Il numero 57 di n+1 è online

Rivista n. 57, luglio 2025

Editoriale: Illusioni capitalistiche

Articoli: Ideologie di un capitalismo che nega sé stesso - Insiemi, modelli, previsione

Rassegna: Crisi americana, crisi globale - Leone XIV

Recensione: La catastrofe ed il rattoppo

Doppia direzione: Collegamenti a non finire

In memoria di Jacques Camatte

Appuntamenti

11/12

Ott

99° incontro redazionale
Temi: Il retroterra storico di n+1 - Intelligenza Artificiale e leggi del Capitale - Fitness evolutiva - Prospettive di lavoro >>>

21/22

Giu

98° incontro redazionale
Temi: Il punto sulla situazione mondiale - La politiguerra americana in lotta contro sé stessa - Le determinazioni e l'ambiente >>>

15/16

Mar

97° incontro redazionale
Temi: Il punto sulla situazione mondiale - Peculiarità dello sviluppo storico cinese - La transitorietà del capitalismo - Ancora sul ... >>>

14/15

Dic

96° incontro redazionale
Temi: Modelli e previsione - La conoscenza è un processo collettivo - Indagine dinamica del processo capitalistico >>>

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La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni sulla guerra in Medio Oriente e in Ucraina.

Nonostante la tregua, continuano i bombardamenti nella Striscia di Gaza con decine di vittime e feriti. Israele si trova a gestire una situazione particolarmente complessa, con molteplici fronti potenzialmente attivi che rimangono costantemente a rischio di escalation, come nel caso di Libano o Iran. In seguito al 7 ottobre 2023, Tel Aviv ha cambiato la propria dottrina militare, in passato concentrata sulla difesa del territorio tramite attacchi rapidi e incisivi, e si è impantanata in una serie di conflitti, in corso ormai da due anni, contro attori non facilmente neutralizzabili (Hamas, le milizie in Cisgiordania, gli Houthi ed Hezbollah). Pur essendo uno Stato super armato e tecnologicamente all'avanguardia, Israele è stato colpito nel profondo da Hamas, che ha messo in campo una combinazione di incursioni sul terreno e di blitzkrieg a basso contenuto tecnologico. La Repubblica Islamica dell'Iran, ritenuta dagli Israeliani il centro dell'Asse della Resistenza, non è facilmente rovesciabile, come ha dimostrato la guerra dei 12 giorni nella quale sono dovuti intervenire militarmente e diplomaticamente gli USA, proprio come avvenuto recentemente nella Striscia. A tutto ciò si aggiunge la crescente influenza della Turchia nella regione, in particolare in Siria, ma anche in altri paesi limitrofi come la Libia.

Tutti cantano vittoria, ma tutti affrontano crescenti difficoltà, sia interne che esterne. L'unica che sembra farlo con una qualche ragione è la Russia, impegnata nella guerra in Ucraina. Gli obiettivi dichiarati inizialmente sono stati raggiunti, a tutto svantaggio degli Europei, mentre l'Ucraina si ritrova a fare i conti con i morti, i milioni di profughi e una struttura statale che non esiste più. Non è semplice fare un wargame che inquadri la situazione geopolitica mondiale, perché ci si trova di fronte ad enormi paradossi logici e, tra questi, il fatto che per costruire i moderni sistemi d'arma occidentali servono le terre rare, monopolio della Cina.

La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni riguardo le conseguenze economiche dell'introduzione di dazi da parte dell'amministrazione Trump.

La Borsa di New York ha bruciato oltre 5.000 miliardi di dollari in appena due giorni e anche tutte le principali piazze finanziarie mondiali hanno registrato importanti perdite (venerdì 4 aprile è stato per gli indici borsistici il giorno peggiore dal tempo della pandemia da Covid-19). Per ora tali oscillazioni non hanno avuto ripercussioni sulla società, come inflazione, fallimenti o licenziamenti. In proporzione, la quantità di capitale finanziario andata distrutta è di molto inferiore rispetto a quella in circolazione.

