Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  16 novembre 2021

Quarta ondata

Durante la teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 18 compagni, abbiamo discusso delle notizie relative all'aumento dei contagi da Coronavirus in Europa, e della tensione crescente tra Ucraina e Russia.

Una nuova ondata di contagi sta colpendo l'Europa. Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria sono ai primi posti per il numero di casi giornalieri, ma registrano un importante incremento dei contagi anche alcuni paesi dell'area centrale. Il governo olandese, per far fronte alla risalita delle curve della diffusione del virus, ha imposto nuove misure di lockdown; in Danimarca è stato reintrodotto il pass sanitario obbligatorio; la Germania a metà novembre ha raggiunto i 50 mila casi giornalieri, e l'Austria, paese con un tasso di popolazione con vaccinazione completa del 65%, ha adottato misure di contenimento selettive, isolando i non vaccinati e limitandone le attività non essenziali. Secondo quanto già osservato nel recente passato, è molto probabile che la situazione in cui sono precipitati molti paesi europei riguarderà presto anche l'Italia: a fronte di un tasso di vaccinazione di circa il 75%, il numero dei casi nel paese continua comunque a crescere, e per alcune regioni si sta già prospettando il passaggio in zona gialla.

L'Economist, in un articolo dello scorso 8 novembre ("Covid-19 is likely to fade away in 2022"), propone una soluzione ottimista alla pandemia: nel 2022 il virus potrebbe sparire. Così come accaduto per altre epidemie nel passato, il Sars-Cov-2 potrebbe semplicemente eclissarsi dalla scena. Allo stesso tempo, il settimanale inglese non esclude un'ipotesi diametralmente opposta, e cioè l'insorgenza di una variante più pericolosa capace di vanificare l'effetto dei vaccini. La borghesia continua a brancolare nel buio. Il virus continua a circolare e a colpire migliaia e migliaia di persone, in Europa così come in altri continenti (in Africa nemmeno il 2% della popolazione è vaccinato), e ciò, indubbiamente, favorisce lo sviluppo di nuove mutazioni.

Vincoli, chiusure e limitazioni, applicati dai vari governi per contrastare la diffusione del virus, sono sempre più spesso mal tollerati da una parte delle popolazioni e in alcuni casi scatenano proteste e manifestazioni. L'annuncio del lockdown in Olanda ha portato a scontri con la polizia, in Grecia gli esercenti hanno indetto uno sciopero nazionale contro l'introduzione dell'obbligo del "green pass" per accedere a ristoranti e bar, in Italia le piazze no-vax continuano a riempirsi ogni sabato. Lo scorso fine settimana a Milano, durate una di queste manifestazioni, ha tenuto un comizio Robert Kennedy Jr. (figlio di Bob e nipote dell'ex presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald), che ha aizzato la folla con teorie complottiste e ha denunciato l'utilizzo della pandemia ai fini di un colpo di stato globale.

L'Italia, per le sue caratteristiche geostoriche, è da sempre uno spazio di sperimentazione politica, crocevia di molteplici interessi e, come ogni stato, vede all'opera agenti di influenza interni ed esterni che puntano a orientare e modellare la realtà sociale secondo i propri obiettivi strategici.

Sembra che Byoblu, un sito sovranista e cospirazionista fondato dall'ex-consulente della comunicazione M5S Claudio Messora, sia diventato uno dei punti di riferimento per le proteste no-vax in Italia: presentandosi come voce fuori dal coro, che non passa per il mainstream, da qualche tempo sta accumulando un certo seguito.

A Torino, invece, sabato scorso la piazza di protesta contro la certificazione verde ha visto la partecipazione anche di sindacati di base e No Tav. La situazione attuale ci fa venire in mente quanto scritto e sostenuto da Ernesto Laclau, studiato in occasione di una serie di riunioni sul populismo. Il filosofo argentino elaborò la teoria del significante vuoto o fluttuante, secondo la quale slogan o parole d'ordine che ad un certo punto diventano identificanti per un certo movimento possono essere riempite di significati da chiunque ne sia capace. Laclau, come la maggior parte dei sinistri, ignora che nelle dinamiche storiche è il significante ad inglobare tutto (chi si appella, seppur strumentalmente, al "popolo", diventa con ciò populista).

