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La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, ha preso le mosse dalla notizia del raid della coalizione a guida Usa in territorio siriano.

Ufficialmente l'azione bellica è stata la risposta al presunto attacco chimico su Douma da parte del regime di Assad. Gli Usa, coadiuvati da Inghilterra e Francia, hanno bombardato una serie di obiettivi tra cui uno stabilimento di ricerche a Damasco, alcuni centri di stoccaggio di armi vicino Homs, e alcune postazioni di comando, lanciando oltre 100 missili da navi e sottomarini presenti nel Mediterraneo Orientale e da aerei da caccia. Secondo fonti occidentali l'antiaerea siriana avrebbe abbattuto una quindicina di missili, mentre il Ministero della Difesa di Damasco ha parlato di oltre 60 abbattimenti.

La guerra di tutti contro tutti si manifesta con una serie di conflitti sempre più concatenati. L'intervento della coalizione occidentale si configura in funzione anti-Russia e anti-Iran e lancia un messaggio di sostegno alle monarchie del Golfo, in un momento in cui l'espansione sciita nell'area mediorientale è diventata preoccupante. I sauditi sono alle prese con la guerra nello Yemen, ormai fuori controllo, mentre Israele guarda con apprensione la presenza di Hezbollah e degli iraniani ai propri confini. Il conflitto in Siria ha prodotto negli ultimi sette anni 500mila morti, milioni di feriti e un esodo all'interno del paese (circa 2 milioni) e verso l'Europa (4 milioni), riducendo la popolazione del paese di circa 1/3.

Pubblicato in Teleriunioni aprile 2018

La teleconferenza di martedì sera, presenti 11 compagni, è iniziata commentando l'articolo "The Era of Urban Warfare is Already Here" pubblicato su Foreign Policy Research Institute, il sito di un istituto di ricerca americano che tratta di questioni geopolitiche e di strategie militari.

Nel testo si afferma che Aleppo, Mosul, San'à, Mogadiscio e Gaza, tutte città devastate dalla guerra, non sono che alcuni esempi della tendenza al conflitto globale metropolitano. Secondo il think tank americano, l'urbanizzazione della popolazione mondiale e la crescita dell'instabilità politica nei paesi in via di sviluppo sono le cause scatenanti delle guerre in corso: "Nel 1990, la popolazione mondiale era per il 43% (2,3 miliardi) urbana. Entro il 2015, era cresciuta fino al 54% (4 miliardi). Entro il 2050, quasi i due terzi della popolazione globale vivranno nelle città." Questo processo, insieme a tutto ciò che esso comporta (flussi migratori, collasso delle infrastrutture, malattie e carestie diffuse), rende sempre più difficile la governance, sia globale che locale. Anche l'Economist, nel report speciale sulla guerra uscito qualche settimana fa, ha dedicato un articolo al tema ("Preparing for more urban warfare - House to house.").

Pubblicato in Teleriunioni marzo 2018

La teleconferenza di martedì sera, connessi 14 compagni, è iniziata con alcune considerazioni sull'esito delle elezioni politiche in Italia.

Il Movimento 5 Stelle è risultato il partito con il più ampio consenso elettorale, mentre la coalizione di centrodestra ha raccolto, grazie ad una Lega nazionalista che ha fatto da traino, il maggior numero di voti senza però raggiungere la soglia necessaria per formare il governo. Notevole, anche se scontato, il tracollo del PD. La situazione di ingovernabilità che si è determinata dopo il voto, tra l'altro largamente prevista, vede un tripolarismo che complicherà il lavoro del presidente della Repubblica. Nulla di nuovo per il panorama europeo, in cui non mancano i precedenti. Paesi come Belgio, Olanda e Spagna sono rimasti per mesi (il Belgio quasi per due anni) senza governo, e ultimamente la stessa sorte è toccata anche alla Germania, che solo dopo molte settimane di consultazioni è riuscita a dar vita ad un governo di larghe intese (Grosse Koalition).