Tra gli analisti economici cresce la preoccupazione per le conseguenze negative di una creazione di denaro dal denaro (D-D'), senza passare per la produzione (P). C'è la necessità di continuare un ciclo fittizio di valorizzazione, che ormai nessuno più controlla; durante la crisi dei mutui subprime del 2008 venne alla luce un immenso "schema Ponzi". Quando lo Stato moderno permette alle banche di emettere prestiti superiori alla consistenza dei loro depositi, vuol dire che si sta creando capitale fittizio: il prestito è difatti possibile grazie alla garanzia delle banche centrali.

Pubblicato in Teleriunioni aprile 2025

La teleriunione di martedì sera è iniziata con un focus sulla situazione economico-finanziaria mondiale.

Abbiamo già avuto modo di scrivere delle conseguenze di una massa enorme di capitale finanziario (il valore nozionale dei derivati è di 2,2 milioni di miliardi di dollari) completamente slegata dal Prodotto Interno Lordo mondiale (circa 80 mila miliardi annui). Quando Lenin scrisse L'Imperialismo, fase suprema del capitalismo, il capitale finanziario serviva a concentrare investimenti per l'industria, che a sua volta pompava plusvalore. Oggigiorno, questo capitale non ha la possibilità di valorizzarsi nella sfera della produzione, perciò è destinato a rimanere capitale fittizio e quindi, dice Marx, ad essere cancellato.

Nell'articolo "Accumulazione e serie storica" abbiamo sottileneato che è in corso un processo storico irreversibile, e che non si tornerà più al capitale finanziario del tempo di Lenin e Hilferding. In "Non è una crisi congiunturale", abbiamo ribadito come il rapido incremento del capitale finanziario è una conseguenza del livello raggiunto dalle forze produttive. La capacità del capitale di riprodursi bypassando la produzione materiale è un'illusione, e il ritorno alla realtà è rappresentato dallo scoppio delle bolle speculative. Ogni strumento finanziario è necessariamente un espediente per esorcizzare la crisi di valorizzazione, nella speranza di poter trasformare il trasferimento di valore in creazione del medesimo.

Pubblicato in Teleriunioni aprile 2024

Durante la teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 15 compagni, abbiamo ripreso l'argomento trattato nella scorsa riunione, ovvero l'aggravarsi della situazione economica cinese.

Il Corriere della Sera ha pubblicato una serie di dati sulla Cina da cui risulta che le amministrazioni locali delle province del paese hanno accumulato debiti per finanziarie il settore immobiliare e la costruzione di nuove infrastrutture ("Cina, il debito 'nascosto' che minaccia l'economia: le province esposte per 8.000 miliardi", Francesco Bertolino). Se alla cifra raggiunta dall'indebitamento pubblico (che ammonta a circa il 300% del PIL, circa 4700 miliardi di euro), si aggiunge quella relativa al governo delle province, vengono superati gli 8000 miliardi di euro. Ad essere in difficoltà non sono solo le amministrazioni locali e le famiglie, ma anche le banche, dato che sono state proprio queste a finanziarie il boom del mattone. Alcuni esperti fanno notare che il sistema finanziario cinese è chiuso e perciò ritengono che le conseguenze dello scoppio di una bolla immobiliare rimarrebbero circoscritte all'interno dei confini nazionali. Sappiamo, invece, che i legami e le interconnessioni economiche e finanziarie della Cina hanno un respiro globale. I conglomerati immobiliari cinesi sono indebitati con Wall Street, e la Cina, dopo il Giappone, è il maggior acquirente di titoli di stato USA; una crisi finanziaria cinese avrebbe ripercussioni sul debito americano e su tutti i suoi rapporti commerciali (ad esempio quelli con la Germania che esporta molto verso il gigante asiatico). Come dice l'economista Larry Summers, il "superciclo del debito", che ha colpito gli Stati Uniti nel 2008 e qualche anno dopo l'Europa, sta ora sferrando un duro colpo alla Cina.

