La mega bolla finanziaria rappresentata dal dollaro non scoppia finché resta in piedi il potere politico e militare degli USA. Qualora questo potere venisse meno, a causa sia di disfatte globali che dell'aumento del caos interno, c'è il rischio che esploda tirandosi dietro tutta l'economia mondiale. Tale fatto ci dimostra che non è possibile il passaggio di consegne dagli USA ad un altro paese (Cina) o ad un gruppo di paesi (BRICS). L'unica salvezza per il capitalismo sarebbe la costituzione di un governo unico mondiale, ma questo non può avvenire in un modo di produzione basato sulla guerra di tutti contro tutti.
Nel nostro articolo "L'antimperialismo bla bla", la visione dell'imperialismo quale politica di uno Stato viene indicata come il portato nefasto della controrivoluzione. Il multipolarismo in chiave antiamericana non è altro che la solita minestra riscaldata, una variante dello stalinismo, che vuole i proletari parteggiare per uno stato borghese contro l'altro: l'imperialismo è il modo di essere del capitalismo raggiunto un certo grado di sviluppo delle forze produttive. L'imperialismo, fase suprema del capitalismo resta un testo cardine, ma c'è sempre bisogno, quando si definisce un fenomeno, di precisare entro quali limiti la definizione resta esatta. Oggi, ad esempio, la produzione capitalistica si è diffusa su scala mondiale e la concentrazione dei capitali ha lasciato il posto alla loro centralizzazione. Ogni potenza capitalista è in lotta con le altre, ma la struttura mondiale dell'imperialismo ha portato all'interdipendenza delle economie, esse fanno parte di un unico sistema: il mercato mondiale. Il collasso degli Stati Uniti è il collasso del capitalismo, tanto più che i grandi fondi d'investimento (che controllano le prime 500 società del mondo) fanno riferimento proprio all'impero di Wall Street.
L'Organizzazione internazionale del lavoro stima che 450 milioni di lavoratori nel mondo sono inquadrabili nella "gig economy", l'economia dei lavoretti. Glovo, l'azienda di consegne cibo a domicilio, fa parte di una società che si chiama Delivery Hero: "L'azionista principale di Delivery Hero è Naspers Limited, società con sede in Sudafrica, che opera nel settore dei 'servizi internet' prevalentemente finanziari e che ha come azionista principale un'altra società di servizi finanziari, Prosus, con sede in Olanda. Sia Naspers sia Prosus – peraltro con un azionariato incrociato – sono partecipate da fondi come Vanguard e Black Rock" (I padroni del mondo, Alessandro Volpi). Dietro i rider, che hanno un rapporto di lavoro con un algoritmo, che sono senza un contratto, senza ferie e malattia, c'è quindi il capitale anonimo. La scomparsa del datore di lavoro, ormai diventato un'entità centralizzata a livello finanziario, ha dei riflessi anche sulla lotta di classe ("La forma ed il contenuto").
In un articolo di Germano Dottori intitolato "BlackRock, il Moloch della finanza globale" (Limes, "Moneta e impero", 2015) si afferma che Aladdin, il software che gestisce le previsioni di investimento di BlackRock, utilizza tecniche e software simili a quelli adoperati da Google e dalla "National Security Agency americana per sondare gli umori profondi delle moltitudini". Questo software e il suo funzionamento vengono definiti come "collective intelligence", dato che il sistema si interfaccia con più di 20 mila investitori. Il dato interessante è la connessione di reti, computer e operatori umani che scambiano informazioni: se lo sviluppo delle forze produttive si riflette anche sulla sovrastruttura politica ed economica deve essere possibile trovare delle corrispondenze. Nell'articolo "Massimo di centralizzazione" abbiamo scritto:
"Noi stiamo assistendo a interessanti processi che coinvolgono il mondo capitalistico. Un mondo che rimane uguale a sé stesso, nella sua insuperabile trivialità, ma che nello stesso tempo sta sviluppando al suo interno cellule con enormi capacità di stabilire relazioni reciproche."