Il capitalismo perde energia, gli Stati faticano a controllare sé stessi, tramontano le "garanzie" che facevano da collante sociale (welfare, posto di lavoro e pensione) e con esse si dissolvono anche le sovrastrutture politiche come i partiti e i sindacati, sottoposti ad una critica incessante e distruttiva da parte del movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Destra e sinistra sono categorie non più corrispondenti ad un quadro istituzionale che è invece sempre più frammentato e sfumato, e vede aggregazioni governative che si risolvono inevitabilmente in deboli alleanze trasversali, in altri tempi ritenute scandalose. Il dato generale che emerge è quello di un sistema dei partiti che si colloca su di un piano separato rispetto ai "cittadini" che dovrebbe rappresentare.

Pubblicato in Teleriunioni marzo 2018

La teleconferenza di martedì sera, presenti 16 compagni, è iniziata dal commento dell'articolo "Il lato oscuro dei mercati: cosa può mandare le Borse in tilt", del Sole 24 Ore, in cui si analizzano le cause non direttamente economiche del crollo dei mercati avvenuto nei giorni scorsi, ovvero l'insieme di espedienti automatici, scambi ad alta frequenza e algoritmi che ormai governano il mondo finanziario.

Secondo il giornale di Confindustria, uno dei pericoli più grandi che minacciano le piazze economiche di tutto il mondo è rappresentato dalla finanza automatizzata: "Ormai il 66% degli scambi azionari in Borsa è fatto da algoritmi. Cioè da computer che vendono e comprano azioni in autonomia, seguendo complessi calcoli matematici. Il 'flash-crash' ha però mostrato che anche queste macchine, apparentemente perfette, possono prendere cantonate. E far scattare vendite automatiche molto velocemente."

Se l'intero mercato azionario è controllato per il 66% da programmi che lavorano autonomamente (ma l'automazione non riguarda solo il mondo delle finanza, tutto ormai è in mano agli algoritmi, dall'industria alla complessa gestione di aeroporti e treni, dalla logistica civile e militare alla grande distribuzione organizzata), allora possiamo affermare che non è più l'uomo a subordinare l'economia ma il contrario. Ciò è la dimostrazione pratica dell'incapacità della classe borghese che, sprovvista di una teoria economica, non riesce ad anticipare i processi sociali ma è costretta a subirli. Dacché esiste il capitalismo, non una crisi è stata prevista, mentre le spiegazioni sono sempre arrivate dopo.

La teleconferenza di martedì sera, presenti 11 compagni, è iniziata commentando gli esiti del referendum sul piano Alitalia.

Con il 67% di no, raggiunto con una partecipazione altissima alle urne (10.101 votanti pari al 90% degli aventi diritto al voto), l'accordo al ribasso sottoscritto da CGIL, CISL, UIL e UGL è stato bocciato dai lavoratori. Il risultato è significativo e non è il primo di tal genere: qualche mese fa, durante la vertenza Almaviva, un referendum analogo è stato accettato dai lavoratori di Napoli ma rifiutato dalla maggioranza di quelli di Roma, che sono stati licenziati. Queste rotture si verificano perché i tagli ai salari e il peggioramento delle condizioni di lavoro hanno raggiunto dei livelli tali per cui i lavoratori non seguono più le indicazioni della Triplice sindacale e mandano al diavolo burocrati e aziende.

Sul tema "lavoro" i 5Stelle hanno reclutato Giorgio Cremaschi, che in un video apparso sul blog del movimento critica apertamente i sindacati proponendo l'eliminazione dei privilegi e dei finanziamenti pubblici e una riforma della rappresentanza sindacale. Durante la presentazione dello studio "Lavoro 2025" in commissione alla Camera, oltre all'ex sindacalista della FIOM è intervenuto il sociologo Domenico De Masi, che, parlando di nuove tecnologie e del futuro del mondo del lavoro, ha affermato la necessità di redistribuire il lavoro esistente arrivando ad una media di 15 ore a settimana. I grillini propongono di destinare 17 miliardi di euro al reddito di cittadinanza e per politiche di reinserimento nel mondo del lavoro, copiando in parte la tedesca legge Hartz.