I movimentisti sono dei codisti, pronti a correre dietro a tutto ciò che la borghesia gli mette davanti per tenerli occupati.

Chi si mobilita per la "libertà di scelta" o contro la "dittatura sanitaria", si fa inevitabilmente strumento di forze interne a questo sistema. Il dibattito sulle future restrizioni coinvolge sia i destri che i sinistri (che in alcune situazioni sono alleati), senza che venga mai toccato il nodo centrale del problema, ovvero quello che riguarda la produzione di plusvalore. Il piano di pacificazione sociale in tempo di pandemia è chiaro ed è stato messo nero su bianco, basta leggere il documento firmato da tutte le parti sociali, e reso pubblico in data 27 febbraio 2020, per mantenere aperte le fabbriche e far sì che tutti vadano a lavorare nonostante i contagi e i decessi, con i mezzi pubblici affollati e le scuole-parcheggio aperte. Nel comunicato congiunto di imprese e sindacati, troviamo scritto:

"Dopo i primi giorni di emergenza, è ora importante valutare con equilibrio la situazione per procedere a una rapida normalizzazione, consentendo di riavviare tutte le attività ora bloccate e mettere in condizione le imprese e i lavoratori di tutti i territori di lavorare in modo proficuo e sicuro a beneficio del Paese, evitando di diffondere sui mezzi di informazione una immagine e una percezione, soprattutto nei confronti dei partner internazionali, che rischia di danneggiare durevolmente il nostro Made in Italy e il turismo."

Sono passati quasi due anni e quel patto è ancora in piedi. L'obiettivo principale dei governi è fare in modo che le popolazioni continuino a produrre e consumare merce, in barba al rischio di ammalarsi e di morire (salvo poi ricorrere a restrizioni quando la situazione sanitaria è out of control), ed è da questa angolazione che deve partire ogni critica possibile a quanto sta accadendo.

La teleconferenza è proseguita con alcune considerazioni riguardo la situazione in Ucraina. Nelle ultime settimane la Russia ha concentrato lungo i confini della regione orientale ucraina del Donbass un ingente numero di forze militari. La movimentazione delle truppe russe segna l'escalation della tensione tra i due paesi e fa temere, nonostante le smentite di Mosca, un'imminente invasione, che avrebbe un impatto sulle forniture di gas in Europa, in un contesto internazionale che vede già in forte crescita i prezzi dell'energia.

Marasma sociale e guerra vanno di pari passo, si moltiplicano pertanto le rivolte, le proxy war, le partigianerie e la cyberwarfare.

Articoli correlati (da tag)

  • Una società in crisi irreversibile

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando la sommossa in corso in Bangladesh.

    Da un paio di settimane in tutto il paese si susseguono importanti manifestazioni. Gli studenti, opponendosi ad una legge che prevede una serie di facilitazioni alle famiglie dei reduci della guerra di liberazione dal Pakistan, si sono scontrati duramente con polizia ed esercito. L'epicentro della rivolta è stata l'Università di Dacca. Al di là della contestata legge, è evidente che anche il Bangladesh affronta gravi problemi di disoccupazione giovanile.

    Ottavo paese più popoloso del pianeta, con 170 milioni di abitanti, il Bangladesh ha un'età media molto bassa e una popolazione concentrata principalmente nell'area urbana di Dacca, che ha una densità abitativa altissima, con 45.000 abitanti per km². Finora si registrano 160 morti, oltre a migliaia di feriti, manifestanti scomparsi, casi confermati di torture, anche ai danni dei giornalisti. Il governo ha chiuso Internet, ma così facendo ha contribuito ad aumentare il caos.

    Oltre alle manifestazioni nella capitale, ci sono stati blocchi delle autostrade e delle ferrovie, attacchi alle stazioni di polizia, tentativi di invasione delle sedi delle TV, e la liberazione di detenuti dal carcere: tutti eventi che danno l'idea di una situazione quasi insurrezionale. Almeno a partire dal 2006, nel paese si è verificata una lunga serie di scioperi nelle fabbriche, in particolare nel settore tessile.

