Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  21 giugno 2016

Vecchi paradigmi tardano a scomparire

La teleconferenza di martedì sera, presenti 11 compagni, è iniziata con alcuni aggiornamenti sulle lotte in corso in Francia.

Il governo Valls ha vietato il corteo del 23 giugno organizzato dai sindacati, autorizzando solo una manifestazione statica. Niente di cui stupirsi: dopo gli scontri del 14 giugno, François Hollande aveva annunciato che le organizzazioni sindacali non avrebbero più beneficiato dell'autorizzazione a manifestare qualora "la tutela dei beni e delle persone non fosse garantita."

Il movimento francese è iniziato nel segno del vecchio paradigma sindacale, la lotta per il ritiro della legge sul lavoro El Khomri, ed è continuato nel tentativo di raggiungere un nuovo paradigma, quello di Occupy Wall Street. Per adesso Nuit Debout non ci è riuscito: nel Vecchio Continente non si è ancora visto qualcosa che metta in discussione veramente i vecchi modelli politici.

Comunque, dalla Primavera araba in poi, non ha più importanza l'etichetta "politica" affibbiata ad un movimento. Quello che conta è constatare che il marasma sociale e la guerra si estendono a tutto il mondo di pari passo con l'aggravarsi della crisi di accumulazione del Capitale.

Visionando su YouTube i filmati degli ultimi tafferugli a Parigi, si nota come la polizia si prenda gioco dei manifestanti prima attaccandoli in piccoli gruppi, poi ritirandosi e infine riprendendosi il terreno perduto. Da parte della componente giovanile persiste lo scontro finalizzato allo scontro: la piazza parigina di oggi somiglia molto a quella del 1968, anche se la carica di violenza è da ambo le parti molto elevata.

La presenza dei sindacati è importante perché essi sono organizzati, mentre tutti gli altri gruppi procedono in ordine sparso. Organizzazione non significa semplicemente l'uso abile dei social network, ma capacità di gestire e coordinare dinamicamente un certo numero di uomini e mezzi in vista di un fine.

La corrente a cui facciamo riferimento ha sempre sostenuto la prospettiva dello sciopero generale e generalizzato. In Francia i sindacati hanno pochi iscritti e, non riuscendo a scatenare un movimento di massa contro il governo, hanno mobilitato le punte avanzate dei loro militanti per bloccare punti nevralgici quali porti, mercati generali, centrali elettriche e nucleari. I sinistri tendono a esaltare l'efficacia di queste forme di lotta invece di focalizzare l'attenzione sul loro basso rendimento e fanno passare per forza quella che è debolezza.

L'Europa, dal referendum sulla Brexit all'aumento della miseria, traballa sempre più. L'unione politica europea non è mai esistita e l'uscita del Regno Unito provocherebbe uno sconquasso di notevoli dimensioni. Mario Monti ha dichiarato che il governo inglese ha sbagliato a consentire un referendum su questo tema, mentre l'Economist mette in guardia dai pericoli di un'eventuale vittoria del leave.

Le mezze classi, schiacciate tra le due grandi della società, proletariato e borghesia, fibrillano per prime, scendono in piazza in difesa delle garanzie che stanno perdendo e producono teorie ad hoc, come nel caso di Podemos in Spagna o dei 5 Stelle in Italia. La giustizia, l'onestà e la trasparenza sono le parole d'ordine dei rappresentanti della piccola borghesia, insoddisfatta e irrequieta, e i "nuovi" partiti, oltre alle chiacchiere sui precetti morali, devono misurarsi con fenomeni ben più materiali quali l'automazione e la "disoccupazione tecnologica". E incassano voti, per esempio grazie alla proposta di legge per il reddito di cittadinanza (a Roma e Torino il M5S ha preso più voti nei quartieri periferici, dove alta è la disoccupazione).

Fino a poco tempo fa parlare di rifiuto del lavoro era come bestemmiare – il culto gramsciano del lavoro ci è stato inculcato in testa fin da piccoli - ma oggi ci pensa lo stesso capitalismo a eliminare forza lavoro in quantità, sostituendola con i robot. La nostra risposta dovrebbe essere: "Non aspettavamo di meglio; la liberazione dal tempo di lavoro è tempo di vita guadagnato. Se il capitalismo sfrutta sempre di più un numero sempre minore di lavoratori, gettando gli altri nella disoccupazione, ebbene, liberiamoci del capitalismo".

La richiesta classica della nostra classe, drastica riduzione della giornata lavorativa e salario ai disoccupati, è sempre più attuale.

Articoli correlati (da tag)

  • "Pericolose tempeste" in arrivo

    La teleriunione di martedì sera, a cui si sono collegati 18 compagni, è iniziata con alcune considerazioni riguardo al XX congresso del PCC che si è aperto domenica 16 ottobre nella Grande sala del popolo di Pechino con il discorso del presidente Xi Jinping.