Pubblicato in Teleriunioni aprile 2017

La teleconferenza di martedì, presenti 14 compagni, è iniziata commentando alcune notizie sullo sviluppo dell'intelligenza artificiale (IA).

Il fondo di investimenti Bridgewater, il più grande al mondo, ha annunciato di essersi affidato quasi completamente a sistemi automatici di elaborazione per gran parte delle sue attività, dalla gestione quotidiana degli investimenti all'organizzazione del personale, fino alle assunzioni ed ai licenziamenti. Al di là dei facili entusiasmi, nessuno sembra accorgersi che introducendo automi e software si escludono irreversibilmente gli umani dal ciclo produttivo; IA, robot, automazione, nonostante la potente coltre di nebbia ideologica che li avvolge, sono i sintomi evidenti della società futura, quelli ben descritti in Traiettoria e catastrofe:

"Al macero le leggi del valore, dello scambio equivalente e del plusvalore: con la loro caduta nel nulla cade la forma stessa di produzione borghese. Le prime valgono fino a che la seconda vive, e quando la scienza e la tecnologia, per quanto secolare monopolio di classe, le infrangeranno, non sarà che l'esempio supremo della rivolta delle forze produttive contro le forme che devono crollare. Questa dottrina dell'automatismo nella produzione si riduce a tutta la nostra deduzione della necessità del comunismo, fondata sui fenomeni del capitalismo".

La teleconferenza di martedì sera, presenti 10 compagni, è iniziata prendendo spunto da quanto accaduto in Italia a livello governativo.

Curiosamente, la vittoria del No al referendum costituzionale era stata anticipata anche da alcuni analisti che avevano preso in esame il flusso di informazione sui social network, dove l'argomento ha avuto molto risalto, come d'altronde nel resto della società. Come scritto nell'articolo Informazione e potere, nell'epoca delle reti si stabilisce una certa simmetria tra i governanti e la società: difficile per chiunque bloccare il tam-tam sui social.

L'esito della consultazione ha costretto il premier Matteo Renzi alle dimissioni e ora, da quanto si legge su alcuni giornali, il prossimo passo potrebbe essere la formazione di un governo tecnico, forse guidato dall'attuale ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

La teleconferenza di martedì scorso, presenti 11 compagni, è iniziata con alcune riflessioni sulla situazione politica italiana in riferimento a quanto sta succedendo nella Capitale.

Conquistata la poltrona del Sindaco, forti delle promesse fatte in campagna elettorale, i 5 Stelle romani hanno predisposto la propria amministrazione a tale scopo. Dopodiché il sistema gli è saltato addosso. C'era da aspettarselo: in settori chiave dell'economia, tipo quello dei rifiuti, è impossibile non tenere conto di determinate reti di interesse.

Il livello politico sovrastrutturale non può che riflettere la decadenza strutturale dell'economia. Come abbiamo cercato di dimostrare nell'articolo L'Italia nell'Europa feudale, il capitalismo e la borghesia italiani sono sulla scena, fra alti e bassi, da mille anni. In Italia sono nati Machiavelli, il fascismo, il trasformismo, l'opportunismo, gli scandali delle banche, la corruzione e la mafia.

La teleconferenza di martedì sera, presenti 11 compagni, è iniziata con alcuni aggiornamenti sulle lotte in corso in Francia.

Il governo Valls ha vietato il corteo del 23 giugno organizzato dai sindacati, autorizzando solo una manifestazione statica. Niente di cui stupirsi: dopo gli scontri del 14 giugno, François Hollande aveva annunciato che le organizzazioni sindacali non avrebbero più beneficiato dell'autorizzazione a manifestare qualora "la tutela dei beni e delle persone non fosse garantita."

