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  • Resoconto teleriunione  3 giugno 2025

Guerra ibrida

La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando i recenti attacchi ucraini condotti in territorio russo.

All'alba del primo giugno, una serie di attacchi ha colpito diverse basi russe, alcune distanti migliaia di chilometri dal confine ucraino, causando ingenti danni. Secondo i media occidentali, l'"Operazione ragnatela" ha danneggiato pesantemente infrastrutture e mezzi militari della Federazione Russa.

Nell'articolo "Droni ucraini sulle basi dei bombardieri strategici russi", pubblicato sul portale Analisi Difesa, si ipotizza che l'attacco sia stato attuato con il supporto dell'intelligence britannica. Tali operazioni, condotte a distanza, confermano quanto affermiamo da tempo, e cioè che i droni rappresentano una vera e propria rivoluzione nel modo di fare la guerra. L'offensiva ucraina si è spinta in profondità nel territorio nemico: i velivoli, equipaggiati con cariche esplosive e trasportati in cassoni su camion, sono stati portati in prossimità delle postazioni da colpire; l'azione sarebbe stata poi coordinata da un sistema di IA, addestrato a riconoscere visivamente gli obiettivi. Gli esperti militari americani hanno osservato che questo tipo di attacchi sta cambiando il modo di rapportarsi al tema della difesa. Gli Ucraini hanno impiegato circa 100-150 droni, riuscendo a danneggiare decine di bombardieri russi con relativamente poche risorse. Attacchi separati hanno sabotato anche strutture logistiche e linee ferroviarie. Qualche giorno dopo, il ponte che collega la Crimea alla terraferma è stato colpito da sommozzatori o droni subacquei ucraini.

La guerra ibrida è tale perché coinvolge diversi aspetti: armi tradizionali, missili ipersonici, cyber attacchi, fantaccini terrestri, ma anche tanta intelligence. Un aspetto della guerra moderna è la possibilità di generare facilmente immagini e video fasulli tramite sistemi di IA. Se non si conosce l'origine di un attacco hacker o di un sabotaggio ad un cavo sottomarino, è difficile dare una risposta simmetrica. La guerra ibrida determina una situazione di caos totale. Gli "omini verdi", che nel 2014 occuparono rapidamente edifici pubblici e istituzioni governative nella Crimea, erano militari armati senza distintivi o mostrine identificative; sebbene si intuisse che fossero legati alla Russia, ufficialmente non facevano parte delle forze armate russe. I contractor, presenti in vari contesti di guerra, possono essere al soldo di multinazionali e di stati, e venire impiegati anche per la contro-insurrezione, ovvero per tenere a bada il fronte interno.

Gli Houthi, una forza tutto sommato piccola dal punto di vista militare, rappresenta una problema per la navigazione nel Mar Rosso, tanto che un gigante come gli USA è stato costretto a scendere a patti con questo gruppo per garantire il passaggio delle proprie navi nello Stretto di Bab al-Mandab. Gli Houthi continuano comunque a lanciare missili verso Israele, creando una percezione di insicurezza sopra i loro cieli.

In un'intervista sul canale Parabellum, l'esperto militare Gastone Breccia descrive le caratteristiche della guerra ibrida, sottolineando in particolare il fatto che essa non venga mai dichiarata, rendendo così anche la pace ibrida e quindi assente. Analizzando la situazione mondiale, si osservano numerosi fronti aperti: alcuni sono momentaneamente congelati (Pakistan-India), mentre in molte altre aree la situazione è fuori controllo (Sudan, Libia, ecc.). Anche l'Italia, seppur non ufficialmente, è in guerra, dato che fornisce armi e supporto all'Ucraina. Il nuovo tipo di guerra, detta anche di quinta generazione, comporta il coinvolgimento di ogni forza sociale, dai partigiani alle milizie. È sempre più difficile tracciare un confine netto tra pace e guerra, mentre la società va verso un conflitto permanente che riguarda i civili, lo spazio, l'informatica. Anche i dazi rientrano in questa forma di guerra, così come tutte le mosse dei vari attori statali relative al contrasto o alla difesa dell'egemonia del dollaro.

