Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  10 maggio 2022

Guerra elettronica

Abbiamo iniziato la teleriunione di martedì 10 maggio, a cui si sono collegati 24 compagni, prendendo spunto da una e-mail circolata nella nostra rete di lavoro in merito al mercato mondiale e alle problematiche che stanno emergendo.

Quando è iniziata la guerra in Ucraina, comprendere le motivazioni reali che stavano dietro all'esplosione del conflitto poneva delle difficoltà. Avevamo detto che col tempo si sarebbe chiarito tutto e, in effetti, a distanza di due mesi e mezzo risulta più facile inquadrare i fatti. Elenchiamone alcuni: 1) non si tratta tanto di una guerra tra Russia e Ucraina ma tra Usa e Russia e, presa di mezzo, Europa; 2) come nota Limes, la pace è finita, e questo dipende da una serie di fattori concatenati che indicano un sobbollimento generale dovuto alla crisi del capitalismo senile; 3) il controllo del mondo da parte degli Usa mostra segni di debolezza. Gli Stati Uniti vivono grazie ai flussi di valore che arrivano dal resto del pianeta e, data questa struttura materiale del capitalismo, la loro guerra è, per forza di cose, contro il mondo intero.

I processi di autonomizzazione monetaria sono la diretta conseguenza dell'indebolimento della dittatura del dollaro sul mercato mondiale. L'India ha annunciato di aver iniziato ad acquistare petrolio russo pagandolo in rubli; alla dichiarazione è seguita quella, piuttosto minacciosa, dell'amministrazione Usa che ha ricordato al governo indiano le ripercussioni a cui vanno incontro ignorando le sanzioni contro il paese nemico. Voci sempre più insistenti parlano di una nuova moneta commerciale con cui Russia e Cina intendono sostituire il dollaro ("L'economia e la guerra. Il mondo rischia di spaccarsi anche sul fronte della moneta", L'Avvenire).

Da anni una serie di stati vende dollari per acquistare oro. La Banca centrale russa, per esempio, ha ancorato il rublo ad un gold standard. Alcuni paesi del Sudamerica, in primis il Brasile, stanno progettando una moneta del continente dedicata agli scambi transnazionali, il Sur, che vada a sostituire la valuta statunitense. Il più grande produttore offshore di petrolio e gas cinese, la CNOOC, si prepara a uscire dal mercato di Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti, a causa delle preoccupazioni di Pechino riguardo la possibilità che le attività possano essere soggette a sanzioni da parte dell'Occidente.

Jean Francois Cirelli, ex amministratore delegato del GAZ de France, in un'intervista a Les Echos (il principale giornale economico finanziario francese), ha dichiarato: "Il rischio del collasso sarebbe reale in caso di arresto del flusso di gas russo, causato o da un embargo europeo o da una decisione del Cremlino. Probabilmente sarebbe una Lehman Brothers dell'energia. Il mercato del gas si troverebbe nella stessa situazione del mercato bancario durante il fallimento della banca americana nel 2008. I prezzi andrebbero in tutte le direzioni, la liquidità crollerebbe. Saremmo in una situazione di dislocazione. Con una grande differenza: non esiste la Banca Centrale Europea dell'Energia per intervenire ed evitare la catastrofe."

Visto che la Germania non ha alcuna intenzione di smettere di acquistare il gas russo (altre opzioni darebbero un colpo potente alla sua economia), alcuni media inglesi (tra cui spicca il Telegraph) invocano sanzioni contro lo stato tedesco e invitano i britannici a non acquistare le sue merci. Le prese di posizione di alcune frange della borghesia europea denotano un certo malessere per l'attivismo militare americano, il cui obiettivo è ricordare a tutto il mondo la sua forza.

L'Europa in quanto attore politico non esiste ma è un'area economica nevralgica per il capitalismo. Esponenti di alto livello della borghesia italiana, e anche francese, consigliano di moderare i toni spronando al dialogo tra belligeranti, senza ovviamente riuscirci. Una guerra prolungata, temono le borghesie del Vecchio Continente, potrebbe interrompere gli approvigionamenti energetici, inceppare i meccanismi di accumulazione e compromettere la già fragile tenuta sociale. Poichè non vi sarà una nuova configurazione del mondo capitalistico con l'affermarsi di un nuovo paese-guida in sostituzione dell'America ("Accumulazione e serie storica"), si assisterà ad un disequilibrio crescente, all'aumento del marasma sociale e alla generalizzazione della guerra. L'Onu avverte: sono decine i paesi a rischio carestia dato che l'Ucraina è uno dei granai più importanti del pianeta.