Il movimento francese è iniziato nel segno del vecchio paradigma sindacale, la lotta per il ritiro della legge sul lavoro El Khomri, ed è continuato nel tentativo di raggiungere un nuovo paradigma, quello di Occupy Wall Street. Per adesso Nuit Debout non ci è riuscito: nel Vecchio Continente non si è ancora visto qualcosa che metta in discussione veramente i vecchi modelli politici.

Comunque, dalla Primavera araba in poi, non ha più importanza l'etichetta "politica" affibbiata ad un movimento. Quello che conta è constatare che il marasma sociale e la guerra si estendono a tutto il mondo di pari passo con l'aggravarsi della crisi di accumulazione del Capitale.

Pubblicato in Teleriunioni giugno 2016

La teleconferenza di martedì sera, presenti 17 compagni, è iniziata riprendendo il tema energetico.

Se c'è una politica che rende sensibile il prezzo del petrolio è quella prodotta dalla crisi del capitalismo senile: si consuma meno energia e le misure recessive adottate dagli stati peggiorano ulteriormente le condizioni generali. All'andamento dell'importantissimo settore energetico si aggiunge ora l'incognita della strategia adottata dagli attori di questa guerra del petrolio.

In primo luogo gli Stati Uniti hanno iniziato una guerra contro la Russia, che ora si ritrova in una situazione pessima con il Brent a 60 dollari, i pozzi a rischio chiusura e le sanzioni economiche attivate dopo la vicenda Ucraina. E' poi intervenuta l'Arabia Saudita (e di conseguenza l'Opec) che a fronte del calo dei prezzi ha dato il via agli stessi meccanismi che causarono negli anni '80 le grandi crisi di approvvigionamento energetico. In generale si è messo in moto un gioco geopolitico incrociato, complesso per le valutazioni sulle possibili conseguenze, e sintomo evidente della mancanza di vitalità del sistema: dopo sette anni di "crisi" la Cina non cresce abbastanza e deve occuparsi di una sovrappopolazione elevatissima; l'Europa in deflazione ha smesso, o quasi, di crescere; il Giappone è considerato alla stregua di un paese del terzo mondo; gli Usa, anche se rimangono a galla perché in quanto polo imperialistico continuano a succhiare valore dal mondo intero, non sono certo la locomotiva economica del secondo dopoguerra.

La teleconferenza di martedì, a cui hanno partecipato 16 compagni, è iniziata con alcune considerazioni sull'utilizzo delle reti mesh wireless. Ne avevamo già parlato ne Le unghie della Talpa, riprendiamo l'argomento in occasione del raduno in Germania degli appassionati di questa tecnologia prendendo spunto dall'articolo di Repubblica Mi connetto, lontano da Internet: la rivoluzione del mesh networking.

La rete mesh, detta anche a maglie, è una infrastruttura decentralizzata basata su connessioni peer to peer, non si appoggia quindi a server centrali ma sono gli stessi nodi che la costituiscono a fungere da ricevitori, trasmettitori e ripetitori. Questo sistema di trasmissione rende il network difficile da neutralizzare. Per "spegnerlo" bisognerebbe eliminare l'intera serie di nodi che lo compone, e allo stesso tempo, nel caso in cui uno di questi nodi andasse fuori uso, sarebbe relativamente semplice sostituirlo (auto-riparazione).

Ma la novità dei wireless mesh network non consiste tanto nella tecnologia in sé, quanto nell'utilizzo innovativo che se ne fa.