    I punti salienti della relazione, che è durata un'ora e mezza contro le quattro attese, sono stati: la conferma di quella che è stata definita la "guerra popolare" a tutto campo contro la Covid-19, e cioè la politica "zero contagi" che ha "privilegiato la vita umana"; e la preoccupazione per l'arrivo di "pericolose tempeste", a cui il paese deve prepararsi investendo sulla "sicurezza", parola citata 50 volte. Durante il congresso, che rinnoverà il mandato a Xi Jinping per la terza volta, anche il termine nazione è stato ripetuto in innumerevoli occasioni, ed è stata ribadita con forza la necessità di mantenere unito il popolo al suo partito ("unità ideologica").

    L'economia cinese sta rallentando, a causa degli esordi della recessione globale ma anche per la linea zero Covid, che ha imposto blocchi e limitazioni agli scambi e agli spostamenti. A ciò si sono aggiunti, negli ultimi tempi, i problemi del mercato immobiliare (vedi caso Evergrande), settore verso cui sono confluiti i risparmi di molti cinesi.

  • Guerra civile in America

    Durante la teleriunione di martedì sera, connessi 15 compagni, abbiamo ripreso l'articolo dell'Economist citato la volta precedente, "Dall'inflazione all'insurrezione", che sulla base di un modello matematico, elaborato dalla testata stessa, prevedeva l'intensificarsi delle rivolte per i prossimi dodici mesi.

    Nel giro di una settimana l'elenco (parziale) delle proteste riportato nel precedente resoconto si è già allungato. L'ultima in ordine di tempo è lo sciopero indetto dagli addetti alle piattaforme petrolifere e del gas norvegesi del mare del Nord, che potrebbe mettere a rischio circa il 60% delle esportazioni di gas dalla Norvegia con ricadute a livello internazionale. In Olanda, il piano del governo per la riduzione delle emissioni di azoto, che porterà entro il 2030 ad una diminuzione del parco bestiame del 30%, ha provocato le proteste degli allevatori che hanno bloccato le maggiori arterie stradali del paese. In Libia, si intensificano le manifestazioni contro il peggioramento delle condizioni di vita a causa del carovita e delle lunghe interruzioni della fornitura di energia elettrica, aggravate dal blocco di diverse installazioni petrolifere; a Tobruk i manifestanti hanno assaltato l'edificio del Parlamento e hanno compiuto saccheggi. In Ghana, un'inflazione galoppante ha portato all'aumento del prezzo di cibo e carburante; in migliaia hanno protestato nella capitale Acca e si sono verificati scontri con le forze dell'ordine. L'elenco potrebbe continuare e, nonostante non tutti gli episodi di protesta trovino spazio sui media mainstream, oppure vi compaiano in maniera frammentata, rimane il fatto che non vi è area del pianeta in cui la temperatura sociale non stia salendo.

  • Parametri fuori controllo

    La teleriunione di martedì sera, connessi 21 compagni, è iniziata con il commento di alcune notizie in merito a quanto sta succedendo in Iran.

    Nella repubblica islamica da una decina di giorni si susseguono manifestazioni contro il carovita. Le proteste sono state innescate dal taglio dei sussidi governativi per il grano importato, che ha causato un aumento dei prezzi fino al 300% di una varietà di prodotti a base di farina. Tra il 2019 e il 2020 una serie di manifestazioni molto combattive aveva scosso il paese e si erano verificate delle vere e proprie sommosse. Le agitazioni di questi giorni non hanno un'intensità simile, ma si contano già alcuni morti tra i manifestanti. L'Huffington Post afferma che le insurrezioni viste in Sri Lanka nell'ultimo periodo sono solo l'antipasto di quello che potrebbe succedere nel sud-est asiatico e, aggiungiamo noi, nel resto del mondo. L'India, a causa del blocco del frumento russo e ucraino e di una siccità record, ha deciso che smetterà di vendere il proprio grano all'estero. L'Onu teme una carestia mondiale: sono 25 milioni le tonnellate di grano bloccate in Ucraina. Gli elementi per lo scoppio di una tempesta perfetta ci sono tutti.

    Anche la Cina deve far fronte ad una serie di problemi. In seguito ai rigidi lockdown messi in atto per arginare la diffusione del Coronavirus, la produzione industriale e l'export sono crollati e la disoccupazione è cresciuta. Nel paese la percentuale di coloro che si sono sottoposti al percorso vaccinale è bassa, ed inoltre i vaccini cinesi sono risultati meno efficaci di quelli occidentali. Il governo di Pechino sembra abbia intenzione di ripescare la carta della "prosperità condivisa", ovvero la promessa di distribuire fette di valore verso le classi meno abbienti, puntando così sulla propensione marginale al consumo.

Rivista n°52, dicembre 2022

copertina n°52

Editoriale: Niente di nuovo sul fronte orientale

Articoli: La malattia non esiste, parte prima - Un sistema che ingegnerizza sé stesso? - La riduzione dell'orario di lavoro non è più un tabù

Rassegna: L'ennesima conferenza sul clima - Polarizzazione crescente - Pericolose tempeste"

Recensione: Gaia, le macchine autoreplicanti e l'intelligenza collettiva

Doppia direzione: Più "avanzato" Lenin o Bogdanov? - Cooperazione e sostegno

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email