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  • Resoconto teleriunione  24 giugno 2025

Guerra del passato e guerra del futuro

Il recente attacco condotto dagli USA all'Iran è stato l'argomento principale della teleriunione di martedì sera.

Il bombardamento ad opera delle forze militari statunitensi, condotto con aerei B-2, aveva come obiettivo la neutralizzazione dei siti iraniani per l'arricchimento dell'uranio. Concluse le operazioni militari, gli USA hanno imposto a Iran e Israele il cessate il fuoco. Il timore che Israele, in guerra da quasi due anni e con una popolazione relativamente esigua per sostenere conflitti prolungati, potesse rimanere impantanato in un nuovo fronte, ha spinto gli Americani ad intervenire.

Se l'economia politica è nel caos, la guerra riproduce e amplifica tale situazione. Esistono più livelli di "spiegazione" di quanto accade nel mondo, a partire da quello economico e cioè dal fatto che i meccanismi di accumulazione del capitale si sono inceppati. Lo scontro tra Israele e Iran rivela delle somiglianze con quello tra Ucraina e Russia: in entrambi i casi si cerca il coinvolgimento diretto degli USA nel conflitto (Ucraina e Israele).

L'intervento degli Stati Uniti, con tanto di probabile preavviso al nemico, è stato seguito dall'attacco iraniano alle basi americane in Qatar (anche questo preannunciato, tramite i canali diplomatici). Tutti dichiarano vittoria: gli Israeliani sostengono di aver azzerato il programma nucleare iraniano e di aver dato una lezione agli ayatollah; gli Americani affermano di aver polverizzato le capacità iraniane in tema di nucleare e di aver riportato la pace; gli Iraniani esultano per essere riusciti a colpire, più volte, il territorio israeliano. Evidentemente nessuno ha una strategia di lungo termine, tutti devono fare i conti con interessi interni ed esterni confliggenti. Sullo sfondo, va in fumo la deterrenza americana, ovvero la capacità di terrorizzare i nemici.

È da ricordare che gli USA hanno un gravoso problema di gestione del debito pubblico (36 mila miliardi di dollari, circa il 126% del PIL), e soprattutto di sostenibilità degli interessi su di esso (il costo per interessi raggiungerà a breve i 1000 miliardi di dollari l'anno). Non a caso, hanno sollecitato i paesi europei ad accelerare i programmi di riarmo, chiarendo di non essere più disponibili ad offrire gratuitamente il loro ombrello militare. Se da una parte vorrebbero disimpegnarsi da determinati quadranti geopolitici, dall'altra situazioni contingenti li costringono ad adoperarsi sul campo e a rispondere alla crescita del deficit mantenendo la statura da potenza globale, che passa appunto per lo strumento militare.

È la situazione generale in cui versa l'attuale modo di produzione a produrre situazioni caotiche locali, un mix di guerra e marasma sociale. A livello inter-imperialistico non si intravedono alleanze chiare, mentre vi sono allineamenti cangianti. La Russia, ad esempio, ha rapporti storici sia con Israele che con l'Iran; quest'ultimo, a sua volta, ha relazioni con il Pakistan, che mantiene legami sia con la Cina che con gli USA. L'intreccio di interessi contrapposti è talmente complesso che non si capisce bene chi è nemico di chi: una situazione irrisolvibile per il capitalismo, che lo sta trascinando verso il collasso.

Negli ultimi giorni sono partiti missili da e verso l'Iran, sono morti qualche centinaio di civili, sono stati eliminati generali e scienziati iraniani; ma questa guerra non può continuare perché non c'è la struttura necessaria, né tantomeno le munizioni per svolgerla. Poichè le armi del nuovo modo di fare la guerra ancora non sono disponibili, i contendenti sul terreno non sono nemmeno tali: se apparentemente Russia e Cina sono l'alternativa agli USA, in realtà essi non hanno la forza per esserlo veramente.

In questa situazione sfumata, il confine tra guerra e pace viene meno e, infatti, c'è chi afferma che al concetto di "guerra ibrida" bisognerebbe affiancare quello di "pace ibrida" (Gastone Breccia): la guerra non si dichiara più e non è sempre identificabile il nemico, soprattutto nel caso di cyber-attacchi, sabotaggi o attacchi cosiddetti asimmetrici.

Il fatto che nessun stato possieda un piano per il futuro non vuol dire che gli eserciti non abbiano la capacità di pianificare operazioni belliche, anche estremamente complesse. Nell'attacco americano all'Iran sono stati coinvolti 125 mezzi, tra aerei, droni, sottomarini, ecc. Il problema è che agli USA, come agli altri, manca una strategia generale per il futuro. Più aumenta l'entropia del sistema, più aumenta l'incapacità di trovare soluzioni. In Italia, ad esempio, nel dopoguerra erano stati messi in atto piani di ricostruzione per dare lavoro a milioni di proletari, e che oggi sono impensabili.

È in atto un wargame la cui complessità rende necessario un approccio analitico altrettanto complesso. Automatizzazione della guerra vuol dire ad esempio sciami di droni che si auto-organizzano. La Cina sta costruendo micro-droni delle dimensioni di una zanzara (la biomimetica consiste nel copiare il funzionamento della natura in ambito civile e militare). Questi velivoli piccolissimi sono difficilmente individuabili ed hanno la capacità di compiere missioni di spionaggio.

La guerra futura non si imporrà almeno fin a quando non ci saranno le armi per condurla, compreso un cervello artificiale in grado di elaborarla, dato che serve un sistema integrato in condizione di individuare tendenze all'interno della società e di prendere decisioni in tempi rapidi.

Nell'opuscolo "Guerre stellari e fantaccini terrestri" (1983) scrivevamo:

"L'uso del laser, della guerra elettronica, del satellite in orbita e di tutte quelle armi che la letteratura tecnica chiama PGM (Precision - guided munition, armi tattiche a guida precisa) è stato escogitato e introdotto in quel grande laboratorio che è stato il Vietnam perché la fanteria potesse conquistare o mantenere qualche posizione tra gli acquitrini malarici o le montagne desolate."

Quello del futuro sarà uno scontro tra armi immateriali. Chi può vincere una guerra del genere? Ci sono solo USA, Cina, Russia e forse India a poter combattere una guerra elettronica e leggera. L'Europa è troppo disunita e senza spinta storica.

Nella guerra immateriale, il nodo cruciale è rappresentato dall'armamento elettronico. Tutta la società entra in guerra, non solo i militari. Nvidia corporation produce processori grafici per i "giochi di guerra", che stanno assumendo un'importanza fondamentale nella vita di tutti i giorni (gamification); non a caso, la guerra moderna riguarda anche la realtà simulata.

La guerra futura è quindi una guerra di macchine, segnali e dati, e la sua preparazione passa attraverso la costruzione di immensi data center, con relativa crescente richiesta di energia.

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