Durante la seconda guerra mondiale l'attività di spionaggio richiedeva antenne da venti chili che funzionavano emettendo un segnale non direzionale. Oggi bastano un manico di scopa, un vecchio telefonino e un barattolo di latta per lanciare un segnale direzionale a bassissima frequenza, molto difficile da intercettare e, se ripetuto, in grado di coprire un intero territorio nazionale. Nessuna apparecchiatura pesante e costosa, qualche competenza e abilità, e mettere in piedi una rete mesh diventa alla portata dei più. Fatto importantissimo in diverse situazioni, ad esempio quando la rete ufficiale viene chiusa, come accadde in Egitto durante la Primavera araba. Certo, non è pensabile un blocco totale di Internet, anche solo per una settimana, perché pure il business si muove online e si otterrebbe lo stesso effetto di uno sciopero generale pienamente riuscito. Di sicuro il capitalismo d'oggi non se lo può permettere. Ma l'importanza che le reti mesh possono assumere in un momento di accesa lotta di classe è notevole. Come ai tempi dei radioamatori, la cui collaborazione era fondamentale nei momenti critici. Oggi il potenziale è ancora maggiore, anzi enorme, perché i sistemi di comunicazione sono molto più perfezionati.

Pubblicato in Teleriunioni maggio 2014

La notizia della quotazione in borsa di Twitter è stato il primo argomento trattato durante la teleconferenza di martedì sera a cui si sono connessi 16 compagni. Il titolo del sito di microblogging ha fatto il suo ingresso nel mercato a quota 26 dollari, sfondando in pochi minuti il tetto dei 50 per poi assestarsi, alla chiusura di Wall Street, a un valore per azione di 44,90 dollari. Secondo gli analisti, a fine 2013, la società farà registrare guadagni per 583 milioni di dollari. Ma sono altre le cifre da considerare, ad esempio gli attuali 240 milioni di "twitteristi" che, si calcola, già entro la fine dell'anno potrebbero arrivare a 300. A fronte di un'esigua componente di dipendenti (Twitter ne ha 2000), le aziende dei social network agganciano milioni di utenti che utilizzano e migliorano il servizio offerto. Su Repubblica si fa scherzosamente il calcolo di quanto spetterebbe a ogni utente:

Alla teleconferenza di martedì hanno partecipato 10 compagni.

Si è cominciato analizzando quanto sta succedendo in questi giorni in Turchia. Abbiamo tenuto d'occhio i lanci di agenzia ed i tweet che arrivavano dalla piazza turca e, durante la discussione, alcuni compagni seguivano via streaming la battaglia di Taksim mettendo al corrente gli altri sull'entità degli scontri e l'evolversi della situazione.

A differenza dell'Egitto dove c'era un dittatore, sostituito poi dai Fratelli Musulmani, in Turchia la situazione appare più complessa. Dopo la rivoluzione kemalista del 1923 condotta dai giovani turchi, l'esercito è diventato il massimo difensore della laicità dello stato. Il silenzio dei militari di fronte a quanto sta accadendo nel paese è indicativo di una situazione difficile da gestire e che mostra una borghesia locale confusa, se non completamente spiazzata dal succedersi degli eventi. L'esercito turco potrebbe perciò ritrovarsi in una condizione paradossale per cui, per difendere la laicità, sarebbe costretto a muoversi contro Erdogan dando appoggio implicito ai manifestanti; non avendo più legami stretti con gli Usa, i militari potrebbero anche simpatizzare con i dimostranti anziché per gli islamici. Allo stesso tempo però se l'ondata di protesta coinvolgesse il proletariato, le forze armate dovrebbero intervenire contro la piazza e appoggiare il governo islamico. Per la borghesia queste sono contraddizioni terribili: situazioni inedite che portano a soluzioni politiche inaspettate.

Pubblicato in Teleriunioni giugno 2013

Alla teleconferenza di martedì sera erano presenti 18 compagni.