Un po' tutti gli stati hanno grossi problemi di tenuta interna. I paesi europei faticano a convincere le proprie popolazioni ad accettare di farsi intruppare, e gli Stati Uniti stanno affrontando una grave crisi di reclutamento militare visto che sempre meno giovani si offrono per l'arruolamento.

Dopo la finale di Champions League a Parigi, si sono verificati violenti scontri che hanno causato centinaia di arresti, numerosi feriti, anche tra le forze di polizia, e due morti. La temperatura sociale si sta alzando, non mancano le motivazioni materiali (miseria, precarietà, vita senza senso). Per adesso gli atomi sociali, pressati nell'invivibile contenitore capitalistico, si aggregano dando luogo a esplosioni di rabbia in occasione di manifestazioni sportive.

A Gaza continua la mattanza di civili in coda nei centri di distribuzione per ricevere beni di prima necessità. Israele è finita in un vicolo cieco: è un paese piccolo (quanto la Lombardia), con circa dieci milioni di abitanti, circondato da decine di milioni di arabi. La compellence esercitata con l'attacco del 7 ottobre ha spinto Tel Aviv a rispondere in maniera spropositata. L'azione militare israeliana nella Striscia è talmente esagerata che addirittura i Capi di Stato europei cominciano a prendere le distanze da Tel Aviv. Qualsiasi equilibrio è saltato e non sarà possibile tornare indietro.

In seguito all'annuncio del disimpegno USA in Europa, la Francia, in ricordo della grandeur passata, si è posta come paese guida europeo per portare avanti la politiguerra contro la Russia. L'unione dei paesi volenterosi (tra cui Francia, Inghilterra, Polonia ma anche Canada e Australia) non rispecchia la composizione dell'Unione Europea, e al suo interno non vi è unità intenti, per esempio tra chi è disposto ad inviare soldati sul suolo ucraino e chi no. La Polonia recentemente ha avuto una svolta sovranista con l'elezione del presidente filo trumpista Karol Nawrocki, sostenuto dai contadini colpiti economicamente dall'ingresso dei prodotti agricoli ucraini.

La crisi del mondo capitalistico si manifesta soprattutto all'interno degli Stati Uniti, preda di spinte contrastanti. Lo scontro tra le componenti della classe dominante americana dipende dalla situazione entropica in cui si dibattono: da una parte vorrebbero tirare i remi in barca, consapevoli che la popolazione americana (300 milioni) è nettamente inferiore a quella di India e Cina messe insieme (3 miliardi); dall'altra, non possono permettersi di farlo perché ciò trasformerebbe il dollaro in carta straccia. Inoltre, la crescita della potenza cinese, dalle missioni spaziali all'IA, pone grandi problemi.

Che la società abbia qualche problema di tenuta si evince anche dalla crescita della violenza all'interno delle mura domestiche. Secondo l'assistente di intelligenza artificiale di Google, i fattori che contribuiscono alla "crisi della famiglia" sono il calo dei matrimoni e dei figli, l'aumento di separazioni e divorzi, la difficoltà nelle dinamiche interpersonali, i conflitti, le problematiche economiche foriere di tensioni con ripercussioni sia sui figli sia sulla società nel suo complesso. La crisi della famiglia è il portato di grandi cambiamenti sociali ed è un aspetto di una dissoluzione generale, che riguarda il modo di produzione capitalistico. Già Engels aveva evidenziato le contraddizioni della famiglia moderna ed il grado di sciupio sociale da essa generato. L'ideologia Woke, sostenuta dai democratici e da grandi aziende come Amazon e BlackRock, promuove la giustizia di genere, l'inclusione, la lotta ad ogni forma di discriminazione: tutto purché non si metta in discussione la divisione sociale del lavoro.

Per millenni la famiglia è stata diversa da quella attuale e proprio per questo ci interessa la sua traiettoria. Se volessimo tracciare un grande ponte storico, dovremmo partire dall'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato (Engels) per arrivare alla loro dissoluzione. La famiglia è la cellula base su cui è fondato lo Stato, dalla sua scomparsa emergerà una nuova comunità umana.

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