Durante la teleconferenza di martedì sera, presenti 17 compagni, abbiamo parlato del progetto di "reddito universale" che sarà sperimentato il prossimo anno a Stockton, in California: "Stockton, una città californiana di circa 300mila abitanti sarà la prima comunità a sperimentare il reddito universale negli Stati Uniti. Il programma è costituito di una prova triennale nella quale un gruppo di cittadini selezionati (quanti non è ancora chiaro) riceverà un assegno mensile di 500 dollari al mese, per un totale di 6mila dollari all'anno" ("Per la prima volta Usa sperimentano il reddito universale", WSI).

Il tema della ridistribuzione della ricchezza è oggi all'ordine del giorno. Joseph Stiglitz, in un intervento alla conferenza organizzata dall'Istituto Cattaneo di Bologna su "Non si esce dalla crisi senza politica redistributiva della ricchezza", ha affermato che "l'1 per cento della popolazione controlla il 90 per cento della ricchezza mondiale"; e Romano Prodi, anch'egli presente all'incontro bolognese, ha dichiarato: "Io credo che ci sarebbe bisogno di un organismo mondiale in grado di redistribuire le risorse ma da questo punto di vista sono tutt'altro che ottimista. Le difficoltà che si incontrano ad esempio nel tassare le nuove multinazionali come Google e Apple sono significative. Comunque penso che spetti alla politica, ai governi invertire questo trend. Ma non mi pare che ci siano progetti credibili."

Questi professori pensano che la polarizzazione della ricchezza sia dovuta alle politiche dei governi e che intervenendo nel modo giusto si possa invertire questa tendenza. Per Marx invece la "legge della miseria crescente" è la legge assoluta dell'accumulazione capitalistica, un fatto fisico che nessun governante o gruppo di governanti può annullare:

La teleconferenza di martedì sera (presenti 11 compagni) è cominciata con un riferimento all'ultima newsletter, in particolare al trafiletto sulla struttura del debito americano.

Il dollaro è ancora la principale moneta di riserva e di scambio internazionale, ma non è più sostenuto dalla potenza economica di una volta. Se gli Stati Uniti consumassero di meno avrebbero meno debito, ma comprerebbero anche meno merci dalla Cina che, ricordiamolo, possiede buona parte del debito pubblico americano. Quest'ultima intanto vede aumentare la sua presenza nel mondo: dal porto del Pireo in Grecia alla nuova base militare in Gibuti, passando per il progetto della Nuova Via della Seta, il Dragone è costretto a espandersi per dare sfogo alla sua esuberanza produttiva. Anche l'India, che per numero di abitanti è salita in prima posizione, sarà costretta a fare altrettanto. Però il pianeta è piccolo e la crescita di un paese va a scapito dell'altro. A tal proposito, abbiamo ricordato l'articolo "Il fiato sul collo" (n+1, n. 4):

Pubblicato in Teleriunioni luglio 2017

La teleconferenza di martedì, presenti 13 compagni, è iniziata commentando le relazioni svolte durante l'ultimo incontro redazionale a Torino.

La prima relazione ha affrontato il tema della salute nella società capitalista. Oggi la medicina vive una pesante dicotomia: da una parte esiste una conoscenza di tipo "occidentale" che prende origine da Galileo, dall'altra quella che abbiamo definito di stampo "leonardesco-orientale". In questa situazione, c'è chi attacca la prima utilizzando pedestremente la seconda, oppure, viceversa, chi si barrica dietro a concezioni e principi cartesiani e riduzionisti. In entrambi i casi domina l'omologazione e la scienza viene piegata all'ideologia, come accaduto con la tifoseria pro o contro vaccini. Il massimo a cui è giunta la nostra epoca è l'interdisciplinarità, ovvero la conferma dell'esistenza di discipline che in qualche modo devono dialogare fra loro. Tutt'altra cosa è invece l'identità monistica e materialistica della conoscenza umana propugnata dalla nostra corrente.

Pubblicato in Teleriunioni giugno 2017

I temi affrontati durante la teleriunione di martedì, a cui hanno partecipato 14 compagni, sono stati i seguenti: le città fantasma cinesi e la "legge della bicicletta"; debito globale: la Cina nel mirino; Bretton Woods: note sul numero 41 della rivista.

