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  • Resoconto teleriunione  13 dicembre 2022

La madre di tutte le crisi

La teleconferenza di martedì 13 dicembre, a cui hanno partecipato 18 compagni, è cominciata dal commento delle notizie riguardo l'esperimento di fusione nucleare condotto nel californiano Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL). Secondo alcuni giornalisti, gli scienziati americani sarebbero riusciti a riprodurre sulla Terra ciò che accade sul Sole e nelle altre stelle.

La fusione nucleare sprigiona un'energia di gran lunga maggiore rispetto a quella ottenuta da petrolio o gas, per di più inquinando molto meno. Potrebbe dunque rappresentare una boccata d'ossigeno per il capitalismo, una via d'uscita alla sua crisi energetica; però, si stima che occorreranno almeno trent'anni per avere i primi reattori e l'attuale modo di produzione non ha a disposizione tutto questo tempo ("Un modello dinamico di crisi": "con i parametri attuali, il sistema collasserà intorno al 2030 o anche prima"). Al di là degli annunci trionfalistici sul rapporto energia immessa/energia ricavata (sarebbero stati generati circa 25 megajoule di energia utilizzando un impulso laser di poco più di 20 megajoule), siamo ancora ben lontani da un bilancio positivo se teniamo conto dell'energia complessiva utilizzata, e non solo di quella dei raggi laser usati per avviare i processi di fusione.

Il problema energetico che oggi assilla l'umanità potrebbe essere risolto fin da subito, eliminando il capitalismo e passando ad una forma sociale razionale che metta al centro i bisogni di specie. Nella società futura, cessati i consumi superflui e antiumani determinati dall'anarchica divisione del lavoro, non sarà necessaria tutta l'energia attualmente consumata, come scritto nei Punti di Forlì del 1952 (Programma rivoluzionario immediato nell'Occidente capitalistico).

Il problema dei prezzi dell'energia si sta sommando ad altre criticità, come nota l'economista Nouriel Roubini nell'articolo "The Unavoidable Crash" (Project Syndicate, 2.12.22), in cui sostiene che l'economia mondiale sta barcollando per una confluenza senza precedenti di crisi economiche, finanziarie e del debito. A livello globale, il debito totale privato e pubblico in percentuale del PIL è passato dal 200% nel 1999 al 350% nel 2021. Il rapporto è ora del 420% nelle economie avanzate e del 330% in Cina. Negli Stati Uniti è del 420%, un livello maggiore di quello raggiunto durante la Grande Depressione e subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Anche negli anni '70 ci fu un problema legato alla stagflazione, ma in quegli anni i rapporti debito/PIL erano molto più bassi. Questa volta non si potranno semplicemente tagliare i tassi di interesse per stimolare la domanda; ciò significa – afferma Roubini - che ci sarà un atterraggio duro, una recessione profonda e prolungata, oltre a una grave crisi finanziaria: la madre di tutte le crisi stagflazionistiche può essere rinviata, ma non evitata.

Certo, non c'è nessun automatismo tra crisi economica e rivoluzione, però un drastico e repentino peggioramento delle condizioni di vita di ampi strati della popolazione mondiale causato da un big crash finanziario non potrà non avere conseguenze sul piano sociale.

La pandemia ha accelerato tutta una serie di processi. In Cina il governo sta facendo i conti con un'evidente contraddizione tra la linea "zero Covid", riaffermata nell'ultimo congresso del PCC, e gli allentamenti delle misure di contenimento del virus avviati negli ultimi giorni (anche in seguito alla frustrazione della popolazione), che hanno fatto schizzare in alto i contagi a Pechino. L'Economist ("China is loosening its covid restrictions, at great risk", 7.12.22) sostiene che la variante Omicron, nel momento in cui si diffonde, è in grado di "bruciare" una popolazione al pari di un incendio boschivo; si stima, infatti, che almeno il 60% dei cinesi durante questa ondata prenderà il Covid per la prima volta.

Abbiamo poi parlato degli scioperi che stanno bloccando l'Inghilterra e che coinvolgono varie categorie di lavoratori: infermieri, guardie di frontiera, ferrovieri, postini, ecc. Questa grande mobilitazione a ridosso delle festività natalizie (#Strikemas), finalizzata ad un aumento dei salari erosi dall'inflazione, ha portato il governo inglese ad ipotizzare l'uso dell'esercito per sostituire gli scioperanti in alcune funzioni di interesse nazionale, come il sistema aeroportuale.

Solitamente l'esercito viene adoperato sul fronte interno qualora si verifichino calamità (terremoti, frane o alluvioni), ma quando viene schierato per garantire il funzionamento ordinario della società significa che si sta compiendo un primo passo verso la militarizzazione della stessa, al fine di riprenderne il controllo. A tal proposito, è stato ricordato il film Il trionfo della volontà di Leni Riefenstahl, opera di propaganda del regime nazista su una società che si è fatta esercito, o viceversa. Una vera economia di guerra inizia in Germania intorno al 1943, ma le spese per il riarmo aumentano considerevolmente già a partire dal 1933.

Oggi la borghesia ha a disposizione un certo numero di modelli dinamici che indicano cosa sta venendo avanti. Il problema per la classe dominante, quindi, non è tanto l'abilità di previsione a medio o lungo termine, quanto quella di attuare provvedimenti economici e politici coerenti con quanto indicato dai modelli. Mondo3, il modello elaborato dal MIT-Club di Roma nel 1972, delineò precisamente una serie di tendenze (tutte le curve mostrarono inesorabilmente un "picco" nella prima metà del secolo in corso), ma rimase incompleto perché non descrisse i mezzi adeguati a raggiungere l'obiettivo, che in ultima istanza era quello di evitare l'estinzione della nostra specie. La borghesia ha una notevole capacità di progetto a livello locale (aziendale), ma è incapace di progetto a livello generale (sociale), e questa è la sua condanna storica.

L'incapacità di progetto di fronte alla crisi definitiva del capitalismo può gettare la società del caos, ancora di più di quanto non lo sia già adesso (vedi situazione in Perù) con la generalizzazione della guerra, il collasso delle infrastrutture pubbliche e private e l'aumento del marasma sociale. Ciò vuol dire intoppi nella catena di approvvigionamento alimentare, sanitario ed energetico da e verso le città. Scenari fantascientifici, dirà qualcuno, ma che hanno già cominciato a manifestarsi, seppur in piccolo come nel caso della pandemia di Covid, e che sono stati anticipati dal film Contagion (2011) di Steven Soderbergh, in cui l'esercito scende in campo per gestire l'ordine pubblico.

Ma come si comporterà l'esercito quando si aprirà una biforcazione rivoluzionaria?

"Di quale parte si farebbero strumento le forze armate il giorno in cui la società fosse davvero giunta al confine fra un modo di produzione putrefatto e un mondo completamente nuovo, proiettato nel futuro? Non è un assioma né una certezza scientifica, ma sappiamo che gli eserciti sono sempre stati uno strumento primario di tutte le rivoluzioni. Ai delegati bolscevichi dei soviet bastarono poche parole per conquistare l'armata golpista di Kornilov scagliata contro la rivoluzione." ("Le attenzioni dello Stato")

L'unico strumento in grado di traghettare l'umanità da n a n+1 è il partito della rivoluzione, per il semplice fatto che esso trae l'informazione che gli serve non solo dal passato ma anche dalla società futura ("Partito e azione di classe", Rassegna Comunista, 1921).

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Rivista n°52, dicembre 2022

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