  • La guerra al tempo dell'IA

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando due articoli pubblicati sull'ultimo numero dell'Economist (22 giugno 2024), dedicato al rapporto tra guerra e intelligenza artificiale.

    Nell'articolo "AI will transform the character of warfare" si dimostra come la guerra condotta da macchine gestite da sistemi di IA potrebbe rivelarsi incontrollabile. C'è un rapporto stretto tra industria militare e civile. I computer, si afferma, sono nati in guerra e dalla guerra. La stessa ARPANET, aggiungiamo noi, che anticipò Internet, venne realizzata a partire dal 1969 dalla DARPA (Defence Advanced Research Projetcs Agency) per collegare centri di calcolo e terminali di università, laboratori di ricerca ed enti militari.

    Oggigiorno esistono sistemi di IA che si occupano del riconoscimento degli oggetti in un dato spazio e che vengono utilizzati per elaborare i dati e le informazioni raccolte dai droni tramite foto e video. L'integrazione di tali sistemi produce un gigantesco automa che relega ai margini l'essere umano: dato che il tempo per individuare e colpire gli obiettivi è compresso in pochi minuti o addirittura in secondi, il soldato può al massimo supervisionare il sistema. Combattimenti più rapidi e meno pause tra uno scontro e l'altro renderanno più difficile negoziare tregue o fermare l'escalation. Dice Marx nei Grundrisse: con lo sviluppo dell'industria l'operaio da agente principale del processo di produzione ne diventa il sorvegliante per essere sostituito anche in questa funzione da un automa generale.

  • Un sistema gravemente malato

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con la presentazione e il commento del testo "Il corso storico del movimento di classe del proletariato", del 1947.

    La Tesi si collega alle due precedenti, "Il ciclo storico dell'economia capitalista" e "Il ciclo storico del dominio politico della borghesia", trattate nelle scorse teleriunioni. La prima è dedicata al corso del capitalismo, dalle prime manifatture fino ai trusts; la seconda si incentra sull'evoluzione del dominio storico della borghesia fino alla fase moderna in cui i capitalisti sono sostituiti da funzionari salariati; quest'ultima affronta il divenire del movimento di classe del proletariato.

    Con l'affermarsi del regime borghese nascono i primi conflitti con quello che viene chiamato "quarto stato", ovvero i lavoratori. La Lega degli Eguali di Babeuf opera già nel quadro della rivoluzione borghese, ma i primi movimenti del proletariato non riescono a staccarsi dagli enunciati ideologici della borghesia (ad esempio dalle parole d'ordine giustizia e uguaglianza), e in alcuni casi i neonati raggruppamenti socialisti arrivano a fare l'apologia del vecchio inquadramento feudale.

    Un primo giro di boa avviene con la pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista: il comunismo non è più da intendersi come un'utopia o una forma di governo a cui aspirare; ma è la lotta del proletariato diretta verso un obiettivo nel futuro, la società comunista, è un movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. La chiarezza negli obiettivi politici si accompagna alla chiarezza nelle formule organizzative e nascono le prime organizzazioni di salariati che lottano contro i capitalisti. Inizialmente, la borghesia reprime con la forza le coalizioni dei lavoratori vietando gli scioperi. Ben presto, però, si rende conto che è impossibile impedire che i lavoratori si organizzino e perciò giunge a tollerare il loro associazionismo. Gli interessi dei lavoratori sono internazionali e si forma, di conseguenza, il movimento politico del proletariato, la Prima Internazionale, all'interno della quale si svolge il grande scontro tra anarchici e marxisti, tra due concezioni differenti della lotta classe. La Seconda internazionale è, invece, il portato del fiorire di partiti socialisti; in questa fase il capitalismo vive un'epoca di relativa tranquillità e le organizzazioni del proletariato elaborano le prime teorie, secondo cui l'emancipazione dei lavoratori è possibile senza passaggi catastrofici, ma gradualmente, per via parlamentare, magari attraverso la partecipazione a governi borghesi.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email