In Sri Lanka le manifestazioni di piazza contro il governo, dovute alla mancanza di cibo e medicine, sono diventate molto violente; il ministro alla Difesa ha emesso un'ordinanza che autorizza l'uso delle armi contro chiunque danneggi la proprietà. Quando si parla di guerra bisogna ricordare anche il fronte interno: dal 2011 i paesi interessati da insurrezioni, rivolte, sommosse sono sempre di più. La guerra civile globale ha come epicentro i grandi agglomerati urbani.

Lo studio sul corso del capitalismo condotto dalla Sinistra è giunto a conclusioni drastiche. Per esempio, che intorno al 1975 il capitalismo è tecnicamente morto. Da allora gli Usa, con la democrazia come bandiera e la finanza come fonte di sostentamento, sono passati da una posizione di vantaggio rispetto al capitalismo mondiale ad una sempre più traballante. I modelli previsionali sono impietosi: Mondo3 (una simulazione dinamica dell'evoluzione del sistema-mondo), commissionato al MIT dal Club di Roma, mostrava chiaramente già nel 1972 che questo modo di produzione era finito. Negli ultimi anni si è parlato del declino degli Stati Uniti e poi della disaffezione di molti paesi dal dominio americano, ma quello che sta succedendo adesso è una guerra di cui nessuno sa prevedere l'evoluzione, tantomeno i marxisti, che non fanno altro che riproporre vecchie parole d'ordine come "trasformare la guerra imperialista in guerra civile".

In Europa, ma più in generale nel mondo, si sta aprendo un conflitto bellico che l'umanità non ha ancora conosciuto. Gli Americani hanno compreso con lungo ritardo di essere in difficoltà nel mantenere il proprio potere, e ora stanno cercando di recuperare il tempo perduto. Ovviamente negano la loro debolezza e fanno ampio sfoggio di armi moderne, mezzi informatici e tecniche sofisticate di intelligence.

La nostra corrente ha superato i giudizi su aggressore/aggredito introducendo il concetto di simmetria. Se c'è una guerra vuol dire che essa, in qualche modo, si è stabilita. La Russia è stata obbligata da pesanti condizionamenti a fare quello che ha fatto, non aveva altra scelta. L'operazione militare condotta sul territorio ucraino è mirata a far fuori le capacità di risposta antiaerea e di movimento terrestre di Kiev. Molto probabilmente, l'esercito russo tornerà all'interno dei suoi confini dopo aver demolito le difese militari del paese e aver definito un'ampia fascia di sicurezza. Gli Usa per il momento non riescono a fare granché per cambiare la situazione: per attaccare ci vuole un'energia immensa. Von Clausewitz sosteneva che la difesa rende tre volte più dell'attacco, nella guerra moderna tale ordine di grandezza è di molto superiore perché l'attaccato ascolta i segnali dell'attaccante e può utilizzarli a suo vantaggio. La teoria dell'informazione ci dice che la comprensione di un segnale e la separazione di questo dal rumore sono molto più importanti del numero di carrarmati schierati sul campo di battaglia.

La guerra futura sarà principalmente elettronica (da non confondere con quella cibernetica, il cui scopo principale è quello di minare, mediante il ricorso ad azioni malevole compiute nell'ambito del cyberspazio, i sistemi necessari per il corretto funzionamento di una nazione). Ogni esercito impiega dispositivi e sensori che emettono segnali, i quali possono essere acquisiti, registrati e decodificati dall'attaccato. Questo nuovo modo di combattere si è imposto senza passare attraverso una fase sperimentale realistica, esso è basato principalmente su sistemi radar terrestri, navali, aerotrasportati, di guida, di navigazione, sistemi all'infrarosso, a laser, ecc. Il radar emette un'onda elettromagnetica che, una volta raggiunto l'oggetto di interesse, è da questo riflessa per essere rilevata da un ricevitore. Con un sistema elettronico generalizzato al mondo intero, la guerra cambia aspetto e l'uomo è relegato ad elemento passivo.

Articoli correlati (da tag)

  • Una società in crisi irreversibile

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando la sommossa in corso in Bangladesh.