L'azione del capitale autonomizzato, innescata dalla stessa borghesia, l'ha estromessa dal controllo del fatto economico. I grandi fondi d'investimento americani controllano liquidità di gran lunga superiori al PIL di un paese come l'Italia, sono essi che "decidono" le sorti di uno Stato, non tanto i parlamenti. In Italia è salita al governo Giorgia Meloni, che si diceva alternativa alla vecchia politica ma che si è immediatamente allineata alle esigenze dei mercati. La Germania è alle prese con la recessione (i colossi automobilistici sono in difficoltà): la locomotiva d'Europa non traina più gli altri paesi e al suo interno sono cresciuti in maniera significativa gli scioperi. Con la guerra in Ucraina, Berlino si è appiattita sulle decisioni di Washington, anche contro i propri interessi dato che Germania e Russia avevano uno stretto rapporto economico (gas e materie prime). La crescita di forze populiste come AFD è il sintomo di una lotta di classe che coinvolge le mezze classi rovinate e settori del proletariato impoveriti. La piccola borghesia, afferma Marx in una lettera ad Annenkov (1846), tende a fibrillare perché per prima accusa il peggioramento delle condizioni di vita. La lotta di classe c'è sempre e le politiche di tutti gli stati sono volte a controllarla ("La socializzazione fascista e il comunismo"). Oggi il patto corporativo sta venendo meno dato che ci sono sempre meno briciole da distribuire alla popolazione.
Diversi paesi occidentali hanno problemi a far quadrare i conti. In Italia, l'INPS afferma che c'è uno squilibrio tra le persone che lavorano e coloro che vanno in pensione, di qui la spinta verso forme di previdenza complementare (liquidità che viene drenata verso i grandi fondi d'investimento). Il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti ha detto che "il sistema è insostenibile con questo quadro demografico". La struttura del capitalismo è resiliente, sopporta bene piccole oscillazioni, ma possono avvenire eventi apparentemente insignificanti che si sommano a contraddizioni preesistenti e portano alla catastrofe. Pensiamo alla trave che sottoposta ad un certo peso improvvisamente si spezza.
L'attacco massiccio di Israele in Libano è sia prodotto che fattore di marasma sociale e guerra. Tel Aviv ha almeno tre fronti aperti: Striscia di Gaza, Cisgiordania e Libano, a cui si aggiunge il fronte con gli Houthi e l'Iran. Nella guerra iniziata in risposta all'attacco del 7 ottobre, Israele si gioca tutto. La situazione israeliana è paradigmatica: come la Russia è stata costretta ad agire in contrapposizione all'espansione della NATO ad Est, così Israele ha dovuto rispondere all'attacco di Hamas. Sempre più analisti militari affermano che le guerre in corso si stanno intrecciando (Russia e Ucraina si scontrano anche in Medioriente e in Africa); la tendenza è quella di generare un unico conflitto globale.
Nel caso della recente guerra di Israele con in Libano si possono notare delle caratteristiche che avrà la guerra futura: nel giro di qualche mese Israele e i suoi alleati hanno messo in piedi una catena logistica enorme. Da qualche parte arrivano cibo, acqua e medicinali per i profughi.
Oggi la logistica è una catena di montaggio che è uscita dalla fabbrica; il mondo è un'intera rete, un'unica grande fabbrica. È complessa la gestione della logistica, ma non la sua definizione. La guerra in Ucraina sta mettendo in difficoltà la produzione di grano, favorendo la speculazione. Il conflitto tra Mosca e Kiev passa anche dalla produzione cerealicola. Henri Kissinger sosteneva: "chi controlla il petrolio controlla le nazioni, chi controlla il cibo controlla i popoli." Quando parliamo di andamento catastrofico, dobbiamo pensare a cosa potrebbe succedere a metropoli di 15 e 20 milioni di abitanti qualora si interrompessero le catene logistiche che le alimentano.
Il collasso degli stati ha forme e tempi differenti, ma è un unico processo. Da segnalare le dichiarazioni di Elon Musk sulla necessità di superare la democrazia ("Silicon Valley, in fondo a destra", La Repubblica). Dall'interno della classe dominante arrivano dichiarazioni forti sulla condizione di salute del sistema.