema ha una freccia del tempo: dissipa energia, regredisce verso il disordine, procede verso la catastrofe.

    Sarà possibile seguire l'incontro anche via Skype. Per partecipare inviare una mail all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro il 26 maggio 2023.

    c/o Laboratorio politico Alberone via Appia Nuova 357 - Roma
    (fermata della metropolitana A Furio Camillo)

  • Il picco cinese

    La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono connessi 14 compagni, è iniziata con la presentazione della riunione pubblica che si terrà il prossimo 27 maggio a Roma sul tema della guerra. Abbiamo ribadito che per capire cosa sta succedendo nel mondo bisogna proiettarsi nel futuro (n+1), e di lì guardare al presente (n). Se le guerre passate si sono caratterizzate per il fatto che la potenza vincitrice è riuscita ad imporre un nuovo ordine mondiale, quella odierna indica una situazione di ingovernabilità generale ed è il prodotto di una situazione che alla fine non avrà vincitori in ambito capitalistico.

    The Economist, uno dei settimanali che prendiamo come punto di riferimento del mondo borghese, scrive che "la potenza cinese sta per raggiungere il picco", rifacendosi alle analisi dei due politologi americani Hal Brands e Michael Beckley ("Is Chinese power about to peak?"), secondo i quali l'ascesa della Cina si sta già arrestando. Da quando il paese ha iniziato ad aprirsi e riformare l'economia, nel 1978, il suo PIL è cresciuto in media di un 9% all'anno, e ciò ha permesso un relativo miglioramento delle condizioni di vita per milioni di cinesi. Pechino ha bruciato le tappe facendo in 40 anni quello che l'Occidente ha compiuto in qualche secolo. Negli ultimi decenni la crescita economica della Cina, e in generale dell'Asia, (il paese conta un quinto della popolazione mondiale) ha rappresentato una boccata d'ossigeno per il capitalismo, che dagli anni '70 mostra segni di cedimento in Occidente. Ma ora il gigante asiatico sta avendo qualche problema perché l'attuale modo di produzione è diventato senile ad Ovest come ad Est. Se da una parte si sta arrivando alla parità economica tra USA e Cina, dall'altra sappiamo che non ci potrà essere un nuovo paese alla guida del capitalismo e la serie storica non potrà che interrompersi ("Accumulazione e serie storica"). Le motivazioni del declino cinese sono di varia natura, una di questa è la situazione demografica: le Nazioni Unite stimano che entro la metà del secolo la popolazione lavorativa potrebbe diminuire di oltre un quarto, con la crescita del numero degli anziani. L'economista Nouriel Roubini, nel saggio La grande catastrofe, analizzando quella che definisce la bomba a orologeria demografica, scrive:

Rivista n°52, dicembre 2022

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Editoriale: Niente di nuovo sul fronte orientale

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