    Da un paio di settimane in tutto il paese si susseguono importanti manifestazioni. Gli studenti, opponendosi ad una legge che prevede una serie di facilitazioni alle famiglie dei reduci della guerra di liberazione dal Pakistan, si sono scontrati duramente con polizia ed esercito. L'epicentro della rivolta è stata l'Università di Dacca. Al di là della contestata legge, è evidente che anche il Bangladesh affronta gravi problemi di disoccupazione giovanile.

    Ottavo paese più popoloso del pianeta, con 170 milioni di abitanti, il Bangladesh ha un'età media molto bassa e una popolazione concentrata principalmente nell'area urbana di Dacca, che ha una densità abitativa altissima, con 45.000 abitanti per km². Finora si registrano 160 morti, oltre a migliaia di feriti, manifestanti scomparsi, casi confermati di torture, anche ai danni dei giornalisti. Il governo ha chiuso Internet, ma così facendo ha contribuito ad aumentare il caos.

    Oltre alle manifestazioni nella capitale, ci sono stati blocchi delle autostrade e delle ferrovie, attacchi alle stazioni di polizia, tentativi di invasione delle sedi delle TV, e la liberazione di detenuti dal carcere: tutti eventi che danno l'idea di una situazione quasi insurrezionale. Almeno a partire dal 2006, nel paese si è verificata una lunga serie di scioperi nelle fabbriche, in particolare nel settore tessile.

  • Direzione del moto storico

    La teleriunione di martedì sera è cominciata parlando del recente attentato a Donald Trump avvenuto durante un comizio elettorale in Pennsylvania.

    Si tratta di un ulteriore step nel livello di violenza che caratterizza la campagna elettorale americana. L'attentatore, un ragazzo di 20 anni con simpatie repubblicane, ha utilizzato un fucile semiautomatico AR-15, l'arma più diffusa in tutto il Paese con una stima di oltre 40 milioni di pezzi venduti. Naturalmente, non sono mancate le teorie del complotto, ma d'altronde in mancanza di informazioni vagliabili tutte le ipotesi sono aperte.

    Nel nostro articolo "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana", nel capitolo finale intitolato La vita nel ventre della balena, abbiamo ribadito che il moto storico ha una direzione precisa. Gli USA sono ciò che la storia del pianeta li ha portati ad essere. La crisi dell'imperialismo unipolare è dovuta al fatto che sulla scena si stanno affacciando nuove potenze (lo sviluppo ineguale di cui parla Lenin nell'Imperialismo), l'America non ha più la forza di dare ordine al mondo, e non esiste un sostituto all'orizzonte. Si è interrotta la staffetta dell'imperialismo ("Accumulazione e serie storica") e il disordine mondiale aumenta con l'estendersi dei conflitti bellici su scala planetaria. Chiunque sarà il prossimo presidente americano (i pronostici danno per certa la vittoria di Trump), potrà far ben poco per invertire la tendenza economica, la quale produce effetti sulla società.

  • La società analizzata con il wargame

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando l'articolo "Wargame. Non solo un gioco" (rivista n. 50), particolarmente utile per comprendere i conflitti bellici e sociali in corso, e per evitare di commettere errori logici nell'analisi.

    In "Wargame" troviamo considerazioni inerenti alla "trasformazione della guerra imperialista in guerra civile", parola d'ordine dell'Internazionale Comunista. Storicamente, la guerra non rappresenta un problema per l'imperialismo ma la soluzione (temporanea) alla sua crisi. Difatti, la nostra corrente afferma che nell'epoca moderna, anche a causa del modo di condurre i conflitti, o passa la guerra o passa la rivoluzione. Oggi le determinazioni di una guerra classica che la farebbero passare da salvezza del modo di produzione capitalistico a elemento della sua distruzione non sono più da considerare ipotesi, dato che la crisi economica è da tempo diventata cronica. L'elettroencefalogramma del capitalismo è piatto.

    Detto questo, finché c'è guerra non c'è disfattismo e quindi non c'è rivoluzione. La rivoluzione, perciò, deve scattare prima che la guerra conquisti la scena mondiale, prima che diventi un fatto totale, tanto più che quella a venire sarà "gestita" da sistemi basati sull'intelligenza artificiale, potenzialmente fuori dal controllo umano. Pensiamo alla fabbrica: il robot, registrando in modo approfondito le competenze dell'operaio, lo va a sostituire.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email