Ne avevamo parlato qualche anno fa in una newsletter in cui raccontavamo di Ordos, una città nel nord della Cina costruita dal nulla nel deserto mongolo per un milione di persone ma con appena 28.000 residenti. Oggi il fenomeno delle città fantasma cinesi ha raggiunto cifre impressionanti: sono 50 milioni le unità abitative non occupate e 6 miliardi i metri quadrati lasciati vuoti, a cui nel futuro si aggiungeranno quelli previsti dalle decine di piani di sviluppo edilizio locali per la costruzione di 3500 nuovi complessi abitativi per una capienza totale di 3,4 miliardi di persone, la metà della popolazione mondiale.

La spiegazione di tale irragionevolezza è presto data: gli investimenti nel settore non possono fermarsi perché, come scrive l'autore dell' articolo da cui abbiamo preso i dati, vale la cosiddetta legge della bicicletta: "se la macchina produttiva smette di pedalare cade e l'industria immobiliare, che coinvolge acciaio, cemento, vetro e carbone rappresenta con l'indotto almeno il 15% del Prodotto interno lordo". Ma, aggiungiamo noi, prima o poi a fermarsi sarà il sistema stesso, come si è visto negli Stati Uniti con la crisi dei mutui subprime.

Pubblicato in Teleriunioni aprile 2017

La teleconferenza di martedì, presenti 16 compagni, è iniziata con alcune considerazioni riguardo la manifestazione del 14 giugno contro la Loi Travail.

Secondo gli organizzatori, a Parigi sono scesi in strada circa 1 milione di persone; nettamente inferiori i numeri diffusi dalle forze dell'ordine che hanno contato tra i 75.000 e gli 80.000 partecipanti. Violenti scontri si sono verificati fin dall'inizio, con la polizia che a più riprese ha cercato di dividere il lungo corteo. Decine i feriti, anche tra le fila dei tutori dell'ordine.

I sindacati francesi stanno cavalcando il malcontento dei lavoratori ma hanno tutto l'interesse a spegnere la lotta e perciò spingono in tale direzione. Potrebbe darsi che l'uccisione dei due poliziotti, a cui si aggiungono gli scontri con gli hooligans arrivati in occasione degli Europei di calcio, favorisca il tentativo di riportare il tutto sul piano della responsabilità nazionale.

Pubblicato in Teleriunioni

La teleconferenza di martedì sera, presenti 12 compagni, è iniziata prendendo spunto da una recente corrispondenza sul "crollo del capitalismo", ovvero sulla natura transitoria del capitalismo e sulla sua inesorabile fine. È noto che Marx per "comunismo" intendeva una dinamica in corso e non uno schema sociale da raggiungere; dovrebbe essere altrettanto noto che egli intendeva per "dinamica in corso" la liberazione degli elementi di comunismo anticipati in questa società così com'è, altrimenti ogni tentativo di farla saltare sarebbe donchisciottesco. La profonda crisi sistemica che stiamo vivendo ha smosso la terra sulla bara dello zombie ed ecco che questi è di nuovo apparso fra i viventi e blatera seminando confusione: "attenzione, è vero che il capitalismo è transitorio, ma se non si dice che verrà abbattuto dal proletariato con la conquista del potere politico sarebbe come dire che, data la fine inevitabile, è inutile agitarsi, basta aspettare che cada da sé come una mela marcia".

Materiale ricevuto

Lavori in corso

Doppia direzione

  • Dalla Svezia
    Noi siamo interessati agli scritti della sinistra comunista "italiana", perché abbiamo letto i suoi articoli sulla forma dell'impresa, sul mercato,…
  • Tre domande a bruciapelo sull'America Latina
    Mi fa piacere riscontrare sulla rivista cose che ho scritto anch'io in un articolo che qui [negli Stati Uniti, N.d.R.]…

Rivista n°57, luglio 2025

copertina n° 57

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Newsletter 245, 19 gennaio 2022

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Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

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