La discussione è iniziata commentando la nomina di Napolitano a Presidente della Repubblica. Come previsto, il collasso della società basata sul controllo sociale (fascismo) per mezzo di un organo di controllo allo sfascio (stato) con sullo sfondo una crisi sistemica e ormai cronica, produce curiose fibrillazioni a livello di sovrastruttura politica (partiti). Per l'occasione è stata segnalata la Lettera ai compagni n. 27, "Il Diciotto Brumaio del Partito che non c'è". È più o meno dal 1992 che in Italia, prima che altrove, si cerca la strada per un esecutivo permanente che governi per decreti esautorando del tutto il parlamento. Con alterne vicende, la morte del duopolio demo-staliniano aveva prodotto infine un insieme politico del tutto addomesticato rispetto ai "mercati" (oltre che rispetto al potente occupante militare con sede a Washington) e sembrava facile procedere verso un bipolarismo all'americana che facesse estinguere l'endemica polverizzazione italiota delle componenti politiche. Il risultato visibile è stato esattamente l'opposto, ma quello pratico è infine un inequivocabile monopartitismo da "pensiero unico".

Pubblicato in Teleriunioni aprile 2013

Non passa giorno senza che il Movimento 5 Stelle non sia sotto i riflettori della pressa mediatica e istituzionale con dichiarazioni e consigli politici impraticabili (come l'abolizione della legge Biagi o un sussidio di disoccupazione garantito di 1000 euro) per chi accetta le categorie della forma sociale vigente. Ma tolto il folklore degli accadimenti, i grillini per adesso tengono duro e se riusciranno a restare compatti metteranno in seria difficoltà le componenti politiche tradizionali impedendo la formazione di un governo.

In questi giorni intensi di consultazioni istituzionali in cui si alternano varie proposte da parte del Pd e del Pdl, sembra farsi strada con sempre maggior insistenza l'eventualità di un governo tecnico affidato a personaggi illustri, cui i grillini potrebbero, forse,dare un appoggio condizionato. Secondo le formalità parlamentari, Napolitano darà al Pd la possibilità di verificare la presenza della maggioranza per formare il governo che però, dati i numeri attuali, sembra impossibile da realizzare, soprattutto con un Grillo che continua a ripetere che non appoggerà il Pd. E un governissimo tra Pd e Pdl sembra proprio da escludere, viste anche le ultime vicende giudiziarie di Berlusconi e la sua cricca.

Pubblicato in Teleriunioni marzo 2013

La struttura economica e sociale del capitalismo fatica a trovare ossigeno ed inevitabilmente questa condizione si riverbera a livello sovrastrutturale.

Il risultato delle elezioni italiane è prodotto ed allo stesso tempo fattore di una situazione di ingovernabilità del paese cui tutto il mondo guarda con attenzione. L'Italia non è la Grecia. E le fibrillazioni delle borse in questi giorni dimostrano che il momento è piuttosto delicato. Secondo il "Sole 24 Ore" le elezioni non hanno risolto nulla, anzi, hanno assai ingarbugliato ogni prospettiva. Ci troviamo quindi nel bel mezzo di una tempesta perfetta.
In questo caos politico è difficile per la borghesia italiana mettere in piedi un governo stabile, che regga almeno fino alla elezione del nuovo presidente della Repubblica. Sono in corso tentativi per un'intesa tra Pd e Movimento 5 Stelle, ma le richieste avanzate dai grillini appaiono poco attuabili. Si profila anche l'ipotesi di nuove elezioni, fatto che probabilmente manderebbe in tilt i già nervosissimi mercati, o quella di un governissimo composto da Pd, Pdl e Lista Monti. Dal blog di Grillo: "Nei prossimi giorni assisteremo a una riedizione del governo Monti con un altro Monti. L'ammucchiata Alfano, Bersani, Casini, come prima delle elezioni. Il M5S non si allea con nessuno come ha sempre dichiarato, lo dirò a Napolitano quando farà il solito giro di consultazioni. Il candidato presidente della Repubblica del M5S sarà deciso dagli iscritti al M5S attraverso un voto on line."

Rivista n°54, dicembre 2023

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Newsletter 245, 19 gennaio 